MERLI Severino

MERLI SEVERINO127di Francesco e di Rosalia Boccafogli, nacque a Poggio Renatico di Ferrara il 28 luglio 1891 e morì in combattimento sul Veliki Hribach il 12 ottobre 1916.
Chiamato alle armi per il servizio di leva nel 1911 ed assegnato al 5° reggimento bersaglieri, fu congedato alla fine del 1914 col grado di sergente.
Ripresa la vita dei campi nell’Agro di Cosenza, in Calabria, dove era emigrato fin da ragazzo con la famiglia per ragioni di lavoro, pochi mesi dopo e precisamente il 21 aprile 1915, fu richiamato per mobilitazione e dal Distretto Militare di Barletta venne destinato al 12° reggimento bersaglieri, che già trovavasi mobilitato nella zona di radunata, ed assegnato al XXXVI battaglione. Alla dichiarazione di guerra all’Austria, il 24 maggio, varcò il confine e dette, fin dai primi giorni, segnalate prove di audacia e di sprezzo del pericolo nelle operazioni svolte dal battaglione nella zona di Caporetto. Promosso sergente maggiore il 1° luglio, passò al 7° reggimento bersaglieri, e, sul San Michele, il 26 dello stesso mese, guadagnò una medaglia di bronzo al v. m. perché, avendo il suo plotone perduto il comandante, ne aveva assunto il comando e lo aveva condotto all’assalto continuando imperterrito a combattere, nonostante fosse stato ferito. Guarito, ritornò al fronte, destinato al 238° reparto mitraglieri Fiat della I brigata bersaglieri, nel settore di Bosco Cappuccio. Il 12 ottobre 1916, durante l’ottava battaglia dell’Isonzo, mentre con l’usato vigore e spirito offensivo si spingeva avanti, alla testa della sua sezione, all’attacco della forte posizione del Veliki Hriback, cadde nuovamente colpito da una granata nemica che gli asportò le gambe. Ridotto un troncone sanguinante, scongiurò i compagni di non trasportarlo al posto di medicazione perché desiderava morire sul campo di battaglia fra i suoi bersaglieri. Al suo comandante accorso premurosamente, mostrava gli arti recisi e sorridendo esclamava: Ecco le mie gambe, signor tenente! ma non importa: andate avanti voi! Viva l’Italia!. E col nome della Patria sulle labbra, l’umile eroe spirava sul campo.
Dice la motivazione della medaglia d’oro al v. m. concessagli alla memoria con d. l. del 19 aprile 1917:

Costante esempio di coraggio ed altissimo sentimento del dovere, sapeva infondere nei dipendenti lo slancio ed il vigore offensivo che lo animavano. Avute le gambe asportate da una granata nemica, con eccezionale forza d’animo e cosciente sublime spirito di sacrificio, chiedeva di non essere trasportato al posto di medicazione, dicendosi lieto di morire per la Patria sul campo di battaglia, in mezzo ai suoi soldati. Fino agli ultimi istanti incitò i dipendenti a perseverare nella lotta e spirò dopo aver gridato Viva l’Italia!. Veliki- Hriback, 12 ottobre 1916.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1915 al 1916,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968, p. 282.