MARI, Mario

Riportiamo il diario di Mario Mari nella sua integrità di fatti e di eventuali errori grammaticali. Buona lettura.

L’Associazione Culturale Biblioteca Lorenzo Lodi storia memoria ricerca onlus gli ha dedicato la collezione “Liberazione e Resistenza”.


Chiamato alle armi il 10 gennaio 1941.

1941 25 gennaio Livorno Mario Mari

25 gennaio 1941. Mario Mari a Livorno

La mattina del 10 gen. 1941 parto da Montecompatri in Tranv, alla stazione un abbraccio paterno di NELLO GENTILI mio datore di lavoro con gli auguri di tornare presto.

A Roma mi presento al concentramento reclute in V. Dell’Ara Massima di Ercole, sono le ore 10, alla chiamata ricevo la cartolina di destinazione: (88° Reg. Fant. Div. Friuli LIVORNO).

Alla visita medica invento un malessere inesistente, inviandomi per un controllo all’ospedale CELIO di Roma, in osservazione, mi trattengono l’11/12/13. Gen 1941, il 14 mattino sono dimesso con idoneo al corpo.

Ore 10 ricevo il foglio di via, mi permetto una fuga a Montecompatri a salutare i miei, la sera dello stesso giorno dalla stazione OSTIENSE di Roma la tradotta militare parte per LIVORNO, arrivo alle ore 0/4 del 15 gen.

Nella stazione con altri destinati al mio Reg. già in amicizia nel viaggio tutti ci avviamo a Bar: (UNA SORPRESA) mi anno rubato il portafoglio, sono scoraggiato, non posso neppure scrivere a casa. Ore 0/5 del 15 gen. 1941 entro nella caserma LA MARMRA DI LIVORNO comando dell’88 Reg. Fant. Divisione Friuli.

Ci consegnano due coperte in un locale con della paglia nel pavimento dove riposammo qualche ora, lontano dalla famiglia e nella mia situazione senza un soldo, trattengo le lacrime con difficoltà.

Ore 9 incontro un paesano PAOLINO OLIVI Serg. Magg. con le sue conoscenze mi fa assegnare al III Btg. Comp, Comando caserma la PASCOLI Di LIVORNO.

Dopo la consegna del corredo con altri commilitoni mi avvio nella caserma assegnata zona CISTERNONE di LIVORNO.

16/17/18. Gen. 1941 in caserma niente libera uscita.

19 gen 1941 S. MARIO primo giorno di libera uscita, subito vado a trovare FRANCO MARTELLA mio paesano che io conosco bene, dopo il mio triste racconto trovai un aiuto famigliare e fraterno di tutta la famiglia.

Gen. Feb. Mar. istruzioni e continue lunghe marcie; Il II Bat. Viene mobilitato e parte per la IUGOSLAVIA io che ancora non ho completato le istruzioni sono incluso nella partenza.

Il mattino del 7 aprile 1941 la partenza dopo gli onori militari il saluto del Generale comandante la divisione: il treno parte. Arrivati a Gorizia col treno, incomincia il cammino a piedi per giorni, i chilometri sono tanti, arriviamo a Lubiana, i tedeschi di cui noi siamo alleati dal fronte opposto avanzano veloci occupando BELGRADO dopo qualche giorno la IUGOSLAVIA SI ARRENDE.

Il Bat. Della divisione friuli rientra a LIVORNO l’8 maggio 1941.

10 maggio 1941 Partenza per il campo estivo CASTIGLIONCELLO (LI), il programma prevedeva l’istruzione al nuoto, per chi non sapeva nuotare imparare con raduno due volte al giorno al mare.

Tante erano le voci che continuavano a suggerire, quando prima pronti per lo sbarco a Malta e occupare l’isola.

Era difficile imparare per chi non conosceva il mare come mé: si fa la prima entrata nel mare con le boracce vuote legate ai fianchi, al posto salvagente, per me era un supplizio, non riuscivo rimanere a galla. Il Ten. Ciampi comandante la mia compagnia dopo circa un mese di pratica e esercitazioni un bel giorno mi ordina: Mari oggi farai il tuffo, si può immaginare la mia preoccupazione. Arriva il momento, il Ten. Ciampi personaggio qualificato nel comando della compagnia è umanamente coscente , con i suoi modi di comando che incoraggia il militare, sempre calmo e sorridente: Mari sali su quello scoglio e fai il tuffo come ti ho insegnato.

Sono in piedi sullo scoglio, in attesa di ordini, sono assente della mia persona: sento la voce del Ten. Ciampi: MARI VIA.

Mi tuffo, ma il tuffo è piatto, perdo conoscenza e controllo di me stesso, stavo annegando, il Ten. Ciampi vista la situazione della mia vita in pericolo, si tuffa velocemente per salvarmi e mi colpisce nella parte facciale provocandomi una ferita su l’occhio destro portandomi in salvo.

Le sue premure non so descriverle quando si è dedicato per le cure presso l’infermeria del Battaglione.

Passa questo momento, si rientra in accantonamento mi riposo appoggiato sul pagliericcio in attesa del rancio.

Vengo chiamato in fureria dove trovo la sorpresa, mi è stata concessa la prima licenza di gg. 5+2 ma nelle mie condizioni con la ferita appena medicata mi addolora e rinunciare era un dispiacere.

Il Ten. Ciampi vedendomi in tale situazione non parlava: faccio presente che il Ten. Ciampi quando era in silenzio pensava molto ai suoi soldati.

Infatti mi chiama e mi dice, preparati e vieni con me, non sapevo cosa pensare di questo invito.

Insieme sempre in Castiglioncello e porta al suo o di un parente negozio di ottica, mi prova degli occhiali scuri: col suo sorriso toscano e tanto affettuoso comandante la sua mano sulla mia spalla     ( DOMANI VAI IN LICENZA).

Il 30 Maggio 1941 da Castiglioncello si rientra a LIVORNO.

LIVORNO I. GIUGNO 1941 IL BTG. VIENE MOBILITATO

Da giugno 1941 al I aprile 1942 permanenza a Livorno: 2 aprile 1942 di nuovo si parte per il campo estivo mobile: (FAUGLIA POMAIA CASTELLINA IN CHIANTI) movendoci nella zona toscana facendo istruzioni di guerra per lungo tempo che a termine nella prima quindicina di settembre 1942.

IL I ott. 1942 si parte a piedi destinazione VIAREGGIO più di 100 Km in quattro giorni di cammino con zaino completo a spalla.

Il 4 ott. 1942 accampiamo in località ( CINQUALE.MC) con inizio tutti i giorni istruzione e marcie.

Il 15 ott. 1942 mi è cocessa la seconda licenza di gg. 15+2

Il 4 Nov. 1942 rientro al corpo a CINQUALE MC.

5 nov. 1942 istruzioni con movimenti di combattimento a terra.

Dopo il rancio serale mi reco SERAVEZZA LU per incontrare l’amico e trascorrere una serata con ENRICO CONI.

Il 6 nov. 1942 marcia di 20 Km con rancio a seguito e consumato il secondo rancio al cinema a FORTE DEI MARMI.

Sono ore di tanti pensieri in particolare la mancanza della famiglia, con stresse d’istruzione con tante fatiche che anche da giovani si fanno sentire, in particolare le marcie di tanti Km.

L’unica consolazione scrivo continuamente a casa con le cartoline in franchigia che davano al Reg.

Oggi ho scritto anche a mio fratello anche lui militare in Sardegna per raccontare a lui quando accadeva e dalle notizie che non erano mai certe di ciò che accadeva il domani.

9 nov. 1942 è domenica dopo la S. Messa si consuma il rancio per poi andare in libera uscita: che viene interrotta da un rumore di motociclo a pazza velocità fermandosi al nostro presidio.

La staffetta chiede del comandante, il comandante è il Ten. FILIPPI che era di Frascati: consegnato l’ordine, appena letto rivolgendosi a noi dice (RAGAZZI LA LIBERA USCITA E’SOSPESA). Inaspettata notizia, tutti in agitazione per l’annuncio. Radio fante inizia come sempre le anticipazioni (si parte per la Russia) (per la Tunisia) (per la Corsica) nessuno sapeva la verità.

Inizia la distribuzione di indumenti, in particolare vestiario di lana che fa pensare (Si va in Russia). Dopo qualche ora vengono ritirati gli indumenti consegnati, non si conosce il motivo di questo contrordine, voci pressanti che circolano (SIAMO STATI SCELTI PER LO SBARCO A MALTA).

10nov 1942 ordine di versare pagliericci e coperte, tenersi pronti con zaino completo; distribuzione di viveri a secco (gallette e scatolette di carne, munizioni, caricatori e bombe a mano.

Siamo in attesa di ordini: alle ore 19/30 del 10 nov 1942 ci incamminiamo per la stazione delle FF.SS. di QUERCETA (LU) il treno ci porta a LIVORNO.

Arriviamo il mattino dell’11 nov 1942 alle ore 6 ala stazione scalo di S. Marcp (LIVORNO)

Di nuovo in cammino con lo zaino completo a spalla per 5 chilometri ed arriviamo in località (CALAMBRONE) LI.

Accantonati nella zona in ville dove studiavano i figli degli italiani all’estero, la mia compagnia presso la colonia Principessa di Piemonte, locali già riservati per permanenza di militari, dove troviamo giacigli di paglia per riposare la notte.

Siamo in attesa di ordini e di notizie.

Vengo a conoscenza che nella Div. BARI in zona trovasi molti paesani la ricerca mi da l’occasione di trovare (Rodolfo Gara e Maico Nardella e due di Monte Porzio appartenenti al XX Btg. Mort. da 81.

Giunta l’ora del rancio, sempre sospesa la libera uscita, insieme ad altri commilitoni assumendoci la personale responsabilità, andiamo fuori, prendiamo un mezzo publico e arriviamo a LIVORNO.

Mi reco subito in via Terrazzini da FRANCO MARTELLA, non trovo nessuno, sono tutti sfollati, solo una zia, dove lasciai notizie per FRANCO.

Rientriamo alla base, nessuno aveva notato la nostra fuga, solo i primi si erano appropriati e occupati i migliori posti, ci tocca un po di paglia tra pulci e pidocchi e cimice.

La folla incalsava i cancelli della villa, parenti e amici giunti da ogni parte d’Italia per salutare figli fratelli e mariti.

Dai movimenti la partenza è eminente, distribuzione di nuovo calzini e mutande di lana, con la quasi certezza destinazione RUSSIA.

12 nov 1942 adunata, poi in cammino, arriviamo al porto di LIVORNO, certo è l’imbarco, il Piroscafo (CITTA’ DI TRIESTE) è pronto in banchina, siamo in attesa e il discorso del comandante del Reg. mentre la folla di amici e parenti è sempre più pressante, mamme in lacrime, penso alla mia lontano.

Parla il comandante: ( Fanti dell’88 la nostra ora è giunta, il momento di allontanarci dalla nostra Italia è arrivato: presto ci imbarcheremo ignota destinazione: miei fanti! Vi vedo sempre più belli in questa ora solenne, tutto ciò che accadrà VIVA L’ITALIA e L’88. Fant. (Col. MARIANO DOMINICI).

12 NOV. 1942 sempre in attesa d’imbarco, ore 18 in cammino verso il porto vecchio di LIVORNO, dove per motivi bellici era stato trasferita la nave (CITTA’ DI TRIESTE).

Ore 19 del 13 NOV 1942 si sale la scaletta della nave, alle ore 22 la nave è in cammino, si saluta con tristezza l’Italia e Livorno.

Si sente il primo urlo della nave in partenza: nessuno sa quale sia il nostro destino, con la paura e tanta tristezza mi addormento, un grido mi svegliò: LA TERRA: LA TERRA: dopo qualche ora di navigazione, era l’entusiasmo dei copagni mi unisco a loro: sono le ore 01/30 del 14 NOV. 1942 mentre si costeggiava l’isola D’ELBA.

Di nuovo la terra si allontana, si avvicina l’alba attendiamo il giorno per renderci conto della situazione: due caccia torpediniere di scorta alla nave si allontanano il giorno è velato sono le ore 7/40 del 14 NOV. 1942 si avvicina il comandante (Ten. Filippi) ci fa osservare la terra lontana.

Improvvisamente i cannini dei caccia aprono il fuoco, per accertare la reazione nemica e preparare lo sbarco.

Il Col. Saggini comandante il III Btg. Ci raduna in coperta con espressione paterna ci dice: ragazzi presto io e voi sbarcheremo in CORSICA al porto di BASTIA.

Non si conosce ancora la resistenza de Corsi.

I nostri cannoni non anno risposta, rimane solo il pensiero del sabotaggio e delle sorprese, siate uniti ai vostri ufficiali e sottufficiali.

LO SBARCO VIENE EFFETTUATO SENZA NESSUNA REAZIONE DEI CORSI.

Sono le ore 9 del 14 NOV 1942 la città di BASTIA è di fronte, ci prepariamo per lo sbarco, il piroscafo approda nella sponda scalo di Bastia, mentre i nostri caccia a tempo sparano colpi in mare.

Alle ore 11 del 14 NOV 1942 lo sbarco: pronti per l’attacco a terra, siamo impressionati da un profondo silenzio, nessuna reazione, guardinghi siamo andati avanti ogni plotone a destinazione assegnata, io faccio parte della comp. Comando il nostro obbiettivo è piazza (PETEIN).

Occupiamo la piazza senza sparare un colpo, la città è vuota, i Corsi volevano gli inglesi per la difesa dell’isola: con l’arrivo degli italiani sono tutti spariti e chiusi in casa.

Alla nostra divisione è assegnata la difesa della città di BASTIA da uno sbarco inglese.

Dopo alcune ore di presidio in BASTIA la mia comp. Viene trasferita in un paesino chiamato (CARDO) vicino la città, istalliamo le nostre tende sotto la pioggia violenta.

Il giorno 15 NOV. 1942 di nuovo spostamento da CARDO presso gli stabilimenti del GAS vicino alla città di BASTIA.

Il giorno 18 NOV. 1942 di nuovo trasferiti sempre sotto le tende con il tempo continuamente minaccioso in località (FORTE TOGA).

DA 18 NOV. 1942 al 18 DIC. 1942 in presidio nelle località vicine col freddo molto intenzo e vitto insufficente.

Il 19 DIC 1942 il plotone collegamenti di cui i faccio parte, viene trasferito in una baracca di spetto pollaio, riparati da pioggie continue.

Si avvicina Natale del 1942 il primo in terra straniera, i servizi sono pesanti di giorno e di notte per salvaguardare la vita di tutti da sabotaggi Corsi, spinti dalla propaganda clandestina francese.

Da molti servizi ce poco riposo, siamo a Natale, commilitoni in servizio a Bastia con qualche conoscenza di Italiani in Corsica originari del nostro paese procurano un po di vitto, in aggiunta al rancio festeggiamo il Natale. In questo giorno siamo insieme nella baracca a consumare il rancio Natalizio, il serg. Leoni, i fanti: BARON, BECUZZI, BANDINI, LUCHERINI, NALZONE, CARDACI, MARI, SCHIAVO, TROIANI.

Il menù del giorno di natale: Brodo di pollo con pastina, pollo e verdura, il rancio del giorno vino e frutta. Tutto procede con ritmo di festa il grande pensiero della famiglia mi opprime, come se non fosse sufficente sono chiamato di servizio di sentinella con Troiani dalle ore 16 alle 20.

1 GEN. 1943 primo giorno dell’anno, insieme con i soliti amici, in più il Serg. Magg. Giordano il Serg. Fiandra abbiamo trascorso la festa.

Non sono di servizio, per questo ho approfittato di mangiare e bere, però dopo mi sono sentito male. Il Ten. FILIPPI (Frascatano) pensava che ero ubriaco, mi punisce: facendomi tagliare i capelli a zero; questo il ricordo del primo giorni dell’anno 1943.

I giorni passano, la vita militare è pesante, i servizi aumentano, il riposo è sempre desiderato, si attende solo lo scoppio della pace, cosi il fante annuncia la dine della guerra.

Fine febbraio 1943 siamo trasferiti da FORTE TOGA a PIETRASANTA località vicino BASTIA.

Da febbraio 1943 a Agosto 1943 siamo di presidio a PIETRASANTA permanenza che comporta servizio notte e giorno di pattuglia e guardia sono condizioni che non danno tregua.Il 21 AGO. 1943 il Batg. Viene trasferito a BARBACIO 15 Km dal vecchio presidio, zona discreta anche se siamo sempre sotto le tende.

I giorni passano e arriva l’8 settembre 1943.

L’attesa della fine della guerra è sempre un sogno, il pensiero delle nostre case lontane, quanto di torneremo?

Sono le 17 dell’8 Set. 1943 stiamo consumando il secondo rancio, l’amico Troiani in servizio presso il comando di Btg. Si avvicina a l’amico MESSA ITALO di Roma e gli sussurra all’orecchi  (E’ SCOPPIATA) sconvolti da questa notizia se vera o no attendiamo voci di conferma.

Passano alcuni minuti l’aradio trasmette il proclama del Mar.llo d’Italia BADOGLIO che annuncia la fine della guerra contro gli Anglo Americani, dava inizio a voltare faccia ai nostri alleati TEDESCHI: Il comandante della Compagnia Ten. CIAMPI con parole di tristezza disse ai suoi soldati: (ragazzi per noi oggi incomincia un’altra guerra, sono le ore 23 dell’8/set 1943 col pensiero del nuovo conflitto ci addormentiamo.

Alle ore 0/2 del 9/set. 1943 lo squillo di tromba annuncia l’allarme: con ordine di disfare le tende e preparare lo zaino al completo, cade in noi un profondo silienzio, un ronzio di aerei ci sorprende e segue l’ordine di indossare gli elmetti e pronti in assetto di guerra.

I Tedeschi al proclama di BADOGLIO occupano il porto di BASTIA, non tardano a manifestare il loro animo per il nostro voltafaccia.

Il nostro Btg. A il compito di riconquistare il porto di BASTIA.

Inizia la nostra battaglia, dopo una dura resistenza Tedesca torna nelle mani, con notevoli perdite di cui il mio paesano (SALVATORI GIUSEPPE) DETTO CACINO cade in combattimento.

I Tedeschi sopraffatti dalle forze italiane in Sardegna con sabotaggi e azioni continue da parte dei partigiani sardi, abbandonano la Sardegna e sbarcano in Corsica, il loro obbiettivo  raggiungere il porto di Bastia sbocco più vicino al continente italiano, provocando alle divisioni di fanteria dislocate nel territorio corso di fronteggiare truppe corazzate con mezzi insufficenti.

I Tedeschi riconquistano il porto di Bastia.

I tre Btg. Dell’88 fant. I. II. III. Sono sono cosi dislogati: il I. Btg. Al caposaldo di Casamozza: il III. Btg. Di cui faccio parte nella Comp. Comando, deve manovrare dal Colle del Teghime su Bastia: Il II. Btg, in direzione verso l’aeroporto di BIGUGLIA, questo schieramento si completa il 12 Set. 1943.

Il 13. Set. 1943 i Tedeschi superiori di mezzi tutti corazzati provenienti dalla Sardegna concentrano tutte le loro forze nella pianura di Bastia e tengono salde le loro posizioni con qualche piccola offinsiva da noi respinta.

Il 14. Set. 1943 non ci sono attivita di combattimento, le posizioni da noi occupate vengono saldamente mantenute.

La sera del 18. Set. 1943 sono comandato di pattuglia in osservazione ai movimenti Tedeschi nei pressi del porto di Bastia, con due amici commilitoni MARIO SARZANI e ITALO MESSA romani, siamo nei pressi del porto, mentre attenti osserviamo si notano dei rumori, improvvisamente una raffica di mitra, pronti alla risposta in silenzio, mentre una pattuglia nascosta alle nostre spalle siamo prigionieri dei Tedeschi: con gesti e minacce ci fanno capire di gettare le armi, io sono controllato da un Tedesco molto giovane si o no 18 anni sempre il mitra puntato verso di me, mi obblica a lavorare al porto caricando del bellico e viveri sul piroscafo.

Sono stanco di questo lavoro notturno l’alba del 20 Set. 1943 si avvicina, salgo la scala traballante della nave con una forma di parmeggiano sulle spalle, faccio finta di cadere e lancio la forma di formaggio in mare, subito il Tedesco mi minaccia con parole che non capivo: CAPUTTE/CAPUTTE. A calci mi fa riprendere a caricare la nave.

Sono le ore 14 del 20 Set. 1943 le sirene suonano annunciano l’allarme gli aerei inglesi sorvolano Bastia, segue un bombardamento sul porto con dimensioni impressionanti, i carri armati TIGRE TEDESCHI col forte spostamento di aria pronti per l’imbarco scaraventati su immensi alberi secolari in piazza PETEIN di Bastia.

Rannicchiato in un angolo del porto al riparo delle bombe che cadevano come pioggia, il Tedesco poco distante, sembrava scioccato o ferito, il mio primo era di fuggire per tornare al mio reparto non molto lontano.

Dopo averci pensato un po, inizio la fuga, il destino volle il risveglio del soldatino Tedesco, mi raggiunge col mitra puntato, mi raccomandavo non sentiva le mie preghiere, gridava e faceva gesti ma io non capivo, dopo questi urli mi consegna pala e piccone con un disegno a terra capisco di fare una buca: Preoccupato di ciò che stava accadento pensavo alla mia fine; al termine con urli e gesti con prepotenza e sempre col mitra puntato mi toglie la giacca con la sua mano in fine mi fa spogliare nudo, con la canna del mitra mi spince sul ciglio della buca mentre pregavo e aspettavo la scarica alle spalle, al contrario con un calcio e una spinta mi caccia via:

La sua scarpa mi provoca ferite notevoli, grondo sangue da parti delicate del corpo, coprendomi con stracci trovati nella corsa raggiungo la postazione del 35. Artiglieria italiana e con molta fortuna trovo un paesano PIETRO FELICI (Detto Pietraccio) mi accompagna in infermeria dove ricevo le prime cure e mi trattengono in osservazione.

Dopo qualche giorno sono dimesso, una Gip. Mi porta a destinazione al reparto con 5 giorni di riposo. La convalescenza si presenta bene, i spostamenti di Comp. In macchina in attesa di una guarigione completa, dopo di che rientro nei ranghi delle forse armate e arrivo nelle postazioni di trincea, non vi sono combattimenti di rilievo in attesa dell’offenziva generale. Il III Btg. dell’88 Fant. dove io faccio parte alla comp. Comando; le viene assegnato il compito di riconquistare la città di BASTIA.

Il 29. Set. 1943 ore 0/6 il III. Btg. Inizia l’offenziva, appoggiati dalle artiglierie occupiamo località vicino a BASTIA, passa qualche giorno e noi manteniamo le posizioni conquistate con molto coraggio.

Il 2. Ott. 1943 il III. Btg. È duramente provato con forti perdite di uomini e mezzi, fortunatamente veniamo scavalcati da truppe fresche marocchine al comando del Gen. DEGOL: raggiungono il colle del TEGHIME e puntano su BASTIA.

Il III. Btg. appoggia l’avanzata marocchina, ci troviamo allo stretto di NONZA gola pericolosa, le granate arrivano come grandine, si avanza molto poco ci troviamo nella furiosa battaglia, nelle nostre possibilità diamo soccorso ai tanti fanti della X. compagnia.

Cerchiamo riparo a ricoveri casuali per fuggire alle granate e mitragliamento, mi trovai nel ricovero del Capitano CAPASSO vedentomi scremato di forze si prese le mie scarpe abbastanza buone in sostituzione delle sue rotte, dopo questo cambio mi trattengo nel ricovero fino alle ore 21 del 2. Ott. 1943: il mattino del 3. Ott. 1943 insieme al Col. SAGGINI un motociclo con carrello ci conduce poco distanti dalla linea del fuoco, in questa occasione parlando con il conducente del motociclo, lui era di ROCCA PRIORA, vicino al mio paese e si chiama (VINCI GIOVACCHINO).

Il mio Btg. affianca le truppe marocchine con grande successo, il 4. Ott. 1943 viene liberata BASTIA con la resa dei tedeschi.

Dopo la liberazione della Corsica, assume il comando delle truppe italiane nel territorio Corso il Gen. DEGOL: il quale ordina di lasciare subito la Corsica, il comando italiano decide il trasferimento in Sardegna.

In marcia attraversiamo da cima a fondo il territorio dell’isola, prima tappa in un paesino (SOVERIA) dove ci accampiamo per quattro giorni.

Di nuovo in cammino, ancora tappa nel paesino (VIVARIO) fino al 31. Ott. 1943.

Il 2. Ott. 1943 siamo a VIZZANONE e con tappe giornaliere si arriva finalmente a (BONIFACIO) il 22. Nov. 1943 con gioia incontro tanti paesani, PAOLINO OLIVI, BASSANI GIUSEPPE, MARIO LAVAGNINI, e BATTISTA: festeggiamo insieme l’incontro.

Siamo a BONIFACIO in attesa dell’imbarco per la SARDEGNA, il 18. Nov. 1943 ci imbarchiamo in piccole zattere (BARCHE GRANDI) dopo un’ora di navigazione si mette piede in terra Italiana (LA SARDEGNA), dopo un’anno lontano dalla mia patria, lo sbarco avviene a S: TERESA IN GALLURI.

Ci inoltriamo nell’interno dell’isola, arriviamo in un paese prov. Di SASSARI (THIESI) siamo accantonati in locali abbandonati requisiti per noi militari.

Siamo a corto di viveri, un pasto giornaliero consiste in 250. G. di pane e 200. G. di formaggio pecorino sardo.

Il 20. Nov. 1943 sono comandato con la comp. Zappatori a lavorare al Regg.

L’8. Dic. 1943 festa dell’immacolata dopo ascoltata la S. Messa nella chiesa di THIESI, chiedo e ottengo una breve licenza per andare a trovare mio fratello che si trova in Sardegna a SOLARUSSA, con mezzi di fortuna raggiungo dopo giorni il paese, finalmente trovo EVANDRO, mi trattengo con lui presso il suo reparto dal 12/al 16 dicembre 1943.

Un mezzo militare mi porta a SASSARI l’ora è tarda, mi adatto alla STAZ. FF.SS.

Il mattino del 17. Dic. 1943 raggiungo il paese THIESI non trovo la mia comp. si era trasferita in un paese che dista 8 Km da THIESI, a piedi raggiungo il paese assegnato SILIGO, trovo il mio amico CRISTIAN che è siciliano, appena mi vede con espressione di gioia mi dice: caro Mario in questo paese abbiamo trovato l’America: da pochi giorni qui tutti ci vogliono bene, ci offrono tanta cordialità anche qualcosa da mangiare, contento di questa notizia, non tardo l’occasione di conoscere e acquistare simpatia e tantissimo affetto.

Le amicizie aumentano sempre, la presentazione di Angelo Rassu con bottega da falegname mi da la possibilità di inserirmi in qualche lavoretto, era il mio mestiere, insieme ad un‘altro MANCINI PRIMO marchigiano anche lui falegname, lavoriamo nei momenti liberi dal servizio, i primi lavori fare zoccoli di legno per le simpaticissime ragazze di Siligo prive di scarpe, la guerra che negava tutto sono momenti terribili per l’Italia.

Si avvicina il natale 1943 le amicizie del paese continuano, il parroco di Siligo don. Sanna per consolidare l’amicizia nella messa domenicale ultima prima di natale, chiede alla popolazione e ottiene tanta solidarietà e affetto nei confronti di noi soldati, il desiderio del parroco viene confermato alla domanda: CARI PARROCCHIANI IL GIORNO DI NATALE FATE VOSTRO UNO DI QUESTI BRAVI MILITARI: chiedo a ogni famiglia di accettare un militare al vostro tavolo il giorno di natale come vostro figlio come un fratello dategli la vostra famiglia al posto della loro lontana.

La lotta alla richiesta affolla il nostro comando, tante famiglie che non anno avuto un soldato perché il numero era limitato: ha pianto.

La mia famiglia per il natale 1943 di GIOVANNINO PINTUS L’accoglienza è per me indimenticabile, formata, il papà la mamma e cinque bambine la più grande ANGELA i tanti sorrisi innocenti mi circondavano rallegrando la mia tristezza.

Primo giorno del 1944 sono di servizio, dopo ultimato insieme ai miei amici in paese per festeggiare l’anno nuovo, un coccetto qua e là contribuisce ad allontanare i miei pensieri della mia madre e i miei fratelli lontani.

Continua l’attività in falegnameria mi taglio con la sega circolare, le prime cure all’infermeria militare con la puntura antitetanica.

  1. Gen. 1944. La V. Armata americana sbarca a Nettuno il pensiero della vicina liberazione per il ritorno a casa, purtroppo è un sogno.
  2. Feb. 1944 ho fatto celebrare la S. Messa a mio padre nella Chiesa di Siligo.

I giorni passano in attesa di notizie particolarmente dalle famiglie.

20 Feb. 1944. Carnevale a ballare da una famiglia di Siligo con i miei amici il primo ballo con la ragazza CATERINA RASSU, il 22. Feb. 1944 di nuovo al ballo con amici e tante ragazze, dove ho conosciuto la ragazza LINA.

Il 23. Feb. 1944 trasferiti a THIESI 8 Km da Siligo, con distacco per me alla Comp. Zappatori, lascio la Comp. Comando del III. Btg. 88. Fanteria dopo tre anni di appartenenza.

27 Feb. 1944 da THIESI a Siligo a piedi a far visita a tutti i conoscenti.

5, Mar. 1944 di nuovo a Siligo per incontrare Lina al ragazza da me corteggiata oggi dopo tante parole a contracambiato il mio sentimento con un segreto fidanzamento.

  1. Mar. 1944 in falegnameria a fare la cassetta da viaggio al serg. TURCHINI, il rancio odierno è un po aumentato e anche migliorato.
  2. Mar. 1944 il mattino ho fatto il bucato, la sera al cinema dopo un anno.
  3. Mar, 1944 mattino in reparto, nel pomeriggio è venuta Cristina e Gavina insieme all’ospedale a visitare un loro parente.
  4. Mar. 1944 sono sempre in reparto, giornata fredda e piovosa, mi reco quando posso in falegnameria, sono triste e malinconico, anche perché ho al posto delle scarpe i zoccolo di legno, il comando non riesce ad avere scarpe sufficenti.
  5. Mar. 1944 oggi compio 38. Mesi di vita militare o naia per meglio dire, nel pomeriggio è venuta a trovarmi mamma Vittoria la madrina di Siligo, ha portato tante cose, particolarmente il pane che manca spesso il vitto è sempre scarso e io ho tanta fame.
  6. Mar. 1944 In permesso a Siligo, ho messo i vetri a casa di Lina, ho passato una bella giornata, ore 19 a piedi a Thiesi.

Dal 13. Al 18 Marr. 1944 nulla d’importante, giornate normali, la mattina del 18 in falegnameria a fare la cassetta da viaggio al Ten. Beghi, nel pomeriggio al comando di Reg. in attesa del permesso per Siligo, la sera a Siligo ho dormito in casa della famiglia Marceddu e della segreta fisanzata, e dopo 38 mesi ho lasciato il pagliericcio per un letto normale (che dormita).

  1. Mar. 1944 festa di S. Giuseppe, a Siligo è festa (giornata indimenticabile) 20/25 Mar. 1944 normale in reparto.
  2. Mar. 1944 di nuovo a Siligo al ritorno a piedi discussione con Pandolfi al riguardo della famiglia Marceddu.
  3. Apr. 1944 a Siligo, ho saputo quanto era stato riferito al fratello di Lina (Peppino) mi sono fatto promotore di far tacere ogni diceria rimanendo in tristezza tornando malinconico e a piedi a Thiesi.9. Apr. 1944 di presidio a Thiesi, rancio con noi il Col. Castellani Luigi quale comandante dell’88/Reggimento Fanteria.

Nel pomeriggio con Pandolfi e Sangalli una breve visita a Siligo sempre a piedi, anche se le in compagnia sono felici, il pensiero in questo giorno di Pasqua è per la mia famiglia lontana.

  1. Apr. 1944 mi è concesso il permesso dopo aver terminato il servizio, gli amici sono già partiti per Siligo, io parto più tardi, la festa si svolge sul monte Santo, il mio ritardo a trattenuto anche Lina, che non mi vede arrivare si accusa di non stare bene, cosi al mio arrivo non è venuta a monte Santo.

Solo mi avvio verso il monte che arrivo alle ore undici, trovo il mio amico Pandolfi con Cristina io senza Lina.

Torniamo dal monte verso le ore 17, credevo di poter vedere Lina il desiderio non si è avverato, Ore 22 con gli amici in cammino per Thiesi ancora 8. Km, con un giorno ne ho fatti 25 la stanchezza mi fa abbracciare le coperte.

  1. Apr. 1944 cambio l’orario di caserma, sveglia ore 5/30 primo rancio alle ore 12. Riposo 14/16/30 secondo rancio 18 dopo libera uscita fino alle ore 21.

Il 12. Apr. 1944 scrivo a casa col modulo del vaticano, spero ad una risposta.

  1. Apr. 1944 scrivo a mamma con l’indirizzo del giornale dell’aviatore.
  2. Apr. 1944 scrivo agli amici in paese con la speranza che gli arrivi.
  3. Apr. 1944 è stata fatta a tutti la puntura.
  4. Mag. 1944 sono comandato di presidio a THIESI.

Da maggio 44 ai primi di giugno 44 attività normale in caserma con servizi giornalieri a turno nel paese, vitto scarsissimo patire la fame ed altri disagi complica la vita anche a noi giovani.

  1. Giu. 1944 S. Messa celebrata dal cappellano militare Parrocchia di Thiesi.

Il 17. Giu. 1944 dopo una lunga attesa e preparazione si lascia Thiesi per Cagliari, arriviamo il 18. Giu. 1944 siamo trattenuti in porto.

Il 20. Giu. 1944 l’imbarco sull’incrociatore GARIBALDI per il continente, dopo un lungo giro in mare prima di approdare, ci avviciniamo in un punto d’emergenza e sbarchiamo a SCALEA il 22. Giu. 1944 ci accampiamo nella zona.

Dopo un breve riposo collaboriamo con le truppe alla meglio con mezzi e armi insufficenti in nostra dotazione con le truppe alleate alla liberazione di Salerno, al termine di questa azione le truppe italiane sono inviate in aiuto per mancanza di opere nelle zone agricole per la raccolta del grano nella piana del tavoliere delle Puglie nel FOGGIANO.

Con impegno degli alleati che le forze armate italiane demoralizzate dagli avvenimenti della guerra, dopo il compito assegnato per la raccolta del grano, che i residenti nel territorio nazionale liberato siano inviati in concedo.

  1. Ago. 1944 sogno il congedo con la speranza della liberazione di Roma.

Purtroppo un sogno svanito, i patti non vengono rispettati, i comandi italiani prendono accordi con gli alleati, si ricostituisce una parte dell’esercito italiano, (LA DIV, FRIULI: IN GRUPPO DI COMBATTIMENTO FRIULI).

Si iniziano istruzioni con armi inglesi per combattere insieme agli alleati e liberare l’Italia occupata dalle armate TEDESCHE.

Mentre siamo ancora nel Foggiano il 28. Ago. 1944 arrivano autocarri già con gli stemmi della FRIULI, le tre torri di Udine da una parte, il tricolore dall’altra, con ordine immediato di salire, non vale la nostra ribellione, la destinazione è BENEVENTO.

Il II. Btg. 88. Fant. Di cui io faccio parte, è distaccato a S: GIORGIO DEL SANNIO per prendere pratica delle nuove armi, istruzioni mattino e sera, contro la nostra volontà: (DOBBIAMO RASSEGNARSI) siamo al 19. Set. 1944 giorno della nomina ufficiale del (GRUPPO DI CAMBATTIMENTO FRIULI).

Si completa in parte l’addestramento del gruppo, da settembre a novembre 1944.

Siamo al 24. Nov. 1944 arriva l’ordine di movimento del gruppo già dotato di messi corazzati e di trasporto, si lascia S: GIORGIO DEL SANNIO.

Il cammino è lungo, giorni e giorni anche se motorizzati il sacrificio è molto pesante, piccole azioni di combattimento sono superate con facilità, siamo nei pressi di CASSINO, il caposaldo tedesco a MONTE CASSINO ci costrince a rallentare l’inseguimento, il fuoco delle artiglierie è pesante, l’aerei sorvolano con gettito di bombe: è un inferno.

Mentre il combattimento infuria, schegge di mortaio mi feriscono leggermente la gamba sinistra, le cure istantanee sul campo da infermieri preparati sono sufficenti al mio caso.

Il I. Btg. 88. Fant. Da il cambio al nostro, per sostituire le perdite e lo stato provato dai militari.

Con sforzi incalcolabili viene liberato CASSINO, si continua la liberazione dell’Italia.

Raggiungiamo il LAZIO, alla corsa di Roma, le truppe alleate americane quelle inglesi con i gruppi FRIULI E FOLGORE sono in attesa:

Roma è vicina il mio paese si vede tra i monti dei castelli romani, saluto col pensiero triste.

Viene liberata Roma, si percorre il COLOSSEO, P. VENEZIA, IL CORSO, P. DEL POPOLO, in viale Flaminio siamo accolti dai romani fiori affetto e tanti applausi, il saluto del Principe UMBERTO nel Piazzale Flaminio.

La soste al Flaminio, chiedo a un romano se mi telefona a mio zio CHECCO, senza sicurezza di trovarlo, zio arrivò e dopo quattro anni neppure mi avrebbe riconosciuto, cosi ebbi il suo abbraccio che mi accompagnò nella continua e certa bufera di guerra, la corsa veloce degli alleati per liberare il territorio trovando poca resistenza tedesca, il gruppo di COMBATTIMENTO FRIULI, arriva in Toscana: con periodo di riposo con continue e necessarie manovre per la preparazione alla Battaglia finale.

I TEDESCHI FORMANO LA TESTA DI PONTE (LINEA GOTICA)

Il mio battaglione è destinato nella zona di Castellina in Chienti, la V. comp. di cui faccio parte nel paesino (LORNANO) Montereggioni.

Sioamo accampati nei locali disponibili del paese, la tranquillità insieme al timore per il compito assegnato al gruppo era difficile: ci dava pensiero. ATTACCARE E SFONDARE LA LINEA GOTICA una fortezza con caposaldi tedeschi era difficile, ma tagliava l’Italia dalla Romagna alla Toscana.

Nei momenti di libertà si gironsolava nella zona di presidio (LORNANO) si incontravano persone il saluto era contracambiato con tanto affetto di cui ne avevamo tanto bisogno, incominciano le amicizie, io e AGALIO PRATI spesso ci avviciniamo a due poteri, dove sono due famiglie: PARTINI E BERNII il loro aiuto la comprensione ci consideravano loro figlioli, sono famiglie unite con tanti figli, i nomi sono tanti, forze qualcuno mi sfugge: DUILIO, BIANCA,FULVIA,RINA,ANGIOLINO,MARIA,NUNZIATINA,GINO,LIVIA,SABATINO,PEPPINA,PIETRO e altri.

L’accoglienza non la dimenticherò mai in particolare la sincerità, tutte le sere io e Agalio eravamo presenti in quella menza famigliare, spesso eravamo di servizio, mandavano i loro ragazzi chiamarci.

Tutte le feste natalizie in toscana del 1944 sempre insieme con queste famiglie, dando a noi coraggio con la loro forsata allegria per dimenticare la loro paura della guerra appena passata.

Non facevano capire la tristezza dando a noi coraggio consapevoli che presto noi dovevamo tornare al fronte.