VITALI Dario

VITALI DARIO072di Moisè detto Augusto e di Regina Corcos, nacque a Lucca il 15 novembre 1899 e morì a Roma il 15 ottobre 1955.
Arruolato nel 3° reggimento genio telegrafisti nel luglio 1917, al termine di un corso per allievi ufficiali di complemento, venne nominato, nel marzo 1918, aspirante nel 2° reggimento genio zappatori. Giunto al fronte, in Cadore e destinato alla 48^ compagnia zappatori, chiese ed ottenne, nel maggio, di essere assegnato al IX reparto d’assalto col quale, nel giugno, durante la battaglia del solstizio prese parte ai combattimenti sull’Asolane, sul Fenilon, su Col Moschin e sul Fagheron. Nominato portastendardo del reparto, dopo la morte eroica di Ciro Scianna il 24 giugno sull’Asolone, nella vittoriosa battaglia finale di Vittorio Veneto quando il 25 ottobre fu dato l’ordine di muovere all’attacco delle forti posizioni nemiche di M. Asolone e di Col della Berretta e gli arditi del IX reparto d’assalto si lanciarono fuori delle trincee con deciso impeto, il Vitali fiero dell’onore affidatogli e consapevole del grande valore morale che il vessillo della Patria sventolante sul campo di battaglia, assumeva in quell’ora decisiva della guerra, si portò alla testa degli arditi e lo tenne spiegato nel combattimento, sotto il fuoco delle artiglierie e delle mitragliatrici, dove imperversava la distruzione e la morte. E allorché il nemico venne al contrattacco, il Vitali gli si lanciò contro e sventolando il tricolore nella fase critica e rischiosa della battaglia, sebbene ferito gravemente al viso e privato dell’occhio destro, trascinò i suoi compagni nella lotta; Al giovanissimo ufficiale venne concessa, con r. d. 21 marzo 1921, la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:

Porta stendardo di un battaglione Fiamme nere, in un fierissimo combattimento fece sventolare alto il tricolore alla testa della prima ondata, infiammando ed entusiasmando i soldati. Convinto dell’importanza morale del sacro segnacolo di vittoria, lo tenne spiegato nei punti più pericolosi e più minacciati, anche quando attorno a lui imperversava la distruzione e la morte. Ferito gravemente con la perdita di un occhio, rifiutò di lasciare il combattimento. Accerchiato con altri pochi compagni da forze superiori, con sublime slancio, si scagliò in violenta ed impari lotta, riuscendo col suo eroico ardimento, a fare abbassare le armi al reparto nemico, che gli aveva tagliata la ritirata. Solo a combattimento ultimato si sottopose alle cure mediche. Fulgido esempio di eroismo e di alte virtù militari. – Monte Asolone, Col della Berretta, 25 ottobre 1918.

Guarito e promosso sottotenente, prestò servizio nel 7° raggruppamento genio, a Roma. Collocato in congedo e laureatosi in giurisprudenza nell’Ateneo romano nel 1923, esercitò la professione a Roma e a Mogadiscio, in Somalia, ove erasi trasferito. Tenente nel 1934, partecipò alla guerra di Etiopia. Catturato dagli inglesi nel 1941, durante la seconda guerra mondiale, fu rimpatriato con altri invalidi di guerra nel 1943.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1918,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 162.