SCHIRO’ Giacomo

MOVM CONCESSE PER ATTI DI VALORE COMPIUTI DAL 1916 AL 1929 ANCHE FUORI DAL TERRITORIO NAZIONALE

SCHIRO' GIACOMO122di Giuseppe e di Angelina Mandalà, nacque a Piana dei Greci di Palermo il 23 novembre 1901 ed ivi morì il 23 luglio 1920.
Educato ai più nobili ed elevati sentimenti di amor patrio dal genitore insegnante e direttore degli studi nell’Istituto Orientale di Napoli, studente liceale nel Ginnasio – Liceo Genovesi di Napoli, a diciotto anni si arruolò nel XII battaglione premilitare bersaglieri Napoli non avendo potuto, per la sua giovane età, partecipare né alla grande guerra né all’impresa di Fiume con i volontari di Gabriele D’Annunzio. Seguendo l’impulso del suo animo generoso ed entusiasta, si prodigò con altri compagni a sostituire volontariamente e con disinteresse il personale postelegrafonico durante lo sciopero, durato alcuni giorni e che minacciò di paralizzare la vita commerciale della metropoli partenopea, perché non mancasse un importante servizio pubblico, alleviando, così, il disagio della popolazione. Promosso caporale ed inviato in licenza premio, trascorreva le vacanze con la famiglia nel paese nativo, allorché la sera del 23 luglio 1920, mentre, fiero ed orgoglioso della sua divisa di caporale dei bersaglieri, se ne stava ad ascoltare un concerto di musica nella piazza principale del paese, fu aggredito da una turba di facinorosi. I quali, dopo averlo ingiuriato per la uniforme che indossava e gridando: Abbasso il volontario! abbasso l’esercito! minacciarono di percuoterlo. Il giovane Schirò si limitò dapprima a rispondere con Evviva alle ingiurie ed alle grida scomposte dei facinorosi; poi quando essi gli si strinsero intorno con la ferma intenzione di percuoterlo, prima con le minacce e poi tentando anche di togliergli la sciabola-baionetta di cui era armato, si difese disperatamente con la stessa arma, ferendo uno degli aggressori che lo aveva percosso. Dopo breve colluttazione, non potendo da solo tener testa al numero soverchiante, cercò riparo in una sala del vicino circolo agricolo, ma raggiunto, fu ripetutamente ferito da colpi di rivoltella e di pugnale. Creduto morto, fu abbandonato nella stessa sala del circolo. L’eroico giovanetto ebbe ancora la forza di trascinarsi in un angolo ove giaceva una bandiera nazionale, poco prima strappata dagli stessi facinorosi, e l’avvolse intorno al suo corpo come un sudario. Alla sua memoria fu concessa, con moto proprio sovrano del 20 dicembre 1925, la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:

Ispirato da alto sentimento di patriottismo e civismo, tenne testa risolutamente ad una turba di sovversivi, che vilmente lo avevano aggredito profferendo parole di vilipendio al Re e alla Patria. Dopo essersi difeso accanitamente, colla baionetta, colpendo alcuni avversari, sopraffatto dal numero e respinto entro la sala da gioco, cadde con 53 ferite. Abbandonato a terra, morente, con sforzo supremo si trascinò per la sala e raccolta una bandiera nazionale strappata e buttata a terra da quei forsennati, si avvolgeva in essa. Fulgido esempio del più puro eroismo, emise il suo ultimo respiro stretto ancora fra le pieghe del glorioso simbolo riconsacrato dal suo sangue generoso. Piana de’ Greci, 23 luglio 1920.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1918,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 266.