BONI Annibale

BONI ANNIBALE068di Angelo e di Rosa Apostolopolo, nacque a Cremona il 6 maggio 1824 e morì a Pisa il 5 maggio 1905.
Perfetto tipo di soldato ed uno dei più eroici veterani della Patria indipendente. Figura non inferiore in nulla a quella degli eroi del tempo antico, uno dei più ardimentosi e nobili soldati di cui si sia onorato il nostro Esercito con queste frasi tanto incisive il Ministro della guerra, generale Pedotti, lo commemorò al Senato dopo la morte. E ben lo meritava.
Il Boni, siccome ancora suddito austriaco, fu allievo dell’Accademia Militare di Vienna, dalla quale uscì sottotenente nel 1843 e prestò servizio nel 38° reggimento fanteria di linea Conte Haugwitz. Ma per i suoi sentimenti altamente italiani, venuto il marzo 1848, dopo le gloriose Cinque Giornate, non esitò a rispondere all’appello della Patria. Lasciò l’Esercito austriaco e si pose al servizio del Governo provvisorio di Milano che lo nominò luogotenente e, poco tempo dopo capitano nel 1° reggimento di linea lombardo, divenuto poi 21° reggimento fanteria dell’Armata sarda nel settembre dello stesso anno. Prese parte così alla prima campagna di guerra contro l’Austria. A Mortara, il 21 marzo 1849, fu decorato di una medaglia d’argento al valore. Promosso maggiore nel 1859, prese parte alla seconda campagna d’indipendenza, ovunque operando con energia ed intelligenza. A Castelfidardo, l’11 settembre 1860, ancora col grado di maggiore nel 10° reggimento fanteria, la cui Bandiera fu decorata di medaglia d’oro al valore, ebbe parte notevole al successo del combattimento. Fu perciò insignito della croce di cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia.
Nella terza campagna d’indipendenza, promosso colonnello, assunse il comando del 1° reggimento Granatieri di Sardegna. Il 24 giugno più volte condusse i suoi granatieri all’attacco sulle contrastate pendici di M. Torre. Più tardi sulle alture di Belvedere seppe ispirare con la voce e con l’esempio tanto animo e tanto slancio nel superstite pugno di uomini esausti e privi di munizioni che poté contendere, fino a sera, l’importante posizione al nemico superiore di numero. Fu decorato di medaglia d’oro al valore militare con regio decreto 6 dicembre 1866 per l’impeto e lo slancio con cui seppe animare la sua truppa riconquistando alla testa della medesima le posizioni di Custoza e Belvedere, sebbene avesse già fin da prima consumato le cartucce, e col suo eroismo ed insistenza seppe conservarsi sin verso la notte sulle alture di Custoza.
Comandò successivamente la brigata Granatieri di Sardegna, le divisioni di Perugia e di Torino ed infine l’XI Corpo d’armata. Fece parte di importanti commissioni e dette sempre prova di grande saggezza e di altissimo spirito militare.


G. Carolei, G. Greganti, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1848 al 1870,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia,  [Grafischena], Roma 1950, p.176.