COCCHIA Aldo

cocchia-aldo098nasce a Napoli il 30 agosto 1900 (Wikipedia). Capitano di vascello s.p.e. M.M. (servizio permanenete effettivo Marina Militare).

Entrato giovanissimo nell’ Accademia Navale di Livorno, ne uscì non ancora diciassettenne per partecipare alla prima guerra mondiale imbarcando sulla nave da battaglia Cavour, dove rimase fino al 1919. Nel 1920, imbarcato sul Riboty, partecipò all’occupazione dell’Albania. Promosso tenente di vascello nel 1921, fu imbarcato su sommergibili, in comando di squadriglie M.A.S. (Motoscafo Armato Silurante), su cacciatorpediniere. Fu successivamente aiutante di bandiera dell’ammiraglio comandante M.M. Alto Tirreno. Capitano di corvetta nel 1930, fu comandante in 2^ del Pacinotti e comandante del sommergibile Bragadin. Nel 1935-36 partecipò, col grado di capitano di fregata, alle operazioni nelle acque spagnole quale sottocapo e capo di Stato Maggiore di divisione navale. Dal settembre 1938 all’aprile 1940 tenne il comando della 3^ squadriglia Ct. (Caccia Terrestre) in Mar Rosso, e nella primavera 1940 assunse il comando del gruppo sommergibili di La Spezia del quale organizzò poi il trasferimento a Bordeaux dopo l’entrata in guerra dell’Italia. Durante il secondo conflitto mondiale, prima comandò il sommergibile Torelli in Atlantico, quindi, da capitano di vascello, fu capo di Stato Maggiore del gruppo sommergibili atlantici. Destinato successivamente in Egeo, vi organizzò e comandò il convoglio italiano che nel 1941 occupò dal mare la parte orientale dell’isola di Creta. Il 20 marzo 1942 prese il comando del Ct. (Cacciatorpediniere) Da Recco e della XVI squadriglia cacciatorpediniere effettuando numerose scorte a convogli diretti in A.S. Africa Settentrionale). Nella notte sul 2 dicembre 1942, per proteggere un convoglio affidatogli e diretto a Biserta, andò deliberatamente all’attacco di una forte formazione navale avversaria. Nel combattimento che ne segui, rimasto gravemente ustionato al volto ed alle mani per lo scoppio del deposito munizioni prodiero del caccia centrato dal tiro avversario, dette prova di non comune coraggio per la salvezza della nave e degli uomini. Ricoverato poi nell’ospedale militare marittimo Torrebianca di Trapani, subì numerosi interventi chirurgici con lunghi periodi di degenza. Nel marzo 1955 fu collocato in ausiliaria e contemporaneamente trattenuto in servizio e promosso contrammiraglio. Ancora trattenuto in servizio nel 1957 dopo il collocamento in congedo assoluto per ferite di guerra ed iscritto nel R.O. (Ruolo d’Onore), è stato successivamente promosso ammiraglio di Divisione nel 1959 e di Squadra nel 1961. Direttore della Rivista Marittima e capo dell’Ufficio Storico della Marina, ha cessato dal servizio nel giugno 1963. Scrittore efficace, ha pubblicato volumi di carattere storico e articoli rievocativi della guerra su periodici e quotidiani. E’ morto a Napoli il 12 dicembre 1968 (Wikipedia).

Altre decorazioni: M.A. (Medaglia d’Argento) (Mediterraneo Centrale, marzo 1942-gennaio 1943); M.B. (Medaglia di Bronzo) (Egeo, maggio 1941); M.B. (Mediterraneo Centrale, giugno 1942); M.B. (Mediterraneo Orientale, agosto 1942).

Comandante di cacciatorpediniere e capo scorta di un convoglio che, nottetempo, attraversava una zona di mare fortemente insidiata, accortosi dell’avvicinarsi di unità navali nemiche soverchianti per numero, tonnellaggio e mezzi tecnici, si lanciava immediatamente colla propria e colle unità dipendenti all’attacco, disponendo altresì per la protezione delle navi del convoglio. Apprezzata prontamente la situazione, iniziava una audace manovra di aggiramento dell’avversario, svolgendo tre distinte azioni di fuoco per tentare di agganciarlo, distrarre il suo tiro dalle unità del convoglio e poterlo battere da posizione favorevole anche al lancio dei siluri. Durante la terza azione di fuoco alcune salve avversarie centravano la sua unità, arrestandola e provocando un violento incendio dentro e fuori il deposito munizioni prodiero, la cui vampata ustionava gravemente e carbonizzava quasi tutti i presenti sul ponte di comando. Pur menomato fisicamente per le ustioni gravissime alla testa ed alle mani, manteneva il comando della sua nave per oltre due ore, svolgendo efficace azione per tentarne il salvataggio. Anche quando le sue condizioni fisiche, impedendogli l’uso della vista, lo costringevano a passare il comando al suo secondo, manteneva la direzione delle operazioni di salvataggio, con alto senso di responsabilità e con stoica noncuranza delle atroci sofferenze, riuscendo a mantenere a galla la sua nave, che altrimenti sarebbe andata perduta col suo equipaggio. Banco Sherkj (Canale di Sicilia), notte sul 2 dicembre 1942.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 120.