INCANNAMORTE Nunzio

nasce a Gravina (Bari) il 23 dicembre 1913 (Wikipedia).   Capitano s.p.e., 235° reggimento. c.c., 600° gruppo semoventi 105/25.

Sottotenente di complemento nel 3° reggimento artiglieria pesante da campagna. Nel 1934, si dimetteva dal grado per entrare all’Accademia a Torino. Nominato sottotenente effettivo nell’ottobre 1936 e frequentata la Scuola d’applicazione d’arma fu promosso tenente. nel 1938 ed assegnato al I gruppo obici da 100/17 del 17° reggimento artiglieria della Divisione Sforzesca. Partecipò nel giugno 1940 alle operazioni di guerra sulla frontiera alpina occidentale e nel luglio successivo fu trasferito al 5° artiglieria contraerei assegnato al IV gruppo da 75/48 Skoda. Passò poi, dal maggio 1941, al II gruppo da 75/46 contraerei mobilitato, allora dislocato a Castellammare di Stabia e con lo steso gruppo, nel luglio successivo, partì per la Russia. Capitano dal 1° gennaio 1942, meritò un encomio dal comandante della Pasubio sul fronte russo e rimpatriò nel marzo 1943, destinato al deposito del 131° reggimento artiglieria della Divisione Corazzata Centauro. Trasferito poco dopo nel 235° reggimento artiglieria c.c. della Divisione Ariete ed assegnato al 600° gruppo semoventi da 105/25 assumeva il comando di una brigata che venne impiegata nella difesa di Roma dopo la dichiarazione dell’armistizio.

Ufficiale di elette virtù militari, ardente di patriottismo, si era già distinto per eccezionale valore e per spiccata capacità durante lunghi e rischiosi cicli operativi in altri scacchieri. Comandante di una batteria semovente da 105/25, con audaci azioni di manovra e di fuoco, concorreva a respingere, per una intera giornata, reiterati attacchi in forza di paracadutisti tedeschi, che inutilmente si accanivano contro la posizione da lui saldamente tenuta. Circondato e investito da un intenso fuoco di artiglieria e di mortai, non desisteva dalla lotta. L’indomani, nell’inderogabile necessità di rompere l’accerchiamento, si riservava l’arduo compito di eliminare un pezzo anticarro che sbarrava la strada: tutto il busto fuori del carro e la pistola in pugno, si avventava contro l’insidia nemica frantumandola in quel suo slancio travolgente. E mentre il successo coronava la sua audacia, una raffica di mitragliatrice lo colpiva in fronte. Prima di esalare l’ultimo respiro, trovava ancora la forza di incitare i suoi artiglieri a continuare la disperata lotta. Consapevolmente, incontrava morte gloriosa in un atto di suprema dedizione alla Patria. – Stazione Radio Prato Smeraldo, 9-10 settembre 1943.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 302.