CAPITÒ Luciano

nasce nel 1899 a Venezia. Capitano complemento artiglieria, Comando Corpo Armata alpino.

Conseguito il diploma di capitano marittimo a Venezia, si arruolò volontario, non ancora diciottenne, nell’aprile 1917 e partecipò alla prima guerra mondiale col 2° e col 3° artiglieria da montagna dopo aver conseguito la promozione a sottotenente di complemento. Collocato in congedo nel 1921, nel luglio 1936 ottenne la promozione a capitano e nel novembre 1939 venne richiamato nel 29° artiglieria da campo per esigenze eccezionali. Al comando della batteria da accompagnamento del 42° reggimento fanteria, nella seconda guerra mondiale, combatté nel giugno 1940 al Colle Razet sulla frontiera alpina occidentale. Rientrato al 29° da campagna, partì nel novembre dello stesso anno per l’Albania e nell’aprile 1941 fu congedato. Richiamato dopo pochi mesi alla direzione dell’ufficio recuperi del Corpo d’Armata alpino di nuova formazione, nel luglio 1942 partì per la Russia.

Altre decorazioni: M.A. (Medaglia Argento) (Piave, luglio 1918); M.A. (Monte Pertica, ottobre 1918); M.B. (Medaglia Bronzo) (Fronte greco, febbraio 1941).

Pluridecorato al valor militare, lasciava l’ufficio recuperi di G.U. (Grande Unità) cui era addetto, per raggiungere volontariamente un reparto avanzato impegnato in aspra lotta, confermando in cinque giorni di sanguinosi combattimenti il suo indomito coraggio. Durante un violento attacco ad una batteria alpina seriamente minacciata e rimasta priva del comandante, ne assumeva il comando opponendo all’avversario, di gran lunga superiore di mezzi e di forze, resistenza ad oltranza. Caduti quasi tutti gli ufficiali, a sua volta ferito gravemente alla, spina dorsale, continuava con sovrano sprezzo del pericolo nella sua opera di incitamento e di comando, nella lotta ravvicinata per la difesa dei pezzi. Rifiutato ogni soccorso, sopportando stoicamente indicibili sofferenze, non desisteva dalla azione finché, visti finalmente salvi i pezzi della batteria, conscio della gravità del proprio stato, manifestava l’orgoglio di morire da artigliere accanto ai pezzi. Trasportato all’ospedale stremato di forze, salutava nel suo colonnello ferito, che aveva riconosciuto degente in un letto vicino, lo stendardo del reggimento del quale era stato gregario per pochi giorni e per il quale dava la vita. Sublime esempio del più puro eroismo e di suprema dedizione alla Patria. Fronte russo, 15 -26 gennaio 1943.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 200.