CASCINO Antonino

ANTONINO CASCINO066di Calogero e di Maria Grazia Franzone, nacque a Piazza Armerina di Caltanissetta il 14 settembre 1862 e morì il 29 settembre 1917 nell’ospedaletto da campo di Quisca in seguito a ferita riportata in combattimento.
Entrato a 17 anni nell’Accademia Militare di Torino, ottenne nel 1881 le spalline di sottotenente di artiglieria. Tenente nel 4° reggimento artiglieria nel 1884 e capitano nel 9° artiglieria nel 1890, prestò successivamente servizio nei reggimenti da campagna 11° e 15° e nel 1899 frequentò l’Istituto Superiore di guerra. Scrittore e studioso profondo di materie militari, dotato di vivido ingegno, fu prescelto per la cattedra di insegnante prima alla Scuola Militare di Modena e poi, col grado di maggiore, alla Scuola Superiore di Guerra. Nel 1911 fu promosso tenente colonnello e, nella primavera del 1915, colonnello, destinato al 3° reggimento artiglieria da fortezza. All’inizio della guerra contro l’Austria fu inviato in Cadore al Comando di artiglieria della 4^ Armata e poco tempo dopo in Francia, a capo di una speciale missione di ufficiali superiori. Nel maggio 1916, con la promozione a maggiore generale, assunse il comando della brigata Avellino, di recente formazione, che condusse al fuoco con alto spirito aggressivo nella battaglia per la conquista di Gorizia. Il 9 agosto, alla testa del 231° reggimento della brigata, entrò nella città liberata, issando sul palazzo del governo il tricolore. Condusse poi valorosamente la brigata nei combattimenti sul San Marco durante l’offensiva autunnale e sul Vodice, in quella del maggio 1917, dove, sebbene ferito ad un braccio, per le rinnovate prove di ardimento e di valore fu decorato di medaglia d’argento. Alcuni mesi dopo, promosso tenente generale per merito di guerra, ottenne il comando dell’8^ divisione. Con essa, durante l’undicesima battaglia dell’Isonzo dell’agosto 1917, con improvviso assalto scalò le pendici del Monte Santo e, il giorno 24, raggiunta la cresta del monte, piantò la bandiera sulle rovine del famoso convento.
Sempre in prima linea sulle posizioni conquistate e nelle zone più esposte al tiro nemico, fu animatore instancabile di coraggio e di fede nei suoi subordinati. Il 15 settembre, investito dallo scoppio di uno shrapnel insieme ad altri ufficiali e ferito rimase sul posto. Un processo infettivo rapidamente sviluppatosi, ne determinò la morte alcuni giorni dopo. Dice la motivazione della medaglia d’oro al v. m. che, con d. l. del 22 novembre 1917, fu concessa alla sua memoria:

Nobile figura di condottiero e di soldato, diede costante e mirabile esempio di ardimento e di valore alle truppe della sua divisione, recandosi a condividere con esse, sulle prime linee, tutte le vicende della lotta. Gravemente ferito da proiettile nemico, volle ancora mantenere il comando, finché ebbe assolto il suo compito della giornata, stoicamente sopportando il dolore della ferita, che poi lo condusse a morte. – Monte Santo, 15 settembre 1917.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1917,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 146.