Un’ agenzia giornalistica clandestina
Subito dopo il massacro delle Fosse Ardeatine il generale Kurt Mälzer convocò nel suo ufficio, al Corso d’Italia, i direttori dei giornali col pretesto di voler prendere contatto coi rappresentanti della stampa romana, ma, in realtà, per cercare di giustificare l’ingiustificabile, orrendo misfatto commesso.
Alla riunione intervenne anche il colonnello Kappler, il famigerato capo delle SS. naziste operanti in Roma, il quale parlò a lungo insistendo sul … «deplorevole contegno della popolazione di Roma, restia in modo assoluto ad ogni invito di collaborare coi tedeschi».
Ad un certo punto egli tirò fuori da una capace borsa un mucchio di giornali e di opuscoli clandestini e, gettandoli sul tavolo, esclamò:
“La propaganda di odio che viene esercitata contro di noi con questi fogli, è enorme…”.
Ed era vero. Giornali e opuscoli clandestini delle varie tendenze politiche pullulavano a Roma; nella sola tipografia di Armellini in via del Governo Vecchio, se ne stampavano una diecina.
Recapitati con tutti i mezzi, essi giungevano ovunque e perfino sugli stessi tavoli delle più alte autorità nazi-fasciste civili e militari. Per forza di cose queste pubblicazioni, che venivano compilate con infinite, comprensibili difficoltà e con gravissimi rischi, data la rande vigilanza esercitata dai nazi-fascisti, contenevano un notiziario incompleto e non sempre organico.
Di qui la necessità di organizzare uno speciale servizio di informazioni ad uso della stampa clandestina e di personalità politiche antifasciste.
Fu il CENTRO X del Fronte Militare Clandestino di Resistenza che prese questa iniziativa, creando una vera e propria agenzia di informazioni giornalistiche, alla quale venne dato il nome di «Bollettino Giallo» dal tipico colore della carta impiegata. Il “Bollettino Giallo”, dal novembre 1943, è stampato presso la tipografia “Athenais” che stampa notizie militari capatate ai tedeschi.
Il «Bollettino Giallo» – ideato dal Dott. Ettore Basevi, Capo dell’Ufficio Stampa del Centro Clandestino di Resistenza – funzionò in piena efficienza durante il periodo di oppressione nazi-fascista, ed ebbe un maggiore impulso allorquando il Comando del Centro stesso venne assunto dal Generale Roberto Bencivenga.
Ma fin dalla sua creazione esso era in grado di fornire giornalmente alla stampa clandestina notizie varie provenienti dall’ Italia Liberata e dall’estero, raccolte sia a mezzo di apparecchi radioriceventi installati, nei luoghi più impensati, e sia attraverso ad una vasta rete di informatori in funzione di autentici réporters, i quali, sempre con l’orecchio teso, frequentavano caffè, ritrovi politici e mondani, uffici pubblici, piazze, ecc. procurando di … captare ogni notizia che comunque avesse potuto interessare il Fronte Militare Clandestino di Resistenza.
Tali réporters, fra i quali ricordiamo i nomi di Roberto Ricciardi, Augusto Premoli, Tomaso Napolitano, affluivano in una località convenuta; quivi risiedevano in permanenza il Dott. Ettore Basevi, la signorina Lily Elena Marx, Adolfo Porry Pastorel e Bruno Calvoso, i quali raccoglievano le informazioni e provvedevano alla compilazione del «bollettino». Questo conteneva, fra l’altro, notizie dai vari fronti di guerra, captate, come si è detto, alla radio, notizie non ufficiali di ambienti tedeschi, eventuali ordini e disposizioni del Fronte Militare Clandestino di Resistenza, ecc., e si faceva altresì eco delle varie polemiche e dei vari punti di vista di tutti i partiti politici che clandestinamente esistevano in Roma.
Giorno e notte diversi «Volontari della Libertà» si alternavano nelle ricezioni alla radio, si da assicurare un servizio regolare e continuativo.
Fra coloro che vi si prestarono con encomiabile zelo e spirito di sacrificio (essere sorpresi in tale opera, è noto, significava andare alla morte) erano: Nicky Warchawsky, Giuliana Fiastri, Giuseppe Giubilo, Billo Fiastri.
Oltre cinquanta copie del «bollettino» venivano cosi ogni giorno preparate e, ad ore fisse, erano pronte per la distribuzione.
Incominciavano, allora, i timori e le ansie nei confronti di coloro che si erano dedicati a tale distribuzione; compito, questo, quanto mai delicato e rischioso, che veniva svolto nelle più svariate forme nelle chiese, agli angoli di determinate strade, su prestabilite vetture filotramviarie, nei teatri e cinematografi, negli uffici pubblici e privati e via di seguito.
Colui (o colei) che recava le copie, le consegnava furtivamente a chi era in attesa; questi si allontanava per recapitarle a destinazione, sia direttamente, che attraverso terzi e quarti emissari, i quali a loro volta, attendevano in località prestabilite.
Con le continue «retate» che i nazi-fascisti compivano ovunque, nella città, è facile comprendere quel che sarebbe accaduto a coloro che fossero st ati trovati in possesso di un simile materiale di propaganda!
Il lavoro della distribuzione del “bollettino”, costituiva perciò una delle fasi più pericolose della audace impresa ideata e attuata dal Dott. Basevi. Se ne dette in prevalenza l’incarico ad elementi femminili, i quali, sia pure fino ad un certo punto, potevano più facilmente sfuggire alle «razzie» e alle indagini delle S.S. nazi-fasciste e della polizia ufficiale.
Cosi, col prezioso involto nella borsa, Laura Polli, Clara Cannarsa, Silvia Pintor, Maria Muratori, Nicoletta Coppini, Elena Rossi, insieme con altre coraggiose giovani, circolavano per la città con la più ingenua aria di ragazze sfaccendate e provvedevano, al momento opportuno, alle consegne del “Il bollettino”.
Anche numerosi elementi maschili erano tuttavia adibiti a questo lavoro. Ricordiamo, fra i tanti, Michele Multedo, Licurgo Chiarini, Bruno Di Murro, Angelini Arturo, i sergenti di “Genova Cavalleria”, Mangiacappa, Ugolini e Caruso, i quali, come i loro colleghi in gonnella con mille raggiri, con infiniti sotterfugi e superando spesso ostacoli quasi insormontabili, riuscivano sempre brillantemente a condurre a termine la rischiosa missione assuntasi.
La ormai leggendaria Agenzia Giornalistica Clandestina: il “Bollettino giallo”, ha insomma funzionato magnificamente e con brillante successo fino al giorno della liberazione di Roma.
Fonte: A. Trosio, Roma sotto il terrore nazi-fascista, Mondini, 1944, Roma (in consultazione presso la Biblioteca di interesse locale “Lorenzo Lodi”.