IACOVITTI Mario
nasce a Tufillo (Chieti) il 3 giugno 1921 (https://www.unitalianoinrussia.it/2019/02/mario-iacovitti-un-eroe-dimenticato.html). Soldato scelto flammiere, I battaglione chimico A d’armata.
Si arruolò volontario a 18 anni quale aspirante meccanico presso il 1° autocentro a Torino e nel maggio 1940 ottenuto la qualifica di meccanico aggiustatore specializzato fu destinato al 37° reggimento fanteria per il I battaglione chimico militare. Assegnato in qualità di autista alla la compagnia chimica A da montagna, mobilitata, partecipò alle operazioni di guerra sulla frontiera alpina occidentale nel giugno successivo. Rientrato in sede, e promosso fante scelto nell’aprile 1941, due mesi dopo, nel luglio, partiva con la l^ compagni del l° battaglione chimico A d’armata destinato a far parte del Corpo di spedizione italiano in Russia rimanendovi per oltre un anno e mezzo. In tale periodo di tempo, per i continui rapporti con la popolazione, apprese anche la lingua russa. Durante il ripiegamento dell’Armata italo-tedesca, in seguito all’offensiva sovietica sul Don del dicembre 1942, fra gli innumerevoli episodi di valore individuale compiuti dai nostri soldati, spicca quello di cui egli fu protagonista, ad Arbusow, il così detto Vallone della morte. Aggregato come interprete ad uno dei primi convogli di prigionieri malati restituiti dalla Russia, giunse a Milano, al Centro raccolta, il 26 novembre 1945. Nel marzo 1946 fu collocato in congedò assoluto. Muore a Roma l’8 aprile 1993 ed è sepolto al cimitero Verano di Roma (https://www.unitalianoinrussia.it/2019/02/mario-iacovitti-un-eroe-dimenticato.html).
Volontario in durissimi combattimenti difensivi, mentre l’unità di cui faceva parte, completamente circondata, era premuta da soverchianti forze nemiche, sfinito da più giorni di combattimento e con gli arti inferiori menomati da principio di congelamento, in un disperato ritorno di energie, riusciva a montare su di un cavallo e, tenendo alto sulla destra un drappo tricolore, si lanciava contro il nemico, trascinando con l’esempio centinaia di uomini all’attacco. Incurante della reazione avversaria, attaccava ripetutamente. Alla quinta carica, rimasto miracolosamente illeso, dopo che una raffica di mitragliatrice gli aveva abbattuto il cavallo, si trascinava ancora avanti, carponi, verso una postazione di arma automatica nemica, della quale, con fredda astuzia e straordinario coraggio, riusciva a impadronirsi con lancio di bombe a mano. Nel prosieguo della lotta disperata, travolto dalla marea nemica veniva catturato. – Arbusow (Russia), 22 dicembre 1942.
Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 144.