SAVIO Giovanni Edoardo Emilio

SAVIO GIOVANNI EDOARDO051di Andrea e di Luigia Olimpia Rossi, nacque a Torino il 3 maggio 1837 e morì in combattimento sotto le mura di Gaeta il 22 gennaio 1861.

Onore della Patria e splendore del nostro Esercito, così l’illustre esule e patriota Sigismondo di Castromediano esaltò nella dedica alle sue memorie Carceri e galere politiche i due eroici fratelli Alfredo ed Emilio Savio caduti, il primo all’assedio di Ancona e l’altro, alcuni mesi dopo, alla presa di Gaeta.
Dall’Accademia Militare, dove era stato ammesso nell’agosto 1855, ebbe la promozione a luogotenente di 2^ classe nel Corpo d’artiglieria nel maggio del 1859 e nella campagna di guerra di quell’anno mostrò di essere prode quanto provetto artigliere.
Promosso capitano nel 3° reggimento artiglieria da piazza, il 27 giugno 1860, assunse il comando della 4^ compagnia colla quale sbarcò a Napoli il 28 settembre, nello stesso giorno in cui il fratello capitano Alfredo cadde nell’assedio di Ancona. Inviato con l’artiglieria sul Volturno, tre giorni dopo prese posizione davanti a S. Angelo presso Capua per sostenere l’azione delle Camicie Rosse che avevano assediato i Borbonici nella fortezza.
Il 3 novembre Capua si arrese ed il capitano Savio, per la perizia ed il valore dimostrati durante l’assedio, fu decorato dell’Ordine Militare di Savoia. Un più difficile compito gli fu affidato dopo pochi giorni: quello di dirigere la costruzione di alcune batterie per l’assedio della piazzaforte di Gaeta, e vi si dedicò con magnifico slancio. Quindi assunse, alla fine di dicembre, il comando della batteria n. 16 sul monte dei Cappuccini. Scaduto l’8 gennaio 1861 l’armistizio, un fuoco vivace si accese la mattina stessa fra le opposte artiglierie. La batteria dei Cappuccini fu tra le più esposte all’azione nemica. Rinnovato l’armistizio, che scadeva il 23 gennaio, improvvisamente, la mattina del 22, i Borbonici senza alcun preavviso aprirono il fuoco con tutte le artiglierie concentrando il tiro sulla batteria dei Cappuccini. La sorpresa non riuscì; la batteria tenne bravamente testa al grandinare dei proietti provocando a sua volta la distruzione nelle difese della piazza. Dopo varie ore di combattimento, il Savio per meglio osservare il tiro si portò su un muricciolo scoprendosi così ai colpi del nemico ed una palla lo colpì alla tempia, freddandolo.
Alla memoria dell’eroe con regio decreto 1 giugno 1861, fu concessa la medaglia d’oro al valore per l’intelligenza e l’attività nei lavori d’assedio e per il suo gran coraggio e sangue freddo superiore ad ogni elogio dimostrati nei giorni di fuoco, infondendo, col suo valoroso contegno, ardire e fermezza nei suoi subordinati all’assedio di Gaeta.


G. Carolei, G. Greganti, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1848 al 1870,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia,  [Grafischena], Roma 1950, p.142.