PERRONE DI SAN MARTINO Roberto

PERRONE ROBERTO074di Ettore e di Adriana Jenny de la Tour Maubourg, nacque il 21 novembre 1836 in Courpalay presso Mélun in Francia e morì a Perosa Canavese presso Aosta l’11 settembre 1900.
Come il padre, generale nell’Esercito piemontese, comandante la 3^ divisione, caduto sul campo a Novara il 23 marzo 1849 e decorato alla memoria della medaglia d’oro al valore, anch’egli fu prode e valoroso soldato, in tutto degno dell’aureola di gloria che circonfuse il suo casato. Venne in Piemonte dalla Francia nel 1848 quando il padre, già esule a seguito della sua partecipazione ai moti del 1821, entrò a far parte dell’Armata sarda nella prima guerra d’indipendenza. Fu allievo dell’Accademia Militare di Torino e conseguì la nomina a sottotenente d’artiglieria nel 1855.
Prese parte alla seconda campagna d’indipendenza del 1859 come luogotenente nel reggimento artiglieria da campagna, assegnato alla 9^ batteria da battaglia. A S. Martino, il 24 giugno, ottenne una medaglia d’argento al valore. Promosso capitano nello stato maggiore d’artiglieria nel novembre 1859, l’anno successivo, nella campagna per l’annessione delle Marche e dell’Umbria, si meritò una menzione onorevole per l’intelligenza e l’attività con le quali seppe condurre il parco d’assedio per vie difficili e provvedere di munizioni la 7^ divisione durante l’assedio di Ancona.
Per il notevole contributo dato con le sue artiglierie all’assedio di Gaeta ed alla resa della piazzaforte avvenuta il 13 febbraio 1861 fu decorato di altra medaglia d’argento al valore.
Nel 1866, durante la terza campagna d’indipendenza, assunse il comando della 2^ batteria a cavallo ed il 24 giugno fu in azione in località Belvedere sulle colline di Custoza. Fu esempio di ardire e di supremo sprezzo del pericolo nei combattimenti di quella giornata. Gli fu conferita la medaglia d’oro al valore militare con regio decreto 6 dicembre di quello stesso anno per essersi distinto fra tutti per l’avvedutezza e il coraggio dimostrati, superiori ad ogni elogio. Rovesciatosi un pezzo giù per la china del Belvedere, per dare tempo ai serventi di raddrizzarlo, egli caricò a piedi con pochi granatieri, sparando tutti i colpi del suo revolver e di un fucile raccolto a terra. Rimasto pressoché solo si ritirò l’ultimo allora soltanto quando riconobbe perduta ogni speranza di mettere in salvo il pezzo.
Promosso maggiore nel luglio 1866, rimase in servizio attivo fino al gennaio 1870, dopo la quale data volontariamente chiese il passaggio nel ruolo degli ufficiali di complemento conseguendo nel 1882 la promozione a tenente colonnello. Quindi, nel 1891, passò nella riserva. Chiuse in tal modo la carriera che percorse con nobile attaccamento all’Arma.


G. Carolei, G. Greganti, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1848 al 1870,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia,  [Grafischena], Roma 1950, p.188.