Gli “attori” del 25 luglio 1943
Il verbale del Gran Consiglio 25 luglio 1943 Il testo e le firme raccolte da Dino Grandi precedentemente alla seduta ed il computo dei voti:
Bibliografia sul 25 luglio 1943 per gentile concessione Biblioteca Lorenzo Lodi
BENITO Amilcare Andrea MUSSOLINI (Dovia di Predappio, 29 luglio 1883 – Giulino di Mezzegra, 28 aprile 1945). Dopo il delitto Matteotti (giugno 1924) una serie di leggi gli conferì in pratica i pieni poteri, e si iniziò per l’Italia il periodo vero e proprio di sudditanza al regime fascista, Il 9 maggio 1936, dopo la conquista dell’Etiopia, Mussolini proclamò la fondazione dell’Impero. Intervenne poi nella guerra civile spagnola e iniziò una politica estera che doveva portare il paese ad una collaborazione sempre più stretta con la Germania hitleriana. Il 22 maggio 1939, infatti, fu firmato il Patto d’acciaio fra le due nazioni e il 10 giugno dell’anno successivo anche l’Italia veniva trascinata nella seconda guerra mondiale. Assunto il comando supremo delle forze armate, il duce governò più dittatorialmente senza neppure consultarsi col Gran Consiglio del fascismo, la cui ultima riunione risaliva al dicembre 1939. Il cattivo andamento delle operazioni belliche fece aumentare il malcontento popolare e la «fronda» nelle file delle massime gerarchie fasciste, che dopo lo sbarco in Sicilia delle truppe angloamericane insistettero per ottenere la convocazione del Gran Consiglio. Messo in minoranza nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943, Mussolini venne arrestato a Villa Savoia e deportato dapprima nell’isola di Ponza, poi alla Maddalena e infine sul Gran Sasso, da dove fu liberato il 12 settembre successivo con un audace colpo di mano compiuto da un commando di paracadutisti tedeschi. Cominciava così la tragica avventura della repubblica di Salò.
VITTORIO EMANUELE III (Vittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro di Savoia; Napoli, 11 novembre 1869 – Alessandria d’Egitto, 28 dicembre 1947). Re d’Italia dal 1900 al 1946. In seguito alla marcia su Roma, conferì a Mussolini l’incarico di formare il governo, riconfermandogli il suo appoggio anche dopo il delitto Matteotti. Durante tutto il «ventennio» rimase in secondo piano, privo di effettivi poteri. Solo dopo il voto del Gran Consiglio si risolse a destituire Mussolini e a farlo arrestare, sostituendolo con Badoglio.
DINO GRANDI conte di Mordano (Mordano, 4 giugno 1895 – Bologna, 21 maggio 1988). Iniziò il suo impegno politico in movimenti di sinistra. Terminata la prima guerra mondiale, alla quale partecipò come capitano degli alpini, laureatosi in giurisprudenza, aderì al movimento fascista, organizzò lo squadrismo bolognese e fondò l’Assalto. Eletto deputato nel 1924, nello stesso anno fu sottosegretario agli Interni. Nominato sottosegretario, poi ministro agli Esteri dal ’29 al ’32, lasciò l’incarico per divenire ambasciatore a Londra. Mantenne questa carica fino al ’39, anno in cui rientrò in Ital ia per reggere il dicastero della Giustizia e per assumere l’incarico di presidente della Camera dei fasci e delle corporazioni. Nella notte fra il 24 e il 25 luglio del ’43 presentò alla seduta del Gran Consiglio del fascismo un ordine del giorno che ottenne la maggioranza e decretò la fine del duce e del regime.
GIAN GALEAZZO CIANO, detto Galeazzo, conte di Cortellazzo e Buccari (Livorno, 18 marzo 1903 – Verona, 11 gennaio 1944). Figlio di Costanzo, uno dei primi aderenti al fascismo, prese parte anch’egli alla marcia su Roma. Giornalista, enfant gaté della buona società romana, dopo aver conseguito la laurea in legge (1925) si dedicò alla carriera diplomatica. Esplicò la sua attività in Sudamerica e in Estremo Oriente prima di unirsi in matrimonio (1930) con Edda Mussolini, primogenita del dittatore. Venne quindi nominato ministro alla Stampa e Propaganda nel ’35 e due anni dopo ministro degli Esteri. All ‘inizio del ’43 assunse l’incarico di ambasciatore presso la Santa Sede, incarico che mantiene fino al 25 luglio 1943.
GIUSEPPE BOTTAI (Roma, 3 settembre 1895 – Roma, 9 gennaio 1959). Tra i fondatori del movimento fascista, entrò a Montecitorio nel 1924, segnalandosi all ‘interno del partito come il teorico della dottrina corporativista. Ministro delle Corporazioni (’29-’32), poi dell’Educazione (’36-’43), in quest’ultima veste emanò provvedimenti antisemiti escludendo gli ebrei dall’insegnamento. Fu il promotore di una riforma scolastica che, fra le altre cose, imponeva agli studenti di iscriversi alle organizzazioni giovanili fasciste. Dopo i primi rovesci militari, con Galeazzo Ciano e Dino Grandi manovrò per abbattere Mussolini e nella riunione del Gran Consiglio del 25 luglio ’43 votò l‘ordine del giorno Grandi.
ROBERTO FARINACCI (Isernia, 16 ottobre 1892 – Vimercate, 28 aprile 1945). Organizzatore dello squadrismo cremonese, eletto deputato nel 1921, fu segretario del partito dopo il delitto Matteotti fino al ‘26, segnalandosi per il suo acceso estremismo. Autore di articoli e di “libelli” violenti e polemici contro qualsiasi forma di opposizione al regime, nel ‘36 fu tra i fautori di un’iniziale campagna antisemita. Filonazista, sostenne la politica aggressiva di Hitler facendosene propagandista anche in Italia.
CARLO SCORZA (Paola, 15 giugno 1897 – Castagno d’Andrea di San Godenzo, 23 dicembre 1988). Partecipò alla marcia su Roma e nel 1924 fu eletto al Parlamento. Fece parte del direttorio del partito e fu in seguito consigliere nazionale. Durante la seconda guerra mondiale fu volontario in Africa e all’inizio del ’43 assunse la carica di segretario del partito nazionale fascista. Nella notte del 25 luglio presentò a nome del partito un ordine del giorno favorevole a Mussolini.
ETTORE MUTI nato Muty (Ravenna, 22 maggio 1902 – Fregene, 24 agosto 1943). Partecipò all‘impresa fiumana di d‘Annunzio e aderì quindi al fascismo divenendo un influente capo-squadrista. Volontario nelle guerre d’Etiopia e di Spagna, fu nominato console generale della milizia. Nel 1939 assunse la segreteria del partito in sostituzione di Achille Starace. Esonerato dall‘incarico nell’anno successivo partecipò alla seconda guerra mondiale divenendo un asso degli aerosiluranti. Nell’agosto del ’43 fu ucciso in circostanze misteriose mentre i carabiniericercano di arrestarlo.
PIETRO BADOGLIO (Grazzano Monferrato, 28 settembre 1871 – Grazzano Badoglio, 1º novembre 1956). Militare di carriera e uomo politico, partecipò alla prima guerra mondiale ottenendo il grado di generale di Corpo d’armata e fu quindi sottocapo di Stato Maggiore. Nel 1922 manifestò il suo parere contrario allo squadrismo fascista e l’anno successivo fu allontanato dall’Italia con l’incarico di ambasciatore in Brasile. In seguito cambiò parere nei confronti del regime e, tornato in patria, fu nominato nel ’26 Maresciallo d’Italia. Governatore della Tripolitania e della Cirenaica nel ’28, sostituì il generale De Bono nella conduzione della guerra d’Etiopia (’35-’36) giungendo a conquistare Addis Abeba. Nel ’37 fu nominato presidente del Consiglio nazionale per le ricerche. All’inizio del secondo conflitto mondiale i suoi rapporti col regime si guastarono. Contrario alla guerra, ne diresse le operazioni fino al dicembre del ’40 quando si dimise da Capo di Stato Maggiore. Il 25 luglio 1943 il re gli affidò di formare il nuovo governo.
PIETRO ACQUARONE (Genova, 9 aprile 1890 – Sanremo, 13 febbraio 1948). Di nobile famiglia genovese, dopo il delitto Matteotti aderì al fascismo. Senatore nel 1934, quattro anni dopo fu nominato ministro della Real Casa e nel ’43 per conto del sovrano, tenne i rapporti con Ciano, Grandi, Badoglio, e Ambrosio, in vista del colpo di Stato.
VITTORIO AMBROSIO (Torino, 28 luglio 1879 – Alassio, 19 novembre 1958). Generale d’Armata nella “grande guerra”, durante il secondo conflitto mondiale fu nominato capo di Stato Maggiore (1943) Legato agli ambienti della Casa Reale, contribuì anch’egli all'”allontanamento” di Mussolini.
UGO CAVALLERO (Casale Monferrato, 20 settembre 1880 – Frascati, 14 settembre 1943). Militare di carriera, nel 1925 divenne sottosegretario alla Guerra e l’anno successivo fu nominato senatore. Nel ’36-’37 comandò le Forze armate italiane in Africa orientale e nel ’40 fu promosso generale d’Armata. Partecipò alla campagna d’Albania e quindi sostituì Badoglio come capo di Stato Maggiore. Nel ’42 fu nominato Maresciallo d’Italia. Gli insuccessi della campagna d’Africa portarono al suo esautoramento. Dopo il 25 luglio fu arrestato da Badoglio. Liberato dai tedeschi dopo l’8 settembre, venne trovato morto la mattina del giorno 14 con un colpo di pistola alla tempia.
GlUSEPPE CASTELLANO (Prato, 12 settembre 1893 – Porretta Terme, 31 luglio 1977). Militare di carriera, collaboratore del generale Ambrosio, mantenne contatti con Dino Grandi nel periodo immediatamente precedente al 25 luglio. Dopo la caduta di Mussolini fu incaricato da Badoglio di recarsi a Lisbona per la prima trattativa d’armistizio con gli Alleati.
CARMINE SENISE (Napoli, 28 novembre 1883 – Roma, 24 gennaio 1958). Entrato ben presto nella burocrazia di Stato, fu nominato capo della polizia nel 1940, e destituito nell’aprile del ’43. Legato agli ambienti monarchici, fu tra gli ispiratori e gli organizzatori dell’arresto di Mussolini, pur non prendendovi parte personalmente.