PATUSSI Sante

nasce il 23 novembre 1915 a Tricesimo (Udine) (https://it.wikipedia.org/wiki/Sante_Patussi). Tenente complemento, 2° reggimento fanteria, osservatore dall’aeroplano.

Iscritto a Trieste nella facoltà di scienze economiche, fu ammesso nel novembre 1936 al corso allievi ufficiali a Fano presso il 94° reggimento fanteria. Nominato sottotenente ed assegnato al 2° reggimento fanteria Re, fu trattenuto in servizio a domanda e nell’ottobre 1939, promosso tenente fu inviato alla Scuola di osservazione aerea di Cerveteri. Conseguito il brevetto di osservatore, prestò servizio prima nella 113^ squadriglia o.a. (osservazione aerea) e poi presso la 41^ dove subì un incidente di volo che lo allontanò dal reparto fino all’ottobre1940. Ripreso servizio presso la 40^ squadriglia, dal 1° giugno 1941 passava alla 19^ squadriglia da ricognizione strategica terrestre.

 Ufficiale osservatore dall’aeroplano, capace, attivissimo, entusiasta, chiesta ed ottenuta l’assegnazione in zona d’operazioni, svolgeva attività intelligente e coraggiosa in numerose azioni in zona desertica. Durante una missione di ricerca di camerati dispersi in mare, attaccato da cinque velivoli da caccia, con calma esemplare rispondeva ai furiosi assalti nemici che già avevano danneggiato il velivolo e ferito il resto dell’ equipaggio. Vista l’arma abbandonata dall’ armiere ferito ed accortosi di un nuovo attacco avversario proveniente dal basso, si precipitava per reagire in quella direzione. Colpito una prima volta a una gamba, continava a sparare, finché una seconda raffica lo abbatteva sull’arma. Avvenuto l’ammaraggio in mare aperto, benché con le carni straziate e lacerate e col corpo immerso in gran parte nell’ acqua entrata nel velivolo, insisteva perché il pilota unico illeso, deponesse, sul battellino di salvataggio, prima gli altri feriti. Durante 17 ore di permanenza sul mare, senza alcun conforto di medicinali né di viveri né d’acqua, sorretto soltanto dalla sublime forza d’animo e dal senso del dovere, incitava i compagni feriti alla sopportazione del dolore e alla speranza della salvezza, esaltando il camerata pilota e lo aiutava, pur morente, nell’orientamento del canotto verso la riva amica. Conscio della fine imminente, dava l’ultima parola di sollievo ai camerati, ammirati per tanto stoicismo e rivolgeva un augurio alle sorti della Patria ed espressioni di saluto alla madre. Chiudeva così nell’angusto spazio del battello, ancora in pieno mare, la giovane esistenza, dando, fino all’ultimo anelito, insuperabile esempio di forza d’animo, senso del dovere, sublime cameratismo. Cielo del Mediterraneo Orientale, 25 giugno 1941.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 688.