BADINI di BELLASIO Gian Giacomo

GIAN GIACOMO BADINI di BELLASIO084di Carlo e di Giuseppina Sacchetti, nacque ad Adria di Rovigo il 22 gennaio 1894 e morì in combattimento a Codroipo il 30 ottobre 1917.
Il suo alto sentire gli fece amare la Patria e tutto quanto di essa fosse rivelazione e simbolo. A Roma, dove erasi trasferito da fanciullo con i genitori, frequentò e compì con lode gli studi nell’Istituto tecnico Leonardo da Vinci. Iscrittosi alla facoltà di ingegneria, abbandonò le aule universitarie romane per arruolarsi, come allievo ufficiale, nel settembre 1914, nel 3° reggimento artiglieria da fortezza e nominato sotto tenente di artiglieria di complemento nel maggio 1915, fu destinato al 5° reggimento da costa e fortezza. Dopo la dichiarazione di guerra all’Austria, il 24 maggio, partecipò alle operazioni nell’alto Cadore, poi, nel novembre dello stesso anno, passò al 38° raggruppamento d’assedio, nel settore dell’Isonzo, alla testa di ponte di Gorizia. Promosso tenente nel luglio 1916, fu assegnato alla 10^  batteria da 105/28, con la quale dopo aver preso parte alle battaglie dell’Isonzo sul fronte della 3^ Armata meritando due encomi solenni ed una proposta per la promozione a capitano, si trovò nell’autunno del 1917 sul Faiti, quale sottocomandante della batteria. Durante il ripiegamento imposto dalle tristi vicende di Caporetto, la sera del 30 ottobre il Badini, a cavallo, alla testa dello scaglione pezzi della batteria che aveva tratto salvo dall’Isonzo, procedeva verso i ponti di Codroipo e diretto al Piave, con una marcia lenta per le vie ingombre di materiale bellico, di carreggi di ogni specie, soldati di tutte le armi e la popolazione fuggente. Attaccato di sorpresa da un reparto d’assalto germanico, con pronta e virile energia. dispose i suoi uomini a difesa; poi, nel grave momento, impossibilitato ad aprire il fuoco coi pezzi, ordinò di inutilizzarli e per dar tempo ai suoi artiglieri, estratta la pistola atterrò gli avversari più vicini. Sopraffatto dalla preponderanza numerica degli assalitori, armati anche di mitragliatrici, e ferito mortalmente da arma da fuoco, venne ucciso a colpi di pugnale dal nemico che non si attendeva così eroica resistenza ed una fiera negativa risposta alla intimazione di resa. Con r. d. 1° febbraio 1920 venne concessa alla sua memoria la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:

Sottocomandante di una batteria in marcia, attaccata di sorpresa dal nemico durante il ripiegamento dall’Isonzo al Piave, con straordinaria audacia si gettava primo sugli avversari più vicini, abbattendoli a colpi di pistola. Accerchiato, continuava con insuperabile energia a tener testa agli assalitori. Colpito a morte ed atterrato, all’intimazione di resa rispondeva: No, l’artiglieria italiana non si arrende! ed incitando ancora i suoi artiglieri, tentava con supremo sforzo di rialzarsi per continuare la lotta, ma trafitto a pugnalate, ricadeva al suolo esanime. Fulgido e glorioso esempio di alto sentimento dell’onore militare. – Codroipo, 30 ottobre 1917.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1917,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 182.