POGGIO Giovanni Antonio

POGGIO GIOVANNI047di Francesco e di Francesca Guasco, nacque a Masio presso Asti il 4 agosto 1830 e morì a Torino il 5 dicembre 1910.
Il Soldato Poggio come lo chiamò il De Amicis in uno dei suoi bozzetti di Vita militare, fu l’esempio del valore e del sacrificio spinto fino alle più gravi conseguenze con una mutilazione – la perdita di ambo le braccia – che ne resero poi popolare e caratteristica la figura eroica.
Modesti furono i suoi natali. In un clima familiare di ardente patriottismo si accesero i suoi giovanili entusiasmi. A diciotto anni, desideroso di partecipare alla grande impresa dell’indipendenza d’Italia, si arruolò nelle Camicie Rosse attratto dal fascino del loro Condottiero; poi, nel 1851, passò nell’Esercito regolare assegnato come cannoniere al 3° reggimento da piazza. Partecipò alla spedizione del Corpo italiano in Oriente nel 1855 e 1856 e, tre anni dopo, alla seconda campagna d’indipendenza, mostrando in ogni circostanza ardimento e sereno sprezzo del pericolo.
Richiamato nuovamente alle armi il 12 marzo 1860 – era stato congedato nel dicembre dell’anno precedente dopo l’armistizio di Villafranca – rivestì per la terza volta l’uniforme gloriosa di artigliere piemontese e riprese il suo posto di cannoniere nella 4^ compagnia del 3° reggimento da piazza per partecipare alle operazioni di guerra nelle Marche, nell’Umbria e nell’Italia meridionale. Caduta la piazzaforte di Ancona, le truppe piemontesi furono inviate a sostenere le Camicie Rosse che combattevano sul Volturno.
Il Poggio si trovò nuovamente a fianco dei volontari garibaldini in nobile gara di valore e di ardimento. Nei pressi di S. Angelo di Capua, il capo pezzo Poggio dette prova di grande ardimento. In seguito, nell’assedio di Capua, più volte, incurante del pericolo, si portò avanti la linea dei pezzi per raccogliere utili informazioni sulla efficacia del tiro. Nel pomeriggio del 2 novembre, quando più accesa era la lotta e la 4^ batteria era soggetta al micidiale tiro delle artiglierie della fortezza, egli, malgrado il divieto del comandante, si portò sulla terrazza di una casa per osservare il tiro della batteria. Su di lui si accanì la furia del nemico: una granata lo colpì e gli troncò il braccio destro; una seconda granata, quasi immediatamente, lo investì nello scoppio e gli strappò il braccio sinistro. All’ambulanza sopportò coraggiosamente l’amputazione di ambo le braccia.
Tanto cosciente ardimento fu premiato con la medaglia d’oro al valore militare concessagli con regio decreto 10 marzo 1862 per essersi distinto nel combattimento di S. Angelo vicino a Capua il 1° ottobre 1860. Mutilato d’ambo le braccia sotto le mura di Capua, li 2 novembre 1860.


G. Carolei, G. Greganti, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1848 al 1870,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia,  [Grafischena], Roma 1950, p.134.