DE COBELLI Augusto

nasce a  Novara il 5 giugno 1909 (Wikipedia). Maggiore s.p.e. (servizio permanente effettivo) fanteria, battaglione alpini L’Aquila.

Uscito sottotenente dalla Scuola Militare di Modena nel settembre 1932 e frequentata l’applicazione d’arma, fu destinato al 6° reggimento alpini dove conseguì due anni dopo la promozione a tenente. Frequentò nel settembre 1936 il 15° corso di osservazione aerea a Cerveteri ed ottenuto il brevetto di osservatore, prestò servizio presso la 35^ squadriglia O.T. (Osservatore Terrestre) a Bolzano dal marzo all’ottobre 1937. Partì volontario per l’A.O.I. (Africa Orientale Italiana) e dopo aver partecipato ai cicli operativi di grande polizia coloniale nel Goggiam e nell’Amhara rimpatriò alla fine del 1939. Destinato al battaglione Valtellina del 5° alpini, entrò in guerra sul fronte occidentale nel giugno 1940. Passato al battaglione Tirano partecipò alla campagna contro la Grecia al comando della 48^ compagnia. Promosso capitano nel 1941, con anzianità gennaio 1940, fu ammesso al 71° corso della Scuola di guerra, ultimato il quale, fu assegnato in servizio di S.M. (Stato Maggiore) al Comando della 6^ Divisione alpini Alpi Graie. Il 29 settembre 1943, passate le linee, fu incaricato di costituire il battaglione L’Aquila di cui assunse il comando con la promozione a maggiore. Entrato a far parte del Gruppo di combattimento Legnano partecipò alla guerra di liberazione dal 15 gennaio 1944. Ferito gravemente nel fatto d’arme del 23 marzo 1945 in Val d’Idice nei pressi di Bologna, si spense lo stesso giorno nella 51^ sezione di sanità.

Altre decorazioni: M.A. (Medaglia d’Argento) (Cielo dell’Impero, febbraio 1938 – ottobre 1939); M.B. (Medaglia di Bronzo(Fronte greco, novembre – dicembre 1940).

Ufficiale di leggendario valore, già ripetutamente distintosi in precedenti campagne, sapeva creare in pochi mesi dal nulla un battaglione alpino di saldissime qualità spirituali e operative che portava al fuoco suscitando l’ammirazione dei vecchi e già provati battaglioni del reggimento e delle truppe alleate. In una ricognizione da lui diretta oltre le linee, effettuata per valutare la consistenza dell’occupazione nemica, su di una posizione la cui conquista avrebbe meglio salvaguardato l’integrità della difesa e creata la necessaria premessa per la prossima azione offensiva, cadeva eroicamente. Col suo sacrificio egli volle infondere in ciascuno dei suoi alpini la sicurezza ed il mordente che nutriva nel proprio cuore. Ci è riuscito quando il suo esempio è diventato comandamento e la leggenda a tutti gli alpini ragionanti tra loro e di continuo del loro giovane maggiore che era andato più avanti di tutti e, che era caduto primo tra tutti, insegnando con così semplice naturalezza quale fosse la via dell’onore e della gloria. Valle Idice, 23 marzo 1945.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 642.