LUSSU Angelo

N. a Villacidro il 15 aprile 1919
M. a Rumln (Germania) il 19 febbraio 1945

“Ci fu un Angelo che come tanti cadde per la sua Patria senza mai rivederla”.

Nel 1942, a Villacidro, un paese di montagna della Sardegna meridionale, due giovani fratelli,

Angelo Lussu nel suo podere

Angelo Lussu nel suo podere

Giovanni e Antonio Lussu, poco più che ventenni, percorrevano insieme con il cavallo e il calesse, la via Roma, per raggiungere le periferiche campagne, dove quotidianamente lavoravano insieme per l’attività agricola di famiglia.
La “Fluminera” era un canale aperto che raccoglieva le acque di un imponente fiume dalla montagna sino alla periferia, separando il paese e gli abitanti in due fronti che solo i ponti intervallati nel suo percorso consentivano di ricongiungere.
Che cosa meravigliosa doveva essere vederli, felici, insieme e spensierati mentre, uscendo dalla periferia del paese, alla fine della lunga via Roma, voltarsi per salutare, con la mano sopra il capo, i compaesani all’uscio dei grandi portoni delle case padronali. Ma qualcosa di strano, nel fare la curva adiacente il ponte dell’osteria, fece rovesciare il calesse e i ragazzi, con ancora le mani sollevate, vennero sbalzati fuori. Gli astanti accorsero immediatamente a prestare loro aiuto. Antonio lamentava un dolore alla gamba, ma non sembrava niente di grave. I due giovani risalirono sul calesse e come se nulla fosse accaduto ripartirono sorridenti rinnovando il saluto.
Arriveranno nell’agrumeto, col lavoro forse, per un pò, scorderono la guerra che già aveva chiamato a servizio, Sisinnio, dei loro fratelli.
Ma oggi, leggendo le lettere scritte da Angelo lo stesso anno e nei primi mesi del 1943, durante il suo servizio nelle forze armate, mi viene difficile pensare che anche quei giorni fossero spensierati come poteva sembrare.
Nessuno dei due era sposato, ne fidanzato, troppo giovani per pensare ad un futuro all’esterno della propria famiglia, composta, oltre che dai genitori, da altri due fratelli e tre sorelle. Forse avevano una ragazza nel cuore, ma a quei tempi erano le famiglie a promuovere e combinare fidanzamenti e matrimoni.
Tutto era nella famiglia.
Per Giovanni ed Antonio quell’incidente nel ponte fu l’inizio di qualcosa d’inaspettato. Giovanni venne chiamato al servizio alle forze armate e per suo fratello Antonio si cominciava a presagire che le conseguenze di quella caduta dal calesse fossero più complesse di quanto sembravano in un primo momento.
Giovanni partì e Antonio venne portato in ospedale “curato” e poi rimandato a casa.
La vita per loro e per chi li amava prese un altro verso, così come l’attraversare quel fiume fece rivoltare il calesse.
A lavorare nei campi per la famiglia restarono il fratello Efisio ed il padre Francesco, mentre le condizioni di Antonio peggioravano di giorno in giorno.
A Villacidro la guerra si faceva sentire, gli aerei americani miravano la base aerea tedesca presente nella località di S’Acquata Cotta. Il richiamo delle sirene ricordava agli abitanti di correre nei rifugi, al riparo. I soldati tedeschi si aggiravano per le vie. La casa di Efisio, il fratello di Angelo, appena ultimata in prossimità delle sue nozze, venne pignorata ed adibita ad infermeria militare.
foto-Angelo-bassa-risoluzione478[1]Angelo scriveva ai suoi “amabili” parenti con eleganza e cortesia, avendo cura di non destare preoccupazioni, dispiacendosi, nell’autunno del 1942, di non poter aiutare la famiglia nella vendemmia, nel dicembre del 1942 di aver potuto partecipare alla Santa Messa del Natale, nel gennaio del 1943 di non poter partecipare al matrimonio del fratello Efisio, delle non buone condizioni di salute del fratello Antonio, ma ringraziando sempre il buon Dio che teneva lui e il resto della sua famiglia in buona salute, sperando di poter rientrare presto.
Il fratello Antonio mori, in seguito alle conseguenze di quella caduta, dopo lunghe e atroci sofferenze nel mese di luglio del 1943 e ora giace, insieme ai suoi genitori nel cimitero di Villacidro.
Angelo mori in guerra nel 1945, senza aver avuto mai una licenza e senza mai più abbracciare la sua famiglia e rivedere il suo paese, venne dato ai genitori e parenti per disperso ma solamente oggi, per personali ricerche, sappiamo dai dati presenti su internet che il nostro caro

LUSSU ANGELO – Nato a Villacidro il 15/4/1919 è sepolto ad Amburgo (Germania) nel cimitero miliare italiano d’onore, deceduto a Rumeln il 9 febbraio 1945.

Morto per una Patria che si è ricordato di lui quando la vita gli si sbocciava in pieno, dopo 4 anni al suo servizio, solo, sotto le bombe lanciate da altri angeli come lui che la guerra non la decidono ma la vivono e dentro di essa soffrono e muoiono.
Angelo non è riuscito a rientrare a casa neanche da morto, perché la sua stessa Patria, quella per cui si è sacrificato, si è dimenticata di lui, lo ha dato ai familiari per disperso e nel più assoluto silenzio, lo ha sepolto ad Amburgo e ancora non si preoccupa di riportarlo a casa, nel suo amato Paese, quello per cui ha dato tutto se stesso, il suo futuro, le sue speranze. Se fosse tornato in vita, forse oggi avremmo potuto avere con noi i suoi figli e nipoti che lo avrebbero certamente stimato, forse ci avrebbe raccontato di quanto è terrificante la guerra, forse gli sarebbe stato riconosciuto un merito.
La sua memoria si è comunque trasmessa di madre in figlia, con i ricordi e le sue lettere amorevolmente scritte.
Nulla ci è dato sapere, ma solo si può immaginare, di cosa potesse pensare, sentire nel suo animo Angelo che, da una vita di solo casa, chiesa, famiglia e duro lavoro nei campi, si è trovato improvvisamente e poi per 4 lunghi anni in una terra sconosciuta sotto bombe, feriti, macerie, morti, a combattere prima contro gli uni poi gli altri, a difendersi ora da quelli poi dagli qugli altri, prima combattente poi, forse, prigioniero prima di morire anche lui. Dov’è la vittoria, come, quando, perché, per cosa, per chi, te lo sarai mai chiesto Angelo?
Ma c’è chi ancora chi lo aspetta e spera che chi può si attivi per farlo tornare nel suo paese natio., magari in occasione della cerimonia dedicata a te e agli altri caduti in guerra di Villacidro, per potergli dire ad alta voce:

“Grazie Angelo a te e a tutti gli Angeli che come te ci hanno fatto onore e ci fanno sentire la voce della storia nella nostra memoria. Voce che dovrebbe riecheggiare in coloro che ancora mandano angeli nelle guerre e non sentono il loro grido di dolore, perché tu Angelo potresti essere il figlio, il fratello, il padre, lo zio, il marito, l’amico non solo di ciascuno di noi ma anche di quanti si dimenticano, o preferiscono non ricordare, il valore del tuo immenso sacrificio”.

Vitalia

La figlia dei tuo amato fratello Efisio Lussu e di sua moglie Barbara Muscas.

P.S.
Riservandomi di approfondire con i tempi e gli strumenti idonei, da una prima grossolana ricerca su Wilkpedia leggo che Rumeln, luogo di morte di Angelo, è un area di –Kaldenhausen, uno dei 5 quartieri appartenenti a Rheinhausen, uno dei 7 distretti urbani della città di Duiburg in Germania.
Duisburg è oggi una città extracircondariale di 491.931 abitanti della Germania situata nel Land del Renania Settentrionale-Vestfalia. Sorge sulla confluenza del Reno e della Ruhr, nella parte occidentale della Regione della Ruhr.
Durante la Seconda guerra mondiale, anche Duisburg venne fatta oggetto di pesantissimi bombardamenti inglesi. Gli attacchi del 26-27 aprile 1943 vennero così descritti dal pilota di un Lancaster:

“Le bombe incendiare avevano appiccato il fuoco a tutta la zona. Le fiamme rendevano impossibile individuare il terreno. Sganciammo le nostre bombe quando vedemmo che le fiamme, da bianche e abbaglianti che erano, cominciarono a farsi rosse, segno che il fuoco aveva preso.”

Le incursioni del 14-15 ottobre 1944 vennero battezzate operazione Uragano. Duisburg dovette sopportare il peso di 9.000 tonnellate di bombe, la quantità maggiore mai subita fino in quel momento da una città tedesca (Jorg Friedrich: La Germania bombardata). Morirono 3.000 persone, mentre le vittime complessive degli attacchi durante tutta la guerra furono 5730. Al termine del conflitto la città contò 299 incursioni che distrussero completamente il centro storico e l’80% delle abitazioni.