Dopo l’8 settembre 1943
27 settembre 1943
A soli diciannove giorni dall’annuncio della resa incondizionata, resa pubblica l’8 settembre 1943, ma firmata a Cassibile (SR) il 3 settembre 1943, venne costituito, il 27 settembre 1943, il I° Raggruppamento Motorizzato – nella zona di San Pietro Vernotico (Lecce) – con reparti delle Divisioni “Legnano”, “Mantova”, “Piceno” al comando del gen. Vincenzo Dapino.
Il 16 ottobre, gli Alleati riconoscono all’Italia lo status di cobelligerante malgrado la non brillante preparazione del “corto armistizio” da parte di Badoglio, Ambrosio, Carboni e Castellano. Cobelligeranza a due condizioni:
– dichiarazione di guerra alla Germania (13 ottobre 1943)
– impiego in linea del I° Raggruppamento Motorizzato
Il 9 settembre 1943 a Roma sorge il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) composto dai partiti dell’”esarchia”: DC, PSIUP, PCI, Democrazia del Lavoro, Pd’A e PLI (resta fuori il PRI per la risorgimentale pregiudiziale anti-monarchica, ma partecipa alla lotta partigiana con proprie formazioni). Presidende del CLN è Ivanoe Bonomi. Nel nord del Paese i partiti dell’”esarchia” hanno già dato vita al Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI).
Le due battaglie di Monte Lungo
8 e 16 dicembre 1943
Il I° Raggruppamento, inquadrato nella V Armata Americana, comandata dal gen. Mark Wayne Clark, ha il compito di espugnare Monte Lungo. Il 16 dicembre dopo due battaglie consecutive i soldati italiani e quelli americani occupano definitivamente Monte Lungo.
Dall’Abruzzo all’Emilia – Romagna
Occupato Monte Lungo, il Primo Raggruppamento rimane nell’aera per tutto il mese di dicembre e, successivamente, si trasferisce a S. Agata dei Goti (BN), ove rimane agli ordini della V Armata Americana.
Alla fine di gennaio 1944 il Primo Raggruppamento è al comando del gen. Umberto Utili. Nel marzo prende posizione nella zona di Scapoli (IS), assumendo la denominazione di “Corpo Italiano di Liberazione” (C.I.L.).
Il C.I.L. alla conquista di Monte Marrone
24 marzo 1944 – 24 settembre 1944
Monte Marrone (altitudine 1.770 m.), nella catena delle Mainarde, è la porta orientale di Cassino, ed è conquistato all’alba del 31 marzo 1944 dal btg. “Piemonte” (alpini e artiglieri piemontesi, abruzzesi e molisani) e dai bersaglieri.
Alpini e bersaglieri confluiscono, in data 17 aprile 1944, nel Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.), sempre al comando del gen. Umberto Utili.
Il C.I.L. – stanziato tra Scapoli, Fornelli e Castelnuovo – è alla dipendenza operativa della VIII C.d’A inglese. Un successivo contrattacco tedesco viene respinto nella notte del 9-10 aprile 1944 dalle truppe italiane.
Verso Roma
Il maresciallo Alexander, comandante del XV Gruppo Armate, avrebbe desiderato che Roma venisse liberata soltanto da truppe anglo-americane. Conclusa la battaglia di Monte Cassino (18 maggio 1944), il C.I.L. viene dirottato sul versante adriatico.
Dall’Abruzzo all’Emilia-Romagna
Gli Alleati autorizzarono un potenziamento delle forze italiane e il C.I.L. raggiunge l’organico di circa 25.000 uomini.
L’alto morale dei reparti italiani, il loro entusiasmo, la decisa volontà di battersi per la liberazione del suolo della Patria, destarono l’ammirazione degli Alleati che stabilirono di aumentare, in notevole misura, le possibilità d’impiego dei reparti italiani e di assegnare loro armi ed equipaggiamenti più moderni. Queste le premesse che conducono alla nascita dei Gruppi di combattimento.
Il 24 settembre 1944 il C.I.L. viene ripiegato dal fronte e sciolto.
Gli alpini del btg. “Piemonte” e i bersaglieri del LI btg – dopo gli avvenimenti di Monte Marrone – confluiscono nel Gruppo di combattimento “Legnano” (anche il rgt. fanteria “Speciale” al comando del col. Galliano Scarpa in seguito gen. di C.d’A. e primo presidente dell’ANCFARGL).
I Granatieri di Sardegna, in continuità di resistenza antitedesca (vedi Porta San Paolo a Roma nel settembre 1943), vengono inquadrati nel Gruppo di combattimento “Friuli”.
Riunione preliminare per “una più ampia partecipazione italiana alle operazioni avvenire”.
Il 20 dicembre 1943, in località S. Spirito (Bari), presso la sede del XV gruppo d’armate anglo-americane, ebbe luogo una riunione alla quale parteciparono: i marescialli Badoglio e Messe, rispettivamente Capo provvisorio del Governo e Capo di S.M. generale; il gen. Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate, il gen. Alexander, comandante del XV gruppo d’armate, il gen. Smith, capo di S.M. del gen. Eisenhower, il gen. Joyce, presidente della Commissione alleata di controllo, il gen. Taylor, capo di S.M. della Commissione alleata di controllo, il gen. Robertson, comandante dello “scaglione amministrativo avanzato” del comando in capo alleato.
In tale occasione fu “accettata, come questione di principio, una più ampia partecipazione italiana alle operazioni avvenire”.
Primi accordi per dar vita ai Gruppi di Combattimento.
Dopo la liberazione di Roma – 4 giugno 1944 – i partiti del Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.), presidente Bonomi, esercitano una forte pressione sugli Alleati al fine di offrire al popolo italiano la possibilità di battersi contro i nazi-fascisti per la conquista della libertà e schierarsi a fianco delle Nazioni Unite.
Nei Gruppi confluiscono reparti dell’esercito che hanno preso le armi contro i tedeschi (ad esempio, in Corsica, le Divisioni Friuli e Cremona e, dalla Corsica, proviene Mario Mari, presidente onorario della nostra Sezione), oppure liberati dagli Alleati nell’avanzata dalla Sicilia alla Puglia, oppure con reparti dell’ex-C.I.L. Ci sono anche reduci della Grecia e dell’Albania (vedi Lorenzo Lodi).
Dopo la promulgazione del bando n.°8, la possibilità di arruolamento nei Gruppi viene esteso a volontari ex-partigiani.
Dai prigionieri italiani in Tunisia proviene il gen. Arturo Scattini, chiamato al comando del futuro Gruppo Friuli su proposta di Messe suo diretto superiore in Tunisia.
Il 23 luglio 1944, incontro presso la Commissione Alleata di Controllo (A.C.C.), presieduta dal gen. Browning, d’intesa col nostro Capo di S.M. dell’Esercito, gen. Paolo Berardi, al fine di approntare due Gruppi di Combattimento italiani con armamento inglese.
Il gen. Browing comunicò che il gen. Alexander aveva chiesto armi e materiali inglesi per costituire due Gruppi di combattimento, simili alla divisione fanteria italiana, onde farli partecipare alle operazioni.
In una successiva riunione del 31 luglio 1944, alla quale partecipò un rappresentante della Commissione alleata di controllo (col. Pisdlej), i Gruppi di combattimento da approntare non sarebbero stati due ma sei: “I° Raggruppamento motorizzato”, “Nembo”, “Cremona”, “Friuli”, “Mantova” e “Piceno”. I primi due Gruppi sarebbero stati formati con gli effettivi del Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.).
I Gruppi di combattimento avrebbero indossato uniformi inglesi e il materiale sanitario per gli ospedali occorrenti sarebbe stato fornito a cura dei nostri servizi, ad eccezione di tende ed ambulanze per la quali avrebbero provveduto gli Alleati.
A Nocera Inferiore si dispone di una scuola italiana di collegamento e anche un corso informativo tattico, nel quale furono ammessi a frequentare anche alcuni ufficiali superiori di S.M. Nel frattempo, il nostro S.M., in accordo con la Missione Militare Alleata (M.MI.A.), provvedeva a preparare un piano generale per la riorganizzazione, l’addestramento e l’equipaggiamento dei Gruppi di combattimento.
Denominazione finale dei Gruppi: “Cremona”, “Friuli”, “Legnano”, “Folgore”, “Mantova” e “Piceno”, recuperando le precedenti formazioni “Nembo”, “Legnano” e “Folgore” (paracadutisti, granatieri, bersaglieri, alpini, marinai del San Marco).
In ogni comando di Gruppo sarebbe stata distaccata una unità inglese di collegamento British Liason Units (B.L.U.), la quale avrebbe svolto i suoi compiti “con la procedura inglese”, mantenendo i collegamenti dei Gruppi dalla linea di fuoco alle retrovie.
Fronte del Senio
Il settore assegnato al Gruppo Friuli si trovava a sud della via Emilia sulla strada fra Faenza e Brisighella, nella valle del Lamone, asse delle comunicazioni per tutti i reparti che occupavano quella parte del fronte.
La notte dell’11 aprile 1945 nostre pattuglie portarono la notizia del ripiegamento del nemico e l’abbandono, da parte sua, della linea del Senio. Il Comando del Gruppo Friuli impartì l’ordine per impedire al nemico di sganciarsi.
Vengono liberate Guarè e Riolo dei Bagni. La linea del Senio non esisteva più. Iniziava una nuova fase della battaglia.
A nord e a sud del Senio, nelle case e negli abitati che costituivano i caposaldi della linea, si era dato lo spettacolo, invero singolare, di borghesi, uomini e donne, che convivevano con soldati, sottoposti alle stesse azioni di fuoco delle artiglierie. Civili, per lo più, alimentati con lo stesso rancio delle truppe (almeno nel settore a sud del Senio) e costretti a vivere quasi sempre nei ricoveri costruiti nelle cantine delle case.
Viene occupato Castel Bolognese, nella notte del 12 aprile, da parte dei fucilieri della Divisione Polacca. Dopo aver superato il Senio e il Santerno, il settore è ulteriormente suddiviso tra la div. polacca, l’87° e l’88° Rgt. fanteria del Friuli e i paracadutisti del Gruppo Folgore.
Bologna era la chiave e il perno della resistenza tedesca in Italia. Ora il capoluogo emiliano era vicino per i Gruppi Legnano, Folgore, Friuli e della Brigata Maiella (anche conosciuta come Gruppi Patrioti della Maiella).
Bologna liberata.
Nella notte del 20 aprile e l’alba del 21 aprile 1945 il Gruppo Friuli entra a Bologna. Subito dopo segue il Gruppo Legnano.
Dopo aver risalito la costa Adriatica, liberando le città della Padania e essersi avvicinati a Trieste, i Gruppi vengono sciolti nel 1945. In proposito significa ricordare la “questione orientale”. Ovvero, la Jugoslavia e le truppe Neozelandesi poste a “cuscinetto” sul confine.
I volumi sono stati consultati per la realizzazione dei capitoli Il Primo Raggruppamento Motorizzato, Il Corpo Italiano di Liberazione, I Gruppi di combattimento e sono disponibili presso la Biblioteca Lorenzo Lodi, ITIS Giovanni XXIII – Via di Tor Sapienza, 160 – 00155 Roma Tel. WhatsApp +39 351 892 1867 – e-mail info@bibliolorenzolodi.it
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