NOVARO Umberto

novaro-umberto015nasce il 26 ottobre 1891 a Diano Marina (Imperia) (https://www.marina.difesa.it/noi-siamo-la-marina/storia/la-nostra-storia/medaglie/Pagine/NovaroUmberto.aspx). Capitano di vascello s.p.e. M.M. (servizio permanente effettivo Marina Militare).

Diplomatosi capitano di lungo corso nell’Istituto nautico di Imperia, venne arruolato nella Marina nel 1912 come allievo ufficiale di complemento conseguendo, primo del corso, la nomina ad aspirante guardiamarina di complemento il 1° luglio 1913. Guardiamarina dal 6 marzo 1914, sottotenente di vascello dal 1° febbraio 1916 e tenente di vascello di complemento dal 16 ottobre 1917, dopo aver partecipato alla guerra italo-turca negli anni 1911-12, si distinse nella prima guerra mondiale a bordo dei caccia Airone e Bronzetti come direttore del tiro ed in seguito al comando della difesa del traffico a Genova. Alla fine del 1918, fu destinato alla flottiglia dragamine. Capitano di corvetta nel gennaio. 1926 e capitano di fregata nel 1931, specializzatosi in materiale subacqueo, fu destinato all’Arsenale di La Spezia come capo sezione, incarico che lasciò per assumere il comando del caccia Sella e quindi il comando in seconda dell’incrociatore Bande Nere. Compiuto il corso presso l’Istituto di guerra marittima assunse il comando dell’esploratore Da Noli e quindi del Da Verazzano dal quale sbarcò per assumere la direzione delle armi subacquee a La Spezia. Promosso capitano di vascello nel 1938, assumeva il comando dell’incrociatore B. Colleoni, che condusse poi allo scontro navale di Capo Spada, nelle acque di Candia, il 19 luglio 1940. Raccolto gravemente ferito dalla nave ospedale inglese Maine, vi decedeva il 23 successivo e veniva sepolto, con gli onori militari dovuti al suo grado, nel cimitero italiano di Alessandria.

Altre decorazioni: tenente di vascello in s.p.e. per motivi di guerra (1917).

Comandante di incrociatore leggero, dedicava tutte le sue energie spirituali e materiali alla preparazione della nave per il supremo cimento, guidandone ogni attività verso un sacro ideale di dovere e di sacrificio. Impegnato in lungo e strenuo combattimento contro forze superiori, portava animosamente al fuoco la sua unità, infondendo nei dipendenti, con la parola e con l’esempio, le sue alte doti di coraggio e di sprezzo del pericolo, e continuava con implacabile volontà l’impari lotta anche quando la sua nave, immobilizzata dalle avarie e colpita a morte, era circondata dagli avversari che concentravano su di essa l’offesa con ogni arma, a distanza ravvicinata. Ferito gravemente durante l’azione, incurante di sé, dava disposizioni per il salvataggio della gente, mentre l’unità affondava a bandiera spiegata. Minorato dalle ferite riportate, deciso ad inabissarsi con la nave, veniva dai suoi ufficiali munito a viva forza di un salvagente e sospinto in mare. Raccolto da unità nemica, soccombeva alle ferite dopo due giorni di sofferenze sopportate stoicamente, chiudendo in terra straniera la sua nobile esistenza tutta dedicata alla Patria. – Acque di Candia, 10 luglio 1940.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 418.