GUARNERI Enea

GUARNERI ENEA053di Giovanni Battista e di Camilla Ferrari, nacque a Passirano di Brescia il 24 ottobre 1894 e morì in prigionia il 25 giugno 1918.
Studente in agraria nell’Università di Pisa, la quale gli conferì dopo la morte la laurea ad honorem, chiamato alle armi il 30 aprile 1914 nel 36° reggimento fanteria e frequentato un corso per allievi ufficiali di complemento, nel dicembre dello stesso anno fu nominato sottotenente nel 2° reggimento alpini. Assegnato alla 18^ compagnia del battaglione Dronero, in zona della Carnia, il 24 maggio 1915, varcato il confine, partecipò con valore alle azioni nel settore Degano- Passo di Volaja. Nel marzo 1916, promosso tenente, fu destinato al battaglione Bicocca, 123^ compagnia e il 10 aprile 1916 ritornò in linea nell’alto Isonzo per la difesa di M. Rosso. Assunto il comando della 215^ compagnia del battaglione Valle Stura, e promosso capitano alla fine di luglio, passò al comando della 214^ compagnia con la quale nell’ottobre 1917, a M. Cavallo, dopo aver difeso strenuamente la posizione, fu ferito e fatto prigioniero. Inviato al campo di concentramento di Aschak, sul Danubio, ivi giunto concepì l’audace disegno di fuga che gli costò la vita. Alla sua memoria venne conferita, con r. d. 24 maggio 1924, la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:

Giovane ufficiale di rare virtù militari e del più puro patriottismo, animatore dei suoi dipendenti, che seppe predisporre ad ardite imprese, sempre primo ove vi era un pericolo da affrontare ed ultimo a lasciare il campo di battaglia, condusse sempre brillantemente il proprio reparto sia in cruenti assalti come in difese disperate. In diverse azioni ferito, ed alcune volte gravemente, non abbandonò mai il posto di combattimento; ma sereno e calmo, attivo e pieno di slancio persistette sempre nella lotta, sia che vi arridesse la vittoria, sia che la fortuna non corrispondesse al valore suo e del suo reparto. In un combattimento di retroguardia, dopo tre assalti, ferito e circondato dal nemico per avere protetto fino all’estremo possibile la ritirata del battaglione, prima di cadere prigioniero, fece presentare le armi dai pochi superstiti ai numerosi compagni d’arme, che nel suo esempio avevano trovata la forza di morire sul posto del dovere e del sacrificio. Infine in prigionia, conservando alto lo spirito e col pensiero rivolto alla Patria, anelante di affrontare per lei nuovi cimenti, organizzò un ardito tentativo di fuga; durante il quale, sprofondatasi la galleria, per la quale doveva avvenire l’evasione e rimastovi quasi completamente sepolto, non volle essere soccorso per non dare l’allarme e compromettere così la progettata fuga dei compagni; e fra gravi sofferenze, sopportate con vero stoicismo, moriva eroicamente suggellando la sua vita, tutta spesa per la Patria, con un atto fulgido di valore, per cui il nemico, ammirandolo, ebbe ad onorario degnamente e la forte Brescia lo ha elevato a simbolo di sua gente. -Monte Rombon, 16 settembre 1916 – Ortigara, 19 giugno 1917- Monte Cavallo, 27 ottobre 1917- Aschak sul Danubio, 25 giugno 1918.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1918,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 124.