NICLOT DOGLIO Furio

nasce il 24 aprile 1908 a Torino (https://it.wikipedia.org/wiki/Furio_Niclot_Doglio). Maggiore complemento A.A. (Arma Aeronautica), pilota, XX gruppo C.T. (Caccia Terrestre).

Conseguita la laurea in ingegneria civile a Torino, si specializzò in ingegneria aeronautica a Roma. Nel 1931, ottenne il brevetto di pilota civile e divenne collaudatore ed insegnante di navigazione aerea al corso allievi ufficiali di complemento. Nominato sottotenente nel giugno 1933 e pilota militare nel dicembre 1935, fu promosso nello stesso anno tenente per merito straordinario. Ancora promosso capitano per merito straordinario nel dicembre 1937 fu capo collaudatore della Breda di Milano, e come tale conquistava diversi primati internazionali di velocità e di altezza. In seguito al suo comportamento in un incidente di volo gli veniva conferita la M.A. al V.A. (Medaglia Argento al Valore Militare). Si dedicò quindi alle costruzioni edilizie in collaborazione col padre. Alla dichiarazione di guerra, richiamato a domanda e destinato al XX gruppo autonomo da caccia, partecipò alla battaglia d’Inghilterra facendo parte del C.A.I. (Corpo Aeronautico Italiano). Nel maggio 1941 fu col reparto in A.S. (Africa Settentrionale) e dalla fine di dicembre fu destinato al 51° stormo da caccia.

Altre decorazioni: M.A. (Medaglia Argento) sul campo (Marmarica, novembre – dicembre 1941); M.B. (Medaglia Bronzo) sul campo (Ras Azaz, giugno 1941); M.B. (Cielo della Manica e dell’A.S., giugno 1940 – giugno 1941); maggiore per meriti di guerra (1942).

Figura nobilissima di volatore e di soldato, tecnico impareggiabile e cacciatore arditissimo, si ergeva quale simbolo dell’aviatore italiano. In numerosi asperrimi combattimenti, alla testa dei suoi gregari che, dal suo ardire e dal suo valore, traevano esempio e sprone per le maggiori vittorie, abbatteva personalmente sei velivoli nemici e validamente contribuiva alla distruzione di molti altri. Di scorta a velivoli da bombardamento che venivano violentemente attaccati dalla caccia avversaria, durante una critica fase dell’azione, non potendo altrimenti difendere la formazione scortata si interponeva tra i nostri velivoli e quelli avversari facendo scudo ai camerati del suo corpo e della sua ala. Nel gesto di suprema audacia e di sublime abnegazione, colpito da raffiche di mitragliatrice, mentre gli apparecchi da lui difesi potevano così rientrare incolumi alla base, egli scomparendo gloriosamente nella fiamma purissima del grande sacrificio, non faceva ritorno. Cielo di Malta, 29 giugno 27 luglio 1942.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 55.