Gruppi di combattimento
Riunione preliminare per “una più ampia partecipazione italiana alle operazioni avvenire”.
Il 20 dicembre 1943, in località S. Spirito (Bari), presso la sede del XV gruppo d’armate anglo-americane, ebbe luogo una riunione alla quale parteciparono: i marescialli Badoglio e Messe, rispettivamente Capo provvisorio del Governo e Capo di S.M. generale; il gen. Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate, il gen. Alexander, comandante del XV gruppo d’armate, il gen. Smith, capo di S.M. del gen. Eisenhower, il gen. Joyce, presidente della Commissione alleata di controllo, il gen. Taylor, capo di S.M. della Commissione alleata di controllo, il gen. Robertson, comandante dello “scaglione amministrativo avanzato” del comando in capo alleato.
In tale occasione fu “accettata, come questione di principio, una più ampia partecipazione italiana alle operazioni avvenire”.
Primi accordi per dar vita ai Gruppi di Combattimento.
Dopo la liberazione di Roma – 4 giugno 1944 – i partiti del Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.), presidente Bonomi, esercitano una forte pressione sugli Alleati al fine di offrire al popolo italiano la possibilità di battersi contro i nazi-fascisti per la conquista della libertà e schierarsi a fianco delle Nazioni Unite.
Nei Gruppi confluiscono reparti dell’esercito che hanno preso le armi contro i tedeschi (ad esempio, in Corsica, le Divisioni Friuli e Cremona e, dalla Corsica, proviene Mario Mari, presidente onorario della nostra Sezione), oppure liberati dagli Alleati nell’avanzata dalla Sicilia alla Puglia, oppure con reparti dell’ex-C.I.L. Ci sono anche reduci della Grecia e dell’Albania (vedi Lorenzo Lodi).
Dopo la promulgazione del bando n.°8, la possibilità di arruolamento nei Gruppi viene esteso a volontari ex-partigiani.
Dai prigionieri italiani in Tunisia proviene il gen. Arturo Scattini, chiamato al comando del futuro Gruppo Friuli su proposta di Messe suo diretto superiore in Tunisia.
Il 23 luglio 1944, incontro presso la Commissione Alleata di Controllo (A.C.C.), presieduta dal gen. Browning, d’intesa col nostro Capo di S.M. dell’Esercito, gen. Paolo Berardi, al fine di approntare due Gruppi di Combattimento italiani con armamento inglese.
Il gen. Browing comunicò che il gen. Alexander aveva chiesto armi e materiali inglesi per costituire due Gruppi di combattimento, simili alla divisione fanteria italiana, onde farli partecipare alle operazioni.
In una successiva riunione del 31 luglio 1944, alla quale partecipò un rappresentante della Commissione alleata di controllo (col. Pisdlej), i Gruppi di combattimento da approntare non sarebbero stati due ma sei: “I° Raggruppamento motorizzato”, “Nembo”, “Cremona”, “Friuli”, “Mantova” e “Piceno”. I primi due Gruppi sarebbero stati formati con gli effettivi del Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.).
I Gruppi di combattimento avrebbero indossato uniformi inglesi e il materiale sanitario per gli ospedali occorrenti sarebbe stato fornito a cura dei nostri servizi, ad eccezione di tende ed ambulanze per la quali avrebbero provveduto gli Alleati.
A Nocera Inferiore si dispone di una scuola italiana di collegamento e anche un corso informativo tattico, nel quale furono ammessi a frequentare anche alcuni ufficiali superiori di S.M. Nel frattempo, il nostro S.M., in accordo con la Missione Militare Alleata (M.MI.A.), provvedeva a preparare un piano generale per la riorganizzazione, l’addestramento e l’equipaggiamento dei Gruppi di combattimento.
Denominazione finale dei Gruppi: “Cremona”, “Friuli”, “Legnano”, “Folgore”, “Mantova” e “Piceno”, recuperando le precedenti formazioni “Nembo”, “Legnano” e “Folgore” (paracadutisti, granatieri, bersaglieri, alpini, marinai del San Marco).
In ogni comando di Gruppo sarebbe stata distaccata una unità inglese di collegamento British Liason Units (B.L.U.), la quale avrebbe svolto i suoi compiti “con la procedura inglese”, mantenendo i collegamenti dei Gruppi dalla linea di fuoco alle retrovie.