GABBANA Enrico

MOVM CONCESSE PER FATTI D’ARME SVOLTISI POSTERIORMENTE AL 4 NOVEMBRE 1918 IN ALBANIA ED OLTREMARE

GABBANA ENRICO107di Giovanni e di Antonia Rosolen, nacque a Pordenone il 1° novembre 1901 e morì in prigionia di guerra il 21 luglio 1926.
Arruolatosi volontario nel novembre 1920 quale meccanico motorista nel genio aviatori, passò a domanda alla Scuola Aviatori e conseguì il brevetto di pilota militare su apparecchio IH-D l’8 aprile 1922. Trasferito effettivo alle truppe coloniali della Tripolitania nel marzo 1923, col grado di sergente, venne assegnato all’89^ squadriglia S.V.A. e promosso sergente maggiore nel dicembre dello stesso anno. Sottufficiale apprezzatissimo nella squadriglia e noto per il suo coraggio e lo sprezzo del pericolo, compì numerose ricognizioni. Incaricato di ricercare nel deserto la colonna di truppe Mezzetti di cui non si aveva notizie, il giorno 9 gennaio 1924, volò a lungo senza risultato. Partito nuovamente la mattina successiva dal campo di Mellaha di Tripoli su S.V.A. monoposto, per effettuare altre ricognizioni di ricerca della stessa colonna e lanciare manifestini sugli accampamenti arabi, non fece più ritorno alla base. Gli informatori ed i piloti lanciati alla sua ricerca, rientrarono senza notizie. Solo più tardi, quando le truppe italiane occuparono la regione di Socna, dalla lettura di un diario ritrovato, diligentemente tenuto dal valoroso pilota, come da informazioni raccolte sul posto, è stato possibile conoscere le circostanze che determinarono la sua scomparsa e ricostruire l’avvenimento. Nel diario il Gabbana riferiva di aver invano cercato nel deserto la colonna Mezzetti e che spingendosi sempre più lontano, volò per centinaia di chilometri sul deserto, senza bussola e sconoscendo il terreno. Giunto nel cielo di Ueddan e venutagli a mancare la benzina fu costretto ad atterrare, ma avvistato dagli arabi, fu raggiunto e fatto prigioniero. Nonostante le atroci sofferenze fisiche e morali cui fu sottoposto non si perdette d’animo; due volte tentò la fuga dal campo, riuscendo tuttavia a far pervenire messaggi alle autorità italiane che intavolarono trattative di riscatto col Capo Ahmed Sefel Nasser. E quando esse stavano per concludersi, il Gabbana in un nuovo tentativo di evasione trovò eroica morte. Alla sua memoria fu concessa, con r. d. 20 dicembre 1928, la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:

Audacissimo pilota, già distintosi in precedenti azioni di ricognizione, bombardamento e mitragliamento a bassa quota, sorvolava infaticabilmente, in condizioni atmosferiche difficilissime, aspre e desertiche distese africane per inderogabile collegamento di nostra colonna, finché era costretto ad atterrare in territorio ribelle. Catturato, sopportò con romana nobiltà le asprezze di lunga e dura prigionia cui pose fine dopo triplice infruttuosa impresa. Nell’ultimo disperato, quanto sublime tentativo di fuga, ucciso uno dei guardiani, soccombeva dopo impari ed accanita lotta al numero dei vendicatori, gettando serenamente la sua giovane vita in olocausto alla Patria gridando: Viva l’Italia, Viva l’Italia. Esempio ai valorosi.-Ueddan, 10 gennaio 1924, Socna 21 luglio 1926.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1918,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 236.