Il 25 luglio 1943
La sera del 15 dicembre 1922 Benito Mussolini convocò all’improvviso una riunione dei più alti dirigenti fascisti nella stanza dove alloggiava al Grand Hotel di Roma (furono prese, tra le altre, decisioni come la trasformazione delle forze squadristiche nella MVSN e il principio del listone maggioritario per la legge elettorale, una proposta di Michele Bianchi).
Il Gran consiglio del fascismo fu poi istituito in maniera informale l’11 gennaio 1923 con un annuncio di Mussolini su Il Popolo d’Italia, quale organo supremo del Partito Nazionale Fascista, e tenne la sua prima seduta il 12 gennaio 1923.
Esistette come istituzione di fatto fino a che divenne organo costituzionale del Regno con la legge 9 dicembre 1928, n. 2693, che lo qualificava come «organo supremo, che coordina e integra tutte le attività del regime sorto dalla rivoluzione dell’ottobre 1922».
La sua attività si inaridì col tempo a causa della progressiva concentrazione dei poteri in mano a Mussolini, della burocratizzazione del PNF e soprattutto delle trasformazioni della forma e delle leggi dello Stato che automatizzavano o abrogavano le procedure su cui doveva esprimersi. Cessò di avere funzioni effettivamente deliberative quando il 19 gennaio 1939 fu istituita la Camera dei Fasci e delle Corporazioni (non elettiva).
Tenne la sua ultima seduta il 24 luglio 1943, dopo quattro anni di inattività. Durante tale seduta fu approvato lo storico ordine del giorno Grandi, al quale seguì la caduta del governo di Mussolini e il suo arresto.
Fu soppresso con regio decreto legge 2 agosto 1943, n. 760, entrato in vigore il giorno 5 dello stesso mese.
L’ordine del giorno Grandi – talvolta indicato come mozione Grandi – fu uno dei tre ordini del giorno (O.d.G.) presentati alla seduta segreta del Gran Consiglio del Fascismo convocata per sabato 24 luglio 1943, di fatto anche l’ultima.
L’O.d.G. fu approvato e provocò, il giorno successivo, il 25 luglio 1943, la caduta del ventennale regime fascista presieduto da Benito Mussolini, con il conseguente arresto del Duce, per ordine del re Vittorio Emanuele III.
Il testo completo e l’originale dell’Ordine del Giorno fu pubblicato postumo nel 1965 dalla rivista Epoca, grazie al ritrovamento dei documenti conservati da Nicola De Cesare, segretario personale di Mussolini nel 1943.