ARCANGELI don Pacifico

ARCANGELI don PACIFICO057di Nazareno e di Elisa Bellioni, nacque a Treia di Macerata il 14 marzo 1888 e morì nell’ambulanza chirurgica n. 3 il 6 luglio 1918 per le ferite riportate in combattimento.
Compiute a Treia le classi elementari, fu ammesso nel Seminario vescovile di Orte e a Firenze conseguì la licenza liceale. Ordinato sacerdote nel dicembre 1912 fu nominato, non ancora trentenne, insegnante di storia, scienze e lingua francese nel Seminario vescovile di Orte, essendo parroco di S. Pietro. Giovane di ingegno e di vasta coltura umanistica, fu autore di numerose pubblicazioni storiche e letterarie. Arruolato per mobilitazione il 1° giugno 1915 ed assegnato alla 9^ compagnia di sanità, presso l’ospedale militare del Celio, di Roma, nel settembre dello stesso anno ottenne la nomina a cappellano militare, col grado di tenente, nel 40° reggimento artiglieria da campagna e raggiunse la zona di operazioni nella Conca di Plezzo. Dopo aver partecipato alla vita di guerra del reggimento dal Mrzli a Gorizia e sul M. Rombon nel 1916, sul Vodice e M. Santo nel 1917, alla fine dell’anno fu trasferito al 252° reggimento fanteria della brigata  Massa Carrara, in linea sull’Asolone. I fanti del reggimento ebbero, da allora, in lui non soltanto un maestro di sicura fede e di sincero patriottismo, ma anche un compagno assiduo nella faticosa vita della trincea e partecipe dei pericoli nei combattimenti sul Roccolo, fra il Pertica e il Solarolo, a nord del Grappa. Il 6 luglio 1918, il 252° reggimento venne incaricato di procedere alla riconquista di quota 1503 del M. Grappa, aspramente contesa ed ancora in mano nemica. Il valoroso cappellano ottenne quel giorno di recarsi al posto di medicazione, in prima linea, per assistere i feriti, col segreto proposito di unirsi ai reparti d’assalto, per stimolarli e condurli, per il suo fortissimo ascendente, alla conquista di contrastata ed importante posizione. E infatti, anziché fermarsi al posto di medicazione, munito unicamente di un bastone, uscì dalla trincea insieme ai suoi fanti e raggiunse di un balzo la vetta fortemente battuta dal fuoco nemico. Mentre calmo e sereno animava i soldati a combattere, una scheggia di granata lo colpì mortalmente.
Alla memoria di questa nobile figura di apostolo e di eroico soldato, fu concessa, con r. d. 23 ottobre 1921, la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:

Eroica figura di sacerdote e di soldato, durante cruento combattimento, ottenuto, dopo viva insistenza, di unirsi alla prima ondata d’assalto, slanciavasi, munito soltanto di bastone, alla testa dei più animosi, giungendo per primo sulla trincea nemica. Colpito mortalmente al ventre da scheggia di granata, incurante di sé, rimaneva in piedi, appoggiato ad un albero, ad incorare i soldati. Trasportato a viva forza al posto di medicazione, sebbene morente, consolava, con stoica virtù, gli altri feriti e spirava glorificando e benedicendo la fortuna delle nostre armi. Monte Grappa, 6 luglio 1918.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1918,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 132.