SBAIZ Luigi

nasce il 16 maggio 1918 a Muzzana del Turgnano (Udine) (https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Sbaiz). Sergente reggimento fanteria speciale Legnano, battaglione bersaglieri Goito.

Chiamato alle armi il 5 aprile 1939 nel 3° reggimento bersaglieri, nel giugno 1940 partecipò alle operazioni di guerra svoltesi alla frontiera alpina occidentale e dall’aprile 1941 a quelle svoltesi contro la Jugoslavia. Rimpatriato nel luglio dello stesso anno, circa un mese dopo partì per la Russia col Corpo italiano di spedizione. Coi galloni di caporal maggiore ottenuti a fine d’anno, partecipò nel gennaio 1942 alla battaglia di Voroshilowa dove si distinse la Divisione celere, cui apparteneva il suo reggimento. Rimpatriato poco dopo per congelamento agli arti, riprese servizio in settembre nella 505^ compagnia presidiaria del 3° bersaglieri. Nel luglio 1943 fu trasferito nel LXXV battaglione bersaglieri ciclisti in Sardegna dove trovavasi alla dichiarazione dell’armistizio. Ritornato in continente, entrò a far parte, col grado di sergente, del battaglione bersaglieri Goito allora costituito e che col C.I.L. (Corpo Italiano di Liberazione) prima e col Gruppo di combattimento Legnano dal settembre 1944,  poi, partecipò alla guerra di liberazione. Ferito in Val d’Idice al comando di una squadra di arditi, morì il 21 aprile 1945 nell’ospedale da campo della 51^ sezione sanità, nello stesso giorno in cui il suo battaglione entrava per primo in Bologna.

Altre decorazioni: Cr.g. al V.M. (Croce di guerra al Valore M ilitare) (Voroshilowa, gennaio 1942).

All’inizio di un attacco contro una munita posizione nemica, rimaneva ferito ad una gamba. Con sereno stoicismo, mentre cercava di riordinare la sua squadra, estraeva il pugnale, e dopo averlo tentato egli stesso, ordinava ad un bersagliere accorsogli vicino di recidergli l’arto maciullato. Sfuggito a chi lo voleva soccorrere, strisciando sul terreno sotto il rinnovatosi tiro di artiglieria, ricuperava il proprio piumetto e, dopo averlo baciato, lo agitava incuorando con nobili e serene parole i bersaglieri di altri reparti che stavano per scattare anch’essi all’attacco. Sfinito per la perdita del sangue, consentiva di essere trasportato al posto di medicazione solo dopo aver raccomandato i propri uomini al comandante di battaglione. Il gesto leggendario, compiuto in un momento in cui la strage prodotta dal fuoco nemico era stata fulminea, è stato per tutti i bersaglieri il fulcro della leva che permise e rese brillante il proseguimento dell’azione. Prossimo a morire, perfettamente cosciente del proprio stato, dopo avere sopportato due successivi atti operatori con stoica fierezza, tanto da suscitare l’ammirazione dei sanitari, chiedeva di non essere separato dal suo piumetto, simbolo per lui, di tutta la sua nobile vita di soldato. – Zona di Poggio Scanno (Valle Idice), 20 aprile 1945.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 677.