DE GASPARI Oreste

DE GASPARI ORESTE077di Marcello e di Anna Adelaide Speroni, nacque a Potenza il 10 dicembre 1864 e morì a Genova il 12 settembre 1933.
Di famiglia genovese, uscì sottotenente di fanteria dalla Scuola Militare di Modena nel 1883, assegnato al 53° reggimento fanteria della brigata Umbria. Tenente nell’ottobre 1887 e capitano dal gennaio 1898, fu trasferito al 2° reggimento bersaglieri. Combatté in Cina nel 1900 contro i Boxers meritando un encomio solenne. Rimpatriato, passò al 12° reggimento bersaglieri, nel settembre 1910, per la promozione a maggiore, e ritornò al 2° reggimento, nel febbraio 1915, allorché fu promosso tenente colonnello. Al comando del II battaglione, varcò il confine al Passo di Cereda, nella Val Cordevole, il 24 maggio, dopo la dichiarazione di guerra all’Austria. Promosso colonnello pochi mesi dopo, assunse il comando del 138° reggimento fanteria e nel novembre 1915 fu decorato di medaglia di bronzo al valore a M. Sei Busi, sul Carso. Nel maggio 1916 ritornò nei bersaglieri al comando del 14° reggimento che condusse con valore nelle azioni sull’Altipiano di Asiago. A M. Zebio, il 6 luglio dello stesso anno, nel corso della controffensiva, ferito gravemente ad una gamba e mutilato della mano sinistra, fu decorato di medaglia d’argento al valore. Ritornato al fronte, al comando della brigata Como ebbe una croce di guerra al valore per la difesa dei Solaroli, sul massiccio del Grappa, durante la battaglia del solstizio del giugno 1918. Al comando del 1° raggruppamento d’assalto con la promozione a brigadiere generale, nell’ottobre dello stesso anno, nella battaglia di Vittorio Veneto, superato il Piave in circostanze difficilissime, contribuì con le sue valorose truppe alla vittoria. La medaglia d’oro al v. m., conferitagli con d. l. 29 maggio 1919, così dice nella motivazione:

Comandante di due gruppi d’assalto rinforzati con elementi d’artiglieria e genio, li condusse risolutamente al di là del Piave e raggiunse con precisa manovra gli obiettivi assegnatigli. Durante un grave contrattacco nemico, spiegò la più grande energia, manovrando con la più grande opportunità le provate sue truppe. Nel momento più critico, quando maggiormente ferveva la lotta, fu alle sue schiere simbolo di indomito eroismo e inflessibile forza di comando. Dominate con fermissimo imperio le sanguinose vicende del combattimento, non appena possibile riordinò le truppe per la ripresa dell’attacco, che condusse a completo compimento. I suoi arditi, nella gioia della vittoria, provarono la fierezza più grande alla quale potessero aspirare: quella di vedere impersonati nel loro comandante il valore insigne ed i fulgori di eroismo che la battaglia aveva richiesti. Falzè di Piave, 27-28 ottobre 1918.

Dopo l’armistizio, fu in Tripolitania e nel 1920 comandante delle truppe della Cirenaica; promosso generale di brigata, nel dicembre 1923 per la conquista di Agedabia fu insignito della croce di cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia. Rimpatriato, comandò la brigata Roma e fu collocato nella riserva nell’ottobre 1924.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1918,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 172.