MARTELLOTTA Vincenzo

nasce il  1° gennaio 1913 a Taranto (https://it.wikipedia.org/wiki/Vincenzo_Martellotta). Capitano s.p.e. (servizio permanente effettivo) armi navali.

Nel 1927 conseguiva la licenza ginnasiale nel Ginnasio Archita di Taranto e nel 1930 la maturità classica nel Liceo Morea di Conversano (Bari). Appassionato cultore di molti sports, si distingueva particolarmente nel nuoto, canottaggio, vela e calcio. Dopo aver frequentato il 1° anno d’ingegneria nella Università di Napoli, attratto sempre più dalla vita sul mare, nell’ottobre 1931 era ammesso all’Accademia Navale di Livorno per i corsi allievi ufficiali delle Armi navali in s.p.e. Destinato nel 1934 all’Istituto Superiore di Guerra a Torino conseguiva nel 1936 in quel Politecnico la laurea in ingegneria industriale. Promosso sottotenente A.N. nei 1935 e tenente nei 1936, dopo il corso integrativo nell’Accademia Navale, veniva nell’ottobre 1937 destinato in Eritrea al Comando Marina di Massaua quale ufficiale dirigente delle Officine artiglieria, siluri e autoreparto. Nel settembre 1939 veniva destinato alla Direzione Armi subacque di La Spezia e successivamente alla base di Taranto ai Reparti siluri, lanciasiluri, torpedini e collaudo sommergibili. Dopo la dichiarazione di guerra otteneva, a domanda, nell’ottobre 1940, di essere destinato ai mezzi d’assalto subacquei della Marina presso la la flottiglia M.A.S. (Motoscafo Armato Silurante) di La Spezia e compiva diverse missioni di guerra alternandole agli allenamenti. Avendo come secondo operatore del siluro a lenta corsa 222 il capo palombaro Marino Mario, partecipava all’audace impresa del forzamento del porto di Alessandria d’Egitto. Partito dal sommergibile Sciré la sera del 18 dicembre 1941, dopo aver superato le notevoli difficoltà degli sbarramenti del porto e constatata l’assenza di una portaerei, raggiungeva il secondo obiettivo assegnatogli affondando la grossa petroliera Sagona, danneggiando gravemente il cacciatorpediniere Jewis e disponendo in punti opportuni quattro cariche incendiarie a tempo. Distrutto l’apparecchio raggiungeva quindi a nuoto la banchina, ma veniva fermato all’uscita del porto e fatto prigioniero dalle autorità militari inglesi. Restituito in Patria nel febbraio 1944, veniva promosso maggiore con decorrenza dal fatto d’armi (1941). Rientrato al Centro subacqueo della Marina a Taranto, volontario nei Nuclei sminamento porti, dal settembre 1945 al febbraio 1949 diresse ed anche eseguì personalmente lo sminamento e la bonifica, da mine magnetiche e da ordigni esplosivi, dei porti di Genova, S. Remo, Oneglia e Porto Maurizio, e, unitamente al fratello dottor Diego, maggiore dei bersaglieri esperto in chimica di guerra, la bonifica da ordigni ed aggressivi chimici dei porti di Brindisi, Bari, Barletta, Molfetta e Manfredonia. Nel 1947 in Bari alla testa dei suoi uomini, cui era d’esempio, domava un incendio sviluppatosi in un deposito di esplosivi e neutralizzava un potente aggressivo chimico fuoruscito da una bomba, scongiurando cosi il pericolo di gravi danni alla cittadinanza. Per tale azione, in cui riportava ustioni da yprite tali da rendere necessario il suo ricovero in ospedale, veniva decorato di M.A. al V.C. (Medaglia d’Argento al Valore Civile).  Promosso tenente colonnello nel gennaio 1953 e colonnello in ausiliaria nel 1960, risiede a Genova. E’ morto a Castelfranco Emilia (Modena) il 27 agosto 1973 (https://it.wikipedia.org/wiki/Vincenzo_Martellotta).

Altre decorazioni: M.A. (Medaglia d’Argento) (Malta 1941); maggiore A.N. (Armi Navali) per m.g. (Meriti di guerra) (1941).

Ufficiale di altissimo valore, dopo aver dedicato tutte le sue forze ad un pericoloso e logorante periodo di addestramento, prendeva parte ad una spedizione di mezzi d’assalto subacquei che forzava una delle più potenti e difese basi navali avversarie, con una azione in cui concezione operativa ed esecuzione pratica si armonizzavano splendidamente col freddo coraggio e con l’abnegazione degli uomini. Dopo aver avanzato per più miglia sotto acqua e superando difficoltà ed ostacoli di ogni genere disponeva la carica sotto una nave avversaria e dopo aver distrutto l’apparecchio prendeva terra sul suolo nemico dove veniva fatto prigioniero, non prima, però, di aver visto il pieno successo della sua azione. Luminoso esempio di cosciente eroismo e di alto spirito di sacrificio, si palesava degno in tutto delle gloriose tradizioni della Marina italiana. Non pago di ciò, una volta restituito alla Marina dopo l’armistizio, offriva nuovamente se stesso per la preparazione e l’esecuzione di altre operazioni. Alessandria, 18 – 19 dicembre 1941.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 769.