La Linea Gotica, questa sconosciuta

Riportiamo la prefazione del Gen./Sen. Luigi Poli, tratta dalla rivista “Il Secondo Risorgimento d’Italia”, n. 1-2 gennaio-febbraio 1995. Numero speciale dedicato ai Gruppi di combattimento in occasione del cinquantennale della Guerra di Liberazione e di Resistenza. La rivista è consultabile on line facendo click QUI.

Luigi Poli (1923-2013)

Luigi Poli (1923-2013). La giacca è stata donata, dalla vedova del generale, alla Sezione di Roma Capitale ANCFARGL.

“I gruppi di Combattimento entrarono in linea , nei primi mesi del ’45, sulla linea Gotica”. È un luogo comune che andiamo ripetendoci da cinquant’anni e sul quale andrebbe fatta una riflessione attenta. È esistita veramente la Linea Gotica?, Dove passava, e che funzione difensiva ha svolto?
Certamente le posizioni dove si attestarono i Gruppi di Combattimento non erano sulla linea Gotica. Quelle posizioni erano a più di 50 chilometri a Nord della displuviale appenninica e la linea Gotica, prima dell’inizio dell’inverno, era già stata superata di slancio.
Più di 50 chilometri in linea d’aria in montagna sono una distanza tale da non poter più raccordare i due sistemi difensivi: quella che comunemente veniva chiamata la linea Gotica e la linea invernale.
Tentare un raffronto tra le campagne svolte nei due inverni ’44 e ’45, sarebbe un errore, come errore sarebbe paragonare la difesa di Bologna con quella di Cassino. Mancano elementi di raffronto omogenei.
Non è certo la natura montuosa, ardua e difficile, dei monti Aurunci o delle Mainarde, in tutto simile a quella dell’Appennino Tosco-Emiliano, su cui si imperniavano le due linee difensive, l’elemento che rende improponibile un paragone.
Anche l’attitudine operativa prudente degli alleati e la visione strategica di concorso sussidiario dello scacchiere italiano, che avevano, non erano diversa né mutò nell’attacco alle due linee.
Allora qual’è l’elemento differenziatore che rende improponibile il paragone? È la capacità e la volontà di resistenza dei tedeschi. E questo un dato storico, ormai acquisito, che confermo con la legittimazione attiva di chi ha vissuto quei momenti.
Ricordo che in vista di un prevedibile successivo impiego in pianura, agli inizi del 1945, fui addestrato dagli americani, in un piccolo aeroporto di fortuna in valle Idice, a svolgere le funzioni di osservatore aereo di artiglieria. Sorvolavo tutti i giorni la linea del fronte, e riconoscevo benissimo quella linea perché l’enorme traffico di mezzi alleati che vedevo brulicare sul terreno a un certo punto cessava completamente. Dalla parte dei tedeschi, a Nord, non si vedeva assolutamente nulla, tranne una ambulanza con una vistosa croce rossa che percorreva giornalmente la via Emilia.

Un Piper in volo di ricognizione. Lo stesso velivolo con cui il gen. Poli atterrò all'aerorporto di Borgo Panigale (BO) il 19 aprile 1945.

Un Piper in volo di ricognizione. Lo stesso velivolo con cui il gen. Poli atterrò all’aerorporto di Borgo Panigale (BO) il 19 aprile 1945.

Se gli alleati ignoravano sfrontatamente ogni misura di prevenzione da eventuali attacchi, ciò dipendeva esclusivamente dal fatto che aerei con la croce uncinata non se ne vedevano più nel ’45. e se anch’io con il mio «Piper» atterrai sull’aeroporto di Bologna a Borgo Panigale, il 19 aprile (non è un errore di data, ma un errore di valutazione del mio pilota. Bologna fu liberata il 21 aprile) vuol dire che di difesa contraerea tedesca non se ne parlava ormai più. Ma i tedeschi in realtà non erano finiti e si battevano da leoni anche se sulla displuviale appenninica avevano ormai ceduto.
Rimanevano però ancora, nei primi mesi del ’45, nella pianura Padana, 27 divisioni (di cui 3 italiane) in grado di poter opporre una dura resistenza in una guerra di posizione, ma non di poter fronteggiare i dilaganti attacchi partigiani né una avanzata alleata in pianura come in realtà avvenne.
Neppure sul Po riuscirono a fermarci, perché queste divisioni erano irrimediabilmente condizionate sia dalla completa mancanza di copertura aerea, sia dalla mancanza del carburante che «sgocciolava» da serbatoi e cisterne ormai giunte al fondo.
Erano divisioni del ’15·’18 praticamente statiche o quanto meno appiedate con velocità di spostamento di 4 chilometri all’ora.
Quanti carriaggi lasciarono e trovammo sul loro cammino!
Ad aiutare i tedeschi che avevano ceduto in breve tempo le posizioni forti della displuviale, giunse l’inverno, un inverno particolarmente nevoso e fangoso.
E sulla linea invernale che si attestarono i Gruppi di Combattimento, una linea debole fatta di fossi, terrapieni e rilievi poco più che collinosi; la linea Gotica, più forte, più alta e più sconosciuta era ormai alle loro spalle, era ormai zona delle retrovie e dei servizi .
Se non possiamo fare un paragone tra l’efficienza operativa dei tedeschi della Gustav e della Gotica dobbiamo però dare atto del loro valore individuale e dell’efficienza in linea dei piccoli reparti. Analogo raffronto potremo fare tra le unità italiane del C.I.L. e quelle dei Gruppi di Combattimento; l’enfatizzazione  per i tedeschi derivava da una maggiore esperienza e per noi dal disporre di mezzi migliori e di un miglior supporto logistico.
Ecco perché la funzione difensiva della linea Gotica, questa sconosciuta, non è quella a cui si riferiscono tanti libri di storia.
La linea Gotica, quella sulle posizioni forti della displuviale, ha giocato un ruolo molto sussidiario.
Quella che invece ha resistito parecchi mesi è stata la più intrinsecamente debole «linea invernale». La lunga sosta su quelle posizioni fu dovuta non tanto alla capacità tedesca di resistere, capacità che disperatamente ancora esisteva, quanto al timore degli alleati di non riuscire a supportare operazioni in pianura di grande portata con una ampia fascia montuosa e innevata e fangosa alle spalle.

Luigi Poli (1923-2013)

Carta dell'avanzata dei Gruppi di combattimento

Carta dell’avanzata dei Gruppi di combattimento