ROCCA Umberto

n. 1° giugno 1940 a Rodi (Grecia). Tenente dei carabinieri in s.p.e. (servizio permanente effettivo) della Legione CC. (Carabinieri) di Alessandria. Concessione a vivente.

Laureato in Economia e Commercio presso l’Ateneo di Genova, nel gennaio 1967 fu ammesso al 46° corso A.U.C. (Allievi Ufficiali Complemento) presso la Scuola Truppe Motorizzate e Corazzate di Caserta.  Nel settembre dello stesso anno fu trasferito alla Scuola di Applicazione dei Carabinieri per frequentarvi il 40° corso tecnico professionale per sottotenente di complemento provenienti dai corsi A.U.C. Nominato sottotenente complemento dei carabinieri fu assegnato al II battaglione del 1° reggimento Carabinieri in Genova. Nel gennaio 1969 fu ammesso, a domanda, alla rafferma quinquennale e trasferito alla Legione CC. di Genova per assumere il comando del Nucleo Investigativo di Savona. Nell’ottobre 1972 transitò nei ruoli del s.p.e., quale vincitore di concorso, e venne trasferito alla Legione di Messina per assumere il comando della Tenenza dei Carabinieri di S. Agata Militello. Nell’agosto 1973 passò alla Legione di Alessandria dove assunse il comando della Tenenza di Acqui Terme e l’anno dopo fu promosso tenente. Dopo vari ricoveri in ospedale per le gravi ferite riportate nel fatto d’arme di Arzello di Melazzo, riprese servizio e fu promosso capitano. Nel 1976 venne collocato in congedo ed inscritto nel Ruolo d’Onore. Richiamato nel novembre dello stesso anno fu assegnato al Museo Storico dell’Arma e nel luglio 1980 ottenne la promozione a maggiore (r. d’o.) (ruolo d’onore). Risiede a Roma.

Comandante in sede vacante di compagnia distaccata, organizzava e capeggiava reiterati, rischiosi servizi per individuare il luogo di detenzione di noto industriale, sequestrato a scopo di estorsione in provincia limitrofa. Pervenuto, con tre suoi dipendenti, a un casolare isolato, e acquisita la certezza della presenza di malfattori e il sospetto di quella del rapito, dopo aver disposto i propri uomini in posizioni defilate, decideva di passare immediatamente all’azione, onde sfruttare la sorpresa, per impedire ai delinquenti di nuocere all’ostaggio eventualmente presente. Benché nella improvvisa reazione fosse stato colpito in pieno da bomba a mano, che esplodendo gli asportava un braccio e lo rendeva cieco di un occhio, esortava il sottufficiale, accorso per recargli aiuto, a proseguire decisamente l’operazione che, dopo protratto e violento conflitto a fuoco, si concludeva con l’uccisione di uno dei banditi appartenente a pericolosissima organizzazione eversiva armata e con la liberazione dell’ostaggio incolume. Sottoposto a prolungati e dolorosi interventi chirurgici, si imponeva all’ammirazione dei sanitari per stoicismo e per eccezionale forza morale, non cessando un istante dal manifestare la preoccupazione per i suoi uomini rimasti feriti, nonché il rammarico che le mutilazioni subite non gli consentissero di servire oltre l’Arma. Fulgido esempio di elette virtù militari ed eroica purissima fede. Arzello di Melazzo (Alessandria), 5 giugno 1975. (D.P. 6 marzo 1976).


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume terzo individuali (1941-1981), [Tipografia Regionale], Roma, 1982, p.78. (D.P. 6 marzo 1975).