NEMBRINI Giuseppe

nasce il 28 dicembre 1921 a Grumello del Monte (Bergamo) (https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Nembrini). Sergente fanteria (granatieri).

Nato da famiglia di modesti agricoltori, si trasferì a Milano dove fu assunto come fattorino d’albergo. Arruolato nel 52° fanteria nel gennaio 1941 ebbe i galloni di caporale nel maggio successivo. Passato volontario nella specialità paracadutisti, frequentò l’apposito corso a Tarquinia e fu assegnato a12° reggimento paracadutisti mobilitato. Promosso caporal maggiore nel novembre dello stesso anno, fu trasferito al 184° reggimento della Divisione Nembo. Trasferito in Sardegna col reparto nel gennaio 1943, alla data dell’armistizio dell’8 settembre successivo, prese parte ai combattimenti che seguirono contro le truppe germaniche. Passò poi al Distretto militare di Oristano e nel giugno 1944, al II battaglione del 2° reggimento granatieri. Entrato a far parte col reparto dell’88° fanteria del Gruppo di combattimento Friuli e promosso sergente partecipò alla guerra di liberazione.

Comandante di squadra granatieri, ardimentoso ed entusiasta, pattugliatore incomparabile e sereno di fronte a qualsiasi pericolo, diede ad ogni azione difficile e rischiosa affidatagli l’apporto del suo slancio e del suo sangue freddo, riuscendo in momenti gravissimi ad imporre la sua iniziativa al nemico anche se superiore per uomini e mezzi. In una dura e sanguinosa giornata si offriva quale capo pattuglia per una rischiosa e delicata missione. Impavido e sereno osservava da una posizione avanzata e scoperta le mosse del nemico che invano scatenava su di lui la furia delle sue armi. Gravemente ferito rimaneva al suo posto, rifiutava ogni cura per non esporre i suoi uomini, superando le sofferenze della carne straziata, ancora persisteva nel compito volontariamente assunto. Assoltolo in pieno, sempre battuto da fuoco rabbioso e insidiato da una pattuglia tedesca, riusciva benché in condizioni fisiche assai menomate, a disimpegnarsi ed a rientrare nelle nostre linee. Senza preoccuparsi di sé, profondeva le sue estreme energie per esporre dettagliatamente al proprio comandante i risultati della sua missione, consentendo solo allora (troppo tardi però) di farsi trasportare al posto di medicazione. Consacrava poi con l’olocausto della vita il dovere compiuto fino all’ultimo. Mongardino (Torrente Senio), 24 marzo 1945.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 644.