CHIAMENTI Carlo

nasce nel 1911 a Benevento. Maresciallo ordinario, 32° reggimento carristi.

Appena diciottenne, si arruolava volontario nel 14° Reggimento Cavalleggieri Alessandria congedandosi nell’agosto 1931 col grado di sergente. Richiamato per esigenze A.O.(Africa Orientale) nel gennaio 1935, veniva destinato al Reggimento Cavalleggieri Vittorio Emanuele II, ove conseguiva la promozione a sergente maggiore. Ricollocato in congedo nel 1936, due anni più tardi, nel novembre 1938, indossava nuovamente la divisa e, volontario, partiva per la Spagna assegnato alla 1^ compagnia carri d’assalto del raggruppamento carristi, rimpatriando nel giugno 1939 col grado di maresciallo ordinario ottenuto per meriti di  guerra. Alle prime avvisaglie del nuovo conflitto mondiale veniva richiamato a domanda e nell’ottobre 1940, fu inviato al 32° reggimento fanteria carrista. Nel novembre successivo partiva per l’Albania col IV battaglione carristi.

Altre decorazioni: M.B. (Medaglia Bronzo) (Santa Colonna de Queral, gennaio 1939); maresciallo ordinario per meriti di guerra (febbraio 1939).

Sottufficiale carrista di eccezionali qualità, assegnato ad un comando di battaglione, chiedeva ripetutamente, ed otteneva, di assumere il comando di un plotone carri. Ferito da pallottola alla mano durante un’ardita puntata offensiva nelle posizioni nemiche, rifiutava il ricovero in ospedale preferendo partecipare ad una importante azione che il reggimento si accingeva ad intraprendere. In testa al plotone ed a sportelli aperti per meglio individuare gli obiettivi da raggiungere, si portava per primo sulle posizioni nemiche, seminandovi il terrore ed infliggendo gravi perdite. Ferito in seguito allo scoppio di un proiettile di artiglieria, che danneggiava il materiale ed uccideva il pilota riusciva a portare il carro in luogo defilato e attraverso zona intensamente battuta, raggiungeva a piedi il proprio comandante di battaglione, al quale forniva preziose informazioni per il proseguimento dell’azione. Tornato al carro, che nel frattempo era stato riparato, si gettava nuovamente nella lotta. Colpito ancora da proiettili che immobilizzavano il carro stesso, uccidendo il mitragliere e ferendo il porgitore, continuava a sparare col cannone finché anche questo non rimaneva inefficiente. Respingeva infine a bombe a mano nuclei avversari che avevano circondato il carro e li faceva desistere dal tentativo di cattura finché non veniva nuovamente e mortalmente colpito nel momento in cui il nemico era volto in fuga da altri mezzi corazzati sopraggiunti. Prroni i That (Fronte albano jugoslavo), 15 aprile 1941.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 654.