FORTE Vincenzo

VINCENZO FORTE119di Francesco e di Lorenza Squillaci, nacque a Spezzano Albanese di Cosenza il 25 giugno 1886 ed ivi morì il 12 gennaio 1939.
Nato da famiglia di piccoli proprietari terrieri, dispensato dal servizio militare perché di terza categoria, dedicò la sua attività alla cura dei campi. Dopo la dichiarazione di guerra all’Austria nel maggio 1915, chiamato alle armi, per mobilitazione, nel novembre fu assegnato al 15° reggimento fanteria e nel marzo 1916 passò al 5° reggimento della brigata Aosta che raggiunse in zona di operazioni sull’alto Isonzo. Ottenuti i galloni di caporale nel maggio, l’anno dopo, col grado di caporal maggiore, fu trasferito al 77° reggimento della leggendaria brigata Toscana. Al comando di una squadra del III battaglione del reggimento dette prove numerose di valore e, sull’Altipiano di Asiago, in Val Miela, nel novembre 1917 fu proposto per la promozione a sergente per merito di guerra per il coraggio e la tenacia con i quali contrastò i ripetuti violenti attacchi nemici. Un mese dopo, il 24 dicembre, vigilia di Natale, quando la serenità della sacra ricorrenza avrebbe invitato i combattenti ad una tregua, la battaglia divampò con rinnovato accanimento. Nella situazione divenuta presto gravissima, i fanti del III battaglione si comportarono in modo ammirevole nella difesa di un ridottino sul Valbella. Attaccati nuovamente all’alba del giorno successivo da forze soverchianti, ridotti ormai a pochi uomini, dopo strenua lotta dovettero cedere e ripiegare sulle posizioni di partenza. Il caporal maggiore Forte, ferito all’inizio dell’attacco al braccio destro, volle, appena medicato, tornare al posto di combattimento; poco dopo, investito dallo scoppio di una bomba a mano che gli dilaniò le gambe, rifiutò di essere allontanato dal campo di battaglia, animando i suoi uomini alla resistenza. Accerchiato dal nemico, rifiutò sdegnosamente di arrendersi e, trascinatosi con grande forza d’animo dietro un mucchio di macerie per sfuggire alla cattura, venne raccolto, esausto e dissanguato sul campo, due giorni dopo. Trasportato in ospedale austriaco, subì stoicamente l’amputazione di entrambi gli arti. Con r. d. del 2 giugno 1921 gli venne concessa la massima ricompensa al v. m. con la seguente motivazione:

Graduato intelligente ed ardimentoso, comandò con perizia la propria squadra durante un violento contrattacco nemico. Sebbene ferito al braccio destro, rimase al posto di combattimento, incitando con l’esempio e la parola i propri dipendenti, alla testa dei quali affrontò poi corpo a corpo l’avversario. Ferito una seconda volta ad entrambe le gambe, squarciate da una bomba a mano, si oppose con ogni mezzo ad essere catturato e con sublime eroismo vi riuscì. Ma dissanguato ed esausto, dopo due giorni di inaudite sofferenze, venne dal nemico raccolto e tratto in prigionia, ove subì l’amputazione di ambedue gli arti. Monte Valbella, 25 dicembre 1917. Rimpatriato dopo l’armistizio, fu congedato nel marzo 1921.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1917,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 252.