MARCUCCI POLTRI Gian Pietro

MARCUCCI GIAN PIETRO030di Giovan Battista e di Eleonora Altoviti Avila, nacque a Bibbiena di Arezzo il 10 ottobre 1869 e morì in combattimento a Tobruk il 22 dicembre 1911.
Discendente di nobile famiglia del patriziato aretino, ammesso a 13 anni al Collegio Militare di Firenze, passò, poi, alla Scuola Militare di Modena e riuscendo fra i primi del corso ebbe la nomina a sottotenente il 1° agosto 1889 con destinazione all’88° reggimento fanteria.
Promosso tenente nel luglio 1893, fu trasferito al 6° reggimento.
Nel 1897 partecipò col III battaglione del contingente italiano all’occupazione internazionale di Creta, durante la guerra greco – turca.
Dopo avere frequentato la Scuola di Guerra nel 1900, fu promosso capitano nel settembre 1904 ed incaricato dell’insegnamento della  tattica nella Scuola di Applicazione di Fanteria quando l’impiego della mitragliatrice creava nuovi problemi in campo tattico e strategico.
Trasferito al 61° reggimento assunse il comando della sezione mitragliatrici, con la quale partì per la Cirenaica, assegnato al 20° reggimento, il 9 novembre 1911, dopo la dichiarazione di guerra alla Turchia.
A Tobruk ebbe il compito di proteggere con le 4 mitragliatrici ed una piccola scorta di fanteria i lavori di rafforzamento della difesa della piazza, ancora molestata dal nemico appostato sulle alture immediatamente vicine alla città e, successivamente, di scortare la compagnia del genio che si recava ogni giorno alla testata dell’Uadi el Cuscia per la costruzione di un forte a difesa della rada.
Il mattino del 22 dicembre molti armati colsero di sorpresa la scorta di fanteria e giunsero sulle mitragliatrici mentre prendevano posizione.
Il capitano Marcucci Poltrì affrontò con mirabile sangue freddo e straordinaria energia la grave situazione. Aprì un fuoco micidiale con le sue armi sulle masse nemiche, ormai giunte a meno di trecento metri; quindi, imbracciato il moschetto di un caduto, continuò a sparare fino all’esaurimento delle cartucce. Poi impavido sostituì il puntatore dell’ultima arma ancora efficiente e ne regolò il tiro sul nemico giunto a poche diecine di metri.
Colpito in pieno da una fucilata cadde riverso sulla mitragliatrice mentre incitava i superstiti a resistere e a mettere in salvo le armi.
Alla sua memoria è stata concessa la medaglia d’oro con r. d. 8 novembre 1912 con la seguente motivazione: Comandante di due sezioni di mitragliatrici, improvvisamente attaccato, con ostinata difesa diede tempo ad altre truppe di armarsi e ricacciare il nemico. Morì accanto ad una mitragliatrice che personalmente sparava. – Tobruk (Libia), 22 dicembre 1911.


G. Carolei, G. Greganti, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1871 al 1914,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1958,    p. 102.