BARRACU Francesco

n. 1895 Santulussurgiu (Cagliari). Capitano di fanteria in s.p.e. (servizio permanente effettivo), V raggruppamento bande, III battaglione arabo-somalo.

Arruolatosi volontario nel R.C.T.C.  (Regio Corpo Truppe Coloniali) della Cirenaica nel settembre 1914, veniva assegnato alla 1° compagnia del III battaglione volontari italiani. Due anni dopo, caporal maggiore, passava al IV battaglione indigeno e nell’agosto 1917, sergente, all’VIII. Nominato aspirante ufficiale di complemento nel maggio 1918, era trasferito, sempre in Libia, al 75° fanteria, nel quale era poi promosso sottotenente nel giugno successivo e tenente l’anno dopo. Ottenuta la nomina a sottotenente in s.p.e. nel 1920, passava al 48° reggimento fanteria per ritornare con la promozione a tenente., nel settembre 1923, nel R.C.T.C. della Cirenaica. Trasferito nel R.C.T.C. della Somalia, sbarcava a Mogadiscio il 27 gennaio 1935 destinato al 5° raggruppamento Bande dove conseguiva nel dicembre 1936 la promozione a capitano. Collocato in aspettativa nel 1938 in conseguenza delle ferite riportate in combattimento, era chiamato a svolgere importanti incarichi politici e di governo nella r.s.i. (repubblica sociale italiana) ed il 25 aprile 1945 cadeva a Dongo.

Espressione purissima del forte popolo sardo, superba figura di combattente e di valore leggendario, che non misura il pericolo ed il rischio se non per meglio affrontarli, che ha al suo attivo una lunga serie di azioni belliche ardimentose, condotte e risolte brillantemente. Durante la campagna italo etiopica, assunto il comando di un reparto dubat, ha saputo avvincere i suoi uomini alla sua volontà eroica e guidarli, di vittoria in vittoria, in numerosi durissimi combattimenti. Incaricato di effettuare una ardita azione punitiva contro una cabila Ogaden, che faceva causa comune con gli abissini, coi soli 300 suoi dubat svolgeva un’operazione genialmente concepita ed audacemente condotta, che liberava il fianco sinistro delle nostre truppe del settore Ogaden, da una seria minaccia e fruttava il copioso bottino di un migliaio di fucili, 2500 cammelli e 1500 bovini. Durante la battaglia dell’Ogaden, col suo reparto di invincibili dubat, confermava le sue elette doti di comandante e di valore personale e, per quanto ferito alla gola, rimaneva al suo posto d’onore contribuendo efficacemente al successo delle operazioni. Nella dura giornata di Uara Combo (3 marzo 1937) rimaneva gravemente ferito all’occhio sinistro, e benché conscio che il trascurare la ferita avrebbe potuto significare, come avvenne, la perdita dell’occhio stesso, rifiutava di farsi ricoverare all’ospedale e rimaneva col suo reparto fino ad operazioni ultimate. Al suo comandante che lo invitava a recarsi all’ospedale, rispondeva fra l’altro: So di aver perduto un occhio. Non importa. Sono pronto ancora a ricominciare. Il suo eroismo è stato spesso apprezzato ed ammirato anche dal nemico. Ogaden-Hararino-Bale, ottobre 1935- marzo 1937.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 227.