Vittorio Emanuele di SAVOIA

VITTORIO EMANUELE DI SAVOIA008figlio di Carlo Alberto e di Maria Teresa di Toscana, nacque a Torino il 14 marzo 1820 e morl a Roma il 9 gennaio 1878.
Una severa disciplina ed una vasta preparazione di studi formarono la sua educazione sotto la guida di valenti ufficiali dell’Esercito sardo.
Nominato luogotenente nel gennaio 1831 nel reggimento Piemonte Reale Cavalleria, fu promosso, dopo pochi mesi, capitano d’ordinanza nella brigata Savoia. In essa percorse tutti i gradi; maggiore comandante di battaglione nel 1834, colonnello comandante il 1° reggimento nel 1839 ed infine maggior generale comandante la brigata nel 1842. All’inizio della prima campagna d’indipendenza, essendo già luogotenente generale d’armata dal 1846, assunse il comando della 5^ divisione di riserva, formata dalle brigate Guardie e  Cuneo. Il 6 maggio, durante il ripiegamento della divisione ordinato dal comando generale, alla testa della sua brigata Cuneo, caricò il nemico, con la spada in pugno, contribuendo a contenere l’impeto degli Austriaci incalzanti ed a proteggere i movimenti delle truppe in ritirata. Una medaglia d’argento premiò il suo valore. Ma le sue doti di comandante e di soldato rifulsero in pieno nella seconda battaglia di Goito, il 30 maggio successivo, dove, sebbene ferito, riuscì ad arrestare il ripiegamento della Cuneo, a respingere con la Guardie il nemico e, animosamente contrattaccandolo, a volgerlo poi in fuga.
Per il coraggio e la bravura dimostrati fu decorato con regio decreto 7 giugno 1848 della medaglia d’oro al valore per essersi distinto alla battaglia di Goito.
Cinse la corona reale, dopo la sfortunata campagna del 1849, per l’abdicazione in suo favore del re Carlo Alberto e divenne l’interprete del voto ardente di libertà e di unione degli Italiani; l’animatore e la guida della riscossa.
Alleatosi con la Francia nel 1859 per la seconda campagna d’indipendenza, ascoltando pure il monito di Garibaldi che poco tempo prima, in previsione della guerra, aveva dichiarato: credo necessario che il Re sia alla testa dell’Esercito, assunse il comando dell’Armata piemontese. Combattè a Palestro il 30 e 31 maggio ove personalmente condusse all’attacco il 3° reggimento francese Zuavi, destando la più alta ammirazione in quel valorosissimo reggimento che gli conferì la simbolica promozione a caporale d’onore per merito di guerra. Si distinse ancora nella battaglia di San Martino il successivo 24 giugno.
Nel 1861, con la proclamazione del Regno divenne Re d’Italia. Realizzò, poi, nel 1870, l’ambitissimo sogno di dare all’Italia Roma capitale.


G. Carolei, G. Greganti, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1848 al 1870,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia,  [Grafischena], Roma 1950, p.36.