MENTHON D’AVIERNOZ Carlo
di Claudio e di Giuseppina Favier Dunoyer, nacque ad Annecy, in Alta Savoia, il 7 febbraio 1793 e morì a Chambery il 12 gennaio 1858.
Giovanetto, negli anni ancora tanto gravi di avvenimenti militari e politici per il Piemonte, si arruolò volontario nell’Esercito austriaco. Avvenuta la restaurazione di Vittorio Emanuele I, ottenne il congedo e ritornò nella nativa Savoia dove fu per breve tempo sindaco di Chambery.
Ammesso nell’Esercito sardo, il 15 settembre 1819, col grado di capitano provinciale nella brigata Savoia, passò nel battaglione granatieri di nuova costituzione in quella brigata e ne assunse il comando con la promozione a maggiore nel 1831. I suoi avanzamenti nei successivi gradi furono rapidi: infatti fu promosso luogotenente colonnello nel 1833 e colonnello nel 1843 assumendo il comando del r reggimento.
Promosso maggior generale e destinato al comando della brigata Cuneo il 14 ottobre 1846 con essa partecipò alla prima fase della campagna di guerra del 1848, nella divisione di riserva, segnalandosi in modo particolare nei combattimenti di Pastrengo il 30 aprile, di S. Lucia il 6 maggio e di Goito il 30 maggio.
Trasferito al comando della brigata Savoia (1° e 2° reggimento) l’8 giugno successivo partecipò ai combattimenti durante il ripiegamento dell’Armata sul Mincio.
Il 23 luglio, mentre a Sona, sulle alture di Custoza, contrastava, con parte delle truppe, l’attacco sferrato dalla colonna austriaca guidata dal generale Pergen, si spinse egli stesso, con pochi uomini, in ricognizione su monte Pino presso Madonna del Monte. lvi, intuito l’inganno nel quale avrebbe voluto farlo cadere il comandante d’una colonna nemica che, avanzando con bandiera bianca spiegata mostrava intenzioni di pace mentre si preparava invece ad attaccare, coraggiosamente ordinò ai suoi pochi uomini di dare battaglia. La grande superiorità numerica dell’avversario ebbe ragione dei Piemontesi per quanto essi, ancora una volta, avessero attestato il loro alto spirito di combattività e di sacrificio. Lo stesso generale Menthon, che valorosamente combattendo era stato ripetutamente ferito, all’intimazione dell’ufficiale austriaco di cedergli la sciabola, quale segno della sua resa, la gettò in terra con disprezzo manifestando tutto il suo sdegno per l’inganno che gli era stato teso.
Gli fu concessa per tale azione la medaglia d’oro al valore con regio decreto 1° novembre 1848 per essersi distinto nel fatto d’armi di Sona.
Tornato in Patria dalla prigionia non più idoneo al servizio attivo per le ferite riportate, fu collocato nella riserva nel maggio 1849.
G. Carolei, G. Greganti, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1848 al 1870, (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Grafischena], Roma 1950, p.44.