BASTIANI Angelo Sante Felice

nasce a Licciana Nardi (Massa Carrara) il 31 ottobre 1913. (http://www.chieracostui.com › search › schedaoltre). Sergente maggiore fanteria coloniale, comandante la banda irregolare Bastiani.

Frequentò le scuole medie e si dedicò ad attività sportive ed al giornalismo. Nel novembre 1933, attratto dalla vita militare si arruolò volontario nel R.C.T.C. (Regioi Corpo Truppe Coloniali) della Cirenaica e fu nel 3° battaglione cacciatori d’Africa e nel reparto distrettuale di Bengasi. Nell’aprile 1935 otteneva il trasferimento in Eritrea assegnato alla la Divisione indigeni e poi alla banda Dessié e con i gradi di caporal maggiore e di sergente partecipò alla campagna di Etiopia. Nel settembre 1937 assunse il comando della banda Bastiani che mantenne anche nel gruppo bande Amhara partecipando a numerosi cicli operativi di grande polizia coloniale, e nei combattimenti del 13 ottobre 1938, del 16 gennaio e del 22 aprile 1940 rimase ferito da pallottole di fucile al piede sinistro, alla testa e alle gambe. Il suo ardimento fu encomiato più volte dal Governatore e Comandante delle truppe del Governo Amhara ed il suo reparto venne più volte citato sui bollettini di guerra. All’inizio della 2^ guerra mondiale, 10 giugno 1940, non ancora guarito, rinunciava alla licenza di convalescenza per riprendere il comando della banda e la conduceva valorosamente in numerose azioni di guerra. Assegnato alla difesa del Presidio di Uolchefit si batté contro un nemico superiore di mezzi e di uomini ottenendo la promozione a sottotenente in s.p.e. (servizio permanente effettivo) sul campo. Rientrato in Patria nel novembre 1946 riprese servizio nell’88° reggimento fanteria ove ottenne le successive promozioni a tenente nel settembre 1947 ed a capitano nel giugno 1948. Trasferito al III battaglione dimostrativo del 17° reggimento fanteria presso la Scuola di Fanteria di Cesano di Roma, fu promosso maggiore nell’ottobre 1960. Nominato aiutante di campo del Sottosegretario di Stato al Ministero Difesa è stato promosso tenente colonnello dal 1° gennaio 1964.  Muore a Roma (Ospedale Celio) il 19 giugno 1996 (http://www1.adnkronos.com › 1996/06/19 › Cronaca).

Altre decorazioni: ammesso nella carriera continuativa nel grado di sergente maggiore. per m.g. (Meriti di guerra) (1940); sottotenente in s.p.e. per m.g. (1941); Cr. g. al V.M. (Croce di guerra al Valore Militare) (Mai Ceu, 1936); M.A. (Medaglia Argento) (Ifrata Mens, febbraio 1938); M.A. (Livò Ghiorghis, gennaio 1940); M.A. (Cam Cam, aprile 1940); M.A. (Cineferà, dicembre 1940); M.A. (Debarech, maggio 1941).

Comandante ed unico nazionale di banda irregolare intestata al suo nome compiva leggendarie gesta di valore, di capacità e di sublimi eroismi, scrivendo col sangue fulgide, gloriose pagine nella storia dei reparti coloniali. Strenuo difensore di Uolchefit prendeva parte a tutte le epiche imprese di quel glorioso baluardo Gondarino, affrontando alla testa dei suoi gregari i più duri cimenti, compiendo i più epici eroismi, sfidando continuamente la morte in una serie di ardimentosi combattimenti che lo imponevano all’ammirazione nemica. Nell’azione di Passo Cinà contro potente agguerrita formazione, incurante del pericolo della morte che derivava da una grossa taglia già posta sul suo capo, nascondeva le gravi condizioni di salute in cui trovavasi per sopravvenute gravi infermità ed elevato stato febbrile, aggravato da quattro ferite di guerra non ancora rimarginate e sdegnava il ricovero in ospedale per condurre ancora una volta i suoi valorosi gregari alla durissima prova ed alla vittoria. Incuneatosi abilmente nello schieramento nemico, con leggendaria temerarietà e sfidando rischi e pericoli mortali piombava di sorpresa, fulmineo e travolgente, sul posto di comando avversario, catturando personalmente il Ras comandante ed annientando in furiosi prolungati corpo a corpo la fortissima schiera che lo circondava. Facendo tacere con indomita forza dello spirito, le sue gravi condizioni fisiche, guidando ancora con irrefrenabile slancio a successivi cruenti assalti all’arma bianca i suoi prodi, catturava larga messe di prigionieri, di materiali, di armi e munizioni e determinava il crollo politico-militare della resistenza nemica, riconfermando le sue predari virtù di intrepido soldato e di comandante valoroso. Passo Cinà (A.O.) (Africa Orientale), Uolchefit dell’Amara, 22 giugno 1941.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 684.