MONA Mario

nasce nel 1893 a Roma. Colonnello s.p.e. (servizio permanente effettivo), comandante 33° reggimento fanteria.

Arruolatosi diciottenne come allievi ufficiali e nominato sottotenente di complemento bersaglieri nel gennaio 1913, rinunciò al grado e partecipò alla prima guerra mondiale col 10° reggimento, XI battaglione bersaglieri ciclisti e venne ferito in combattimento. Nominato nell’aprile 1917 sottotenente in s.p.e. e promosso capitano nel 1918, riportò nella battaglia del Piave una seconda più grave ferita che lo allontanò per sempre dal fronte. Ripreso servizio nel 1923 presso la Scuola allievi ufficiali di Roma, passò successivamente all’Ispettorato dei bersaglieri e dal 1928 all’Ispettorato delle truppe celeri. Trasferito nel 1933 in Cirenaica, due anni dopo, parti per l’Eritrea e promosso maggiore, prese parte alla campagna etiopica in reparti coloniali. Promosso tenente colonnello per meriti eccezionali e rimpatriato fu assegnato all’81° reggimento fanteria della Divisione Torino. Dopo la dichiarazione di guerra, nel giugno 1940, partecipò alle operazioni svoltesi alla frontiera occidentale, e dal luglio 1941 combatté sul fronte russo dove si distinse nella manovra di Petrikowka nel settembre dello stesso anno. Rientrato in Italia nel settembre 1942 col grado di colonnello, prestò servizio per qualche tempo al Comando della Difesa Territoriale di Roma, quindi, nel giugno 1943, fu trasferito alle FF.AA. (Forze Armate) della Sicilia dove assunse il comando del 33° reggimento fanteria Livorno.

Altre decorazioni: M.B. (Medaglia Bronzo) (Piave, 1918); M.B. (A.O.(Africa Orientale), 1936); Cr. g. al V.M. (Croce di guerra al Valore Militare) (A.O., 1936); colonnello per meriti di guerra (Russia, settembre 1941).

Valoroso di tre guerre su diversi fronti, dopo aver formato del suo reggimento un saldissimo blocco di energie, lanciato al contrattacco di munitissima testa di sbarco che aveva dominio completo dall’aria e dal mare, con irresistibile azione riusciva a sgominare l’avversario, fornito di schiacciante superiorità di mezzi, obbligandolo ad iniziare il reimbarco. Impegnato, in seguito, da ingenti mezzi corazzati, reagiva eroicamente con i pochi superstiti del battaglione di primo scaglione persistendo con tenacia nell’assoluta impari lotta fino all’esaurimento delle munizioni. Al calar della notte riusciva a sottrarsi alla cattura e rifiutava di essere sostituito nella difesa di posizioni arretrate ove ancora si difendeva strenuamente. Nel successivo ripiegamento, effettuato per ordine superiore, faceva eseguire il movimento attardandosi personalmente sulle posizioni fino a che tutti i suoi dipendenti si erano ritirati. In questo suo atto di estremo eroismo immolava la vita senza lasciar traccia delle sue spoglie mortali. Gela-Butera (Sicilia), 11-13 luglio 1943.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 256.