PASCOLINI Etelvoldo

nasce l’8 novembre 1884  a San Costanzo (Pesaro) (https://it.wikipedia.org/wiki/Etelvoldo_Pascolini). Generale di Brigata, comandante Divisione Vicenza.

Nominato sottotenente in s.p.e. (servizio permanente effettivo) nel 1910, partecipò dall’ottobre 1911 al maggio 1913 alla campagna di Libia nel 23° reggimento fanteria. Rientrato in Patria, e promosso tenente, nel maggio 1915 entrò in guerra col 73° reggimento fanteria. Ferito gravemente ad Oslavia nel novembre al comando di una compagnia, trascorse circa due anni in luoghi di cura e in convalescenza, quindi col grado di maggiore, venne mantenuto in servizio a domanda quale invalido di guerra. Promosso tenente colonnello a scelta nel febbraio 1927, dal marzo 1932 al settembre 1934, prestò servizio a domanda nel R.C.T.C. (Regio Corpo Truppe Coloniali) della Somalia. Rimpatriato e destinato al 63° fanteria, l’anno dopo, col XXVI battaglione complementi della Divisione Assietta, ritornò in A.O. (Africa Orientale) e promosso colonnello alla fine del 1936, si distinse nelle operazioni di grande polizia coloniale contro le formazioni ribelli di Ras Destà. Rimpatriato col grado di generale di Brigata nel gennaio 1940, ottenne, dopo la dichiarazione di guerra, di essere inviato in Albania e di qui, sempre a domanda, partiva, nel novembre 1942, per la Russia. Assegnato prima alle retrovie dell’8^ Armata, dal dicembre successivo ottenne il comando della Divisione Vicenza. Caduto prigioniero coi pochi superstiti della sua Divisione il 21 gennaio 1943, rientrò in patria nel 1950, dopo aver subito, per insussistenti accuse, la condanna ai campi di punizione. Promosso generale di Divisione, fu collocato in congedo nel gennaio 1951. Il 2 giugno di quell’anno, a Torino, durante la solenne consegna delle ricompense al V.M. (Valore Militare), il figlio Stefano, allora giovane tenente di vascello, anch’egli già decorato di M.O. (Medaglia d’Oro), ebbe l’incarico di appuntare sul petto del padre l’aureo segno del valore. Decedeva a Torino, il 2 giugno 1956.

Altre decorazioni: M.A. (Medaglia d’Argento) (Oslavia, ottobre – novembre 1915); M.A. (A.O., gennaio 1937); M.B. (Medaglia di Bronzo) (Peuma, settembre 1915); O.M.I. (Ordine Militare d’Italia) (A.O., gennaio – febbraio 1937); generale di Brigata per meriti di guerra (A.O., 1937 -1938).

Valoroso combattente di tre guerre, benché mutilato ed assegnato al ruolo riassunti per i servizi in Patria, partecipava volontariamente alla guerra sul fronte russo e, in uno dei momenti più critici della campagna, accettava con gioia e, anzi, sollecitava l’onore e la responsabilità di comandare una Divisione. Assunto il comando di una G.U. (Grande Unità), costituita per il solo presidio di territori nemici occupati, dovette condurla in linea. Sopperendo con grande energia e somma perizia alle deficienze organiche e di armamento di essa, affrontava l’impari lotta; durante i tragici eventi della ritirata dal Don riusciva varie volte a spezzare l’accerchiamento, ponendosi animosamente e ripetutamente alla testa dei propri reparti. Circondato e sopraffatto da schiacciante superiorità avversaria, sopportava infine lunghissimo periodo di prigionia con animo forte, virile, con dignità di soldato e di italiano. Magnifico esempio di dedizione al dovere, di fedeltà alle leggi dell’onore militare e di amore di Patria. Fronte del Don; Prigionia in Russia, novembre 1942giugno 1950.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 728.