L’Aeronautica cobelligerante italiana
1943
Nascita in Italia meridionale dell’Aeronautica Cobelligerante italiana: strumento con cui la Regia Aeronautica sosteneva lo sforzo bellico alleato. Contrapposizione dal 27 ottobre dello stesso anno con l’Aeronautica Nazionale Repubblicana, sorta a Salò. La guerra civile di Liberazione si ripropone anche nell’ambito dell’Aviazione.
Primo vero impegno: appoggio aereo alle azioni di terra contro i tedeschi a Corfù e Cefalonia. Condotto nonostante le diffidenze degli anglo-americani. Le operazioni furono sia di soccorso e recupero (la prima il 16 settembre) che offensive (17 settembre) anche verso le coste greche e albanesi. Prime perdite di aviatori italiani (tenente Felice Fox, 19 settembre ’43) e primi abbattimenti di aerei nemici (due Junker 87 grazie all’azione del capitano Annoni e il sergente Verda, 25 settembre). Sostegno aereo alleato giunse solo il 26 settembre, ma ormai la tragedia dei militari italiani era segnata.
Compito della Regia: appoggio all’impegno militare jugoslavo nei Balcani. In realtà volontà di sostenere anche i militari italiani che avevano deciso di rimanere dall’altra parte dell’Adriatico al fianco della Resistenza titina. Primo collegamento aereo con la divisione “Venezia” (dalla cui unione con la “Taurinense” nacque la divisione partigiana Garibaldi) il 12 ottobre a Berane (Montenegro); Primo atterraggio sempre nella città montenegrina avvenne il 16 ottobre 1943: un Fiat Cr.42 pilotato dal tenente Ettore Gusmaroli consegnò al generale Oxilia un cifrario e un messaggio del generale Vittorio Ambrosio (Capo di S. M. Generale).
Lancio di manifestini di propaganda per tutta Italia (Puglia, Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia), anche su Roma (22 settembre): “Cittadini di Roma, il pensiero dei vostri cari oltre la linea del fuoco è con noi in ogni istante. Fidate e sperate. L’ora della liberazione s’avvicina di giorno in giorno sotto l’inesorabile spinta degli eserciti delle civiltà democratiche. Questo è il saluto di tutti i fratelli liberi. Ve l’hanno portato gli aviatori d’Italia sulle loro ali tornate alfine a rintuzzare l’insulto dell’eterno nemico della civiltà e della razza, sulle loro ali benedette dalla coccarda tricolore di Vittorio Veneto, al cui fianco volano, per gli azzuri cieli della Patria, la vittoria e la libertà”
“Cannibalizzazione” dei velivoli italiani in Sicilia e Nord Africa: penuria di mezzi porta alla continua ricerca di parti utili su aerei fermi negli aeroporti di Castelvetrano, Sciacca, come anche di Tunisi e Tripoli.
1944
Scioglimento all’inizio di gennaio del Superaereo, costituito nel 1940; venne sostituito dallo Stato Maggiore della Regia Aeronautica. Questa nuova organizzazione serviva da rottura con l’ingombrante passato fascista. Ugualmente i successivi cambiamenti coincideranno con le mutazioni politiche (quali ad esempio la caduta del governo Badoglio e l’arrivo dell’on.Bonomi); organigramma aeronautico aprirà sempre più le porte ai civili, come l’avv. Carlo Scialoja (Sottosegretario per l’Aeronautica), dando prova di una crescente stabilità e un maggiore legame con l’ambito politico.
Sul finire dell’anno il nuovo rimpasto governativo portò proprio Scialoja a divenire Ministro dell’Aeronautica; per motivi di salute resistette fino alla metà del gennaio 1945, ma venne sostituito da un altro civile, l’on. Luigi Gasparotto.
Se nel 1943 il peso del sostegno all’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia era sopratutto sulla Royal Air Force, nel 1944 gli aviorifornimenti furono attuati per lo più con aerei e materiali italiani (seppur vi fosse penuria di entrambi). Da qui sorsero inevitabili contrasti con gli Alleati, per la loro volontà di subordinare e sottovalutare il ruolo della Garibaldi nel territorio balcanico; a ciò corrispondeva una diminuzione, imposta all’Aviazione italiana, di sostegno a loro rivolto.
Riconosciute sempre maggiore importanza e responsabilità da parte degli Alleati: 20 gennaio, aviolancio da parte di un S.82 della missione MacLean presso Tito (a Dvar, Bosnia-Erzegovina), con la partecipazione di Randolph Churchill, figlio del Primo Ministro Inglese.
1945
Azioni offensive italiane si dirigono verso il nord dei Balcani (Croazia, Serbia, Slovenia) in quanto tedeschi iniziano a ripiegare oltre Sarajevo. Principale obiettivo della Regia era quello di attaccare costantemente le linee di comunicazione e di movimento così da isolare e bloccare le truppe naziste.
Gennaio-maggio, Ciclo di Canne (12 km a Sud di Termoli): necessità di uno spostamento più a Nord. Dal 15 febbraio però si iniziò ad utilizzare anche il campo trampolino di Lissa (isola croata), da cui poter raggiungere obiettivi sempre più lontani. L’aeroporto non fu da subito predisposto per ospitare i nostri aviatori: problema sia relativo al cibo (risolto con un rancio speciale concesso dalla RAF) che dell’alloggio (per settimane si dormì sotto il cielo).
Diminuisce sostegno alle truppe italiane mentre aumenta considerevolmente quello per i titini. Questo avveniva in quanto ai primi di marzo la Garibaldi, riunita a Dubrovnik (Croazia), veniva rimpatriata. Dei 23.500 uomini che si raccolsero alla fine del novembre ’43 per dar vita alla Garibaldi erano presenti sedici mesi più tardi, solo 3.500 fra fanti e alpini, a cui erano da aggiungere altri 2.000 fra feriti, congelati e ammalati trasportati in precedenza per via aerea in Italia; più di 18.000 soldati d’Italia erano morti sul suolo balcanico.
Sul futuro dell’Aeronautica italiana, dal febbraio ’45, sembrò cadere un macigno: un’ordine dell’AFSC, firmata dal Vice Air Marshall Bowen-Buscarlet, sancì una ristrutturazione della R.A., imponendo una diminuzione considerevole del personale e del materiale aeronautico: la maggior parte degli aerei di produzione italiana venne infatti destinata alla distruzione. Nulla rimaneva all’Italia in quanto i velivoli alleati erano stato concessi solo in “cessione in uso” e l’industria aeronautica era del tutto ferma, se non inesistente. Le veementi proteste italiane coinvolsero il capo di S.M. Ajmone Cat, il ministro Gasparotto, fino al Presidente del Consiglio Bonomi. La diplomazia italiana fece breccia in particolare verso l’opinione pubblica statunitense, la quale obbligò l’AFSC ad una revisione profonda della disposizione.
Fine operazioni: il 5 maggio 1945 sei Baltimore partiti alla volta di Zagabria-Sisak per una ricognizione offensiva furono fermati da una comunicazione radio del proprio Stormo. La missione era annullata, la guerra era finita. Tre giorni dopo giunse la tanto attesa resa tedesca.