Gli “attori” italiani della Grande Guerra

VITTORIO EMANUELE III
(1869-1947)

Re d’Italia dal 1900 al 1946. Formalmente capo supremo delle forze armate italiane, di fatto non volle fruire di questa sua prerogativa affidando il comando al generale Cadorna. Durante il conflitto fu spesso visto sui campi d’operazione e si meritò, per questo, l’appellativo di “re soldato”. Dopo la disfatta di Caporetto, durante un incontro con gli alleati avvenuto a Peschiera, seppe convincere questi ultimi che la linea difensiva italiana doveva essere mantenuta lungo il corso del Piave e che il nostro esercito avrebbe saputo resistervi alla pressione nemica.

LUIGI CADORNA
(1850-1928)

Figlio di Raffaele Cadorna (il generale che comandò la spedizione per la presa di Roma nel 1870), divenne capo di Stato Maggiore dell’esercito nel luglio 1914 e fu il supremo responsabile delle azioni di guerra italiane sino al 9 novembre 1917. Dimostratosi in molte occasioni abile ed esperto, le sue concezioni strategiche subirono tuttavia numerose critiche e lo portarono ad un aperto dissidio con il comandante della II Armata, generale Capello; dissidio che fu tra le cause non ultime della disfatta di Caporetto.
Dopo la rotta, imputata da Cadorna a viltà delle truppe, seppe in ogni caso operare con freddezza e determinazione, ristabilendo una linea difensiva efficace lungo il Piave. Ceduto il comando supremo al generale Diaz, Cadorna fece parte per qualche mese del Consiglio militare interalleato a Versailles.

LUIGI CAPELLO
(1886-1941)

Quale comandante della II Armata, nei primi mesi del 1917 guidò le sue truppe alla conquista della Bainsizza. Divergenze di concezioni strategiche lo portarono, alla vigilia di Caporetto, ad essere in aperto contrasto con il generalissimo Cadorna. Mantenendo uno schieramento offensivo alle sue divisioni, nonostante gli ordini ricevuti di porsi sulla difensiva, fu tra i responsabili della disfatta e venne destituito dal comando. Durante tutte le ultime fasi della guerra, e anche negli anni successivi, condusse una lunga polemica con Cadorna per giustificare il proprio operato.

Pietro Badoglio
(1871-1956)

Partecipò alle prime fasi della guerra con il grado di tenente colonnello.
Nel maggio 1916 condusse l’attacco vittorioso sul Sabotino e per questa impresa ricevette la promozione a generale. Al momento dell’offensiva di Caporetto comandava il XXVII Corpo d’armata, in gran parte schierato sulla sinistra dell’lsonzo. Nonostante le sue responsabilità nella sconfitta, nel novembre ’17 fu nominato sottocapo di Stato Maggiore dell’esercito: in tale veste riorganizzò le truppe italiane schierate sul Piave e ne diresse le operazioni fino alla vittoria.

Alberto Cavaciocchi (1862-1925)

Generale, partecipò alla prima guerra mondiale dapprima come capo di Stato Maggiore della III Armata, poi come comandante della 5^ Divisione e, infine, come comandante del IV Corpo d’armata che, schierato sull’ala sinistra del fronte orientale, subl in pieno l’offensiva austro-tedesca nell’ottobre del 1917. Fu «silurato» dopo la disfatta.

Enrico Caviglia (1862-1945)

Generale di brigata allo scoppio della guerra, guidò in seguito il XXIV Corpo d’armata alla conquista della Bainslzza. Durante l’offensiva austro-tedesca di Caporetto coprì brillantemente la ritirata della III Armata affidata al Duca d’Aosta. Successivamente, assegnato al comando dell’VIII Armata, ebbe un ruolo determinante nelle operazioni che portarono al decisivo sfondamento delle linee nemiche sulla direttrice di Vittorio Veneto.

Emanule Filiberto di Savoia Duca d’Aosta (1869-1931)

Comandante della III Armata, si segnalò in diverse azioni belliche sul Carso. Costretto a ripiegare dopo la disfatta di Caporetto, resistette ai successivi attacchi austriaci lungo il corso del basso Piave (novembre 1917 e giugno ’18). Nel corso della decisiva controffensiva italiana guidò le sue truppe dal Piave fino a Trieste.