BONAPARTE Carlo Luigi NAPOLEONE

NAPOLEONE III105Napoleone III,di Luigi e di Ortensia Eugenia di Beauharnais, nacque a Parigi il 20 aprile 1808 e morì a Camdem Place – Chislehurst (Inghilterra) il 9 gennaio 1873.
Visse la fanciullezza nel castello di Aremberg, sul lago di Costanza, ove la famiglia erasi ritirata dopo la caduta dell’Impero.
Il suo orientamento politico fu notevolmente influenzato dalle idee del precettore Filippo Le Bas.
Fece frequenti viaggi in Italia, dal 1823 al 1826. Entrato in rapporti con cospiratori partecipò sul finire del 1830 ai moti insurrezionali nel Lazio, a Roma, in Umbria ed in Romagna contro il potere temporale. Falliti questi movimenti poté sfuggire alla cattura della polizia riparando in Svizzera.
Divenuto nel 1832 capo del movimento bonapartista, tentò, nel 1836 e nel 1840, la conquista del trono di Francia. Eletto deputato all’Assemblea Costituente della Seconda Repubblica nel settembre 1848, nelle elezioni del 10 dicembre successivo, ascese alla Presidenza con assoluta maggioranza di voti. Il colpo di Stato del 2 dicembre 1851 lo fece salire al trono col titolo di Imperatore nel dicembre dell’anno seguente.
Inaugurò e sviluppò una politica estera di attivo intervento nelle grandi questioni europee; fu nel 1855, a fianco dell’Inghilterra, contro la Russia, in Crimea. Poi con l’accordo di Plombières e con l’alleanza col Piemonte nella guerra contro l’Austria nel 1859 accrebbe negli Italiani la speranza per l’indipendenza della Patria.
Sceso in campo nell’aprile del 1859 con sei Corpi d’armata francesi, di cui assunse il comando, a fianco dell’Armata sarda, dopo il successo di Montebello, si portò con gli eserciti alleati nel Vercellese e quindi sul Ticino. La vittoria di Magenta del 4 giugno, da lui definita grande vittoria, fu dovuta all’intervento poderoso del II Corpo guidato dal generale Mac-Mahon.
Dopo le battaglie di Solferino e di S. Martino del 24 giugno, quando Sembrava che l’aspirazione degli Italiani all’indipendenza stesse per concludersi, Napoleone III, con l’armistizio di Villafranca, troncò la guerra bruscamente.
Ciononostante, per il suo personale valore di combattente ed in riconoscimento della fraternità d’armi dei due eserciti, il Governo piemontese gli conferì la medaglia d’oro al valore per la battaglia di Magenta.
Si lanciò in seguito in pericolose ed inutili avventure militari in Siria, in Cina e nel lontano Messico e gli insuccessi furono preannunciatori della catastrofe finale. Irreparabilmente sconfitto dai Prussiani a Sèdan nel 1870, conobbe ancora, e per l’ultima volta, la via dell’esilio.


G. Carolei, G. Greganti, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1848 al 1870,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia,  [Grafischena], Roma 1950, p.254.