PICCAGLI Italo

nasce il 26 novembre 1909 a Firenze (https://it.wikipedia.org/wiki/Italo_Piccagli). Capitano. s.p.e. A.A.r.s. (servizio permanente effettivo Arma Aeronautica ruolo naviganti), partigiano combattente.

Dall’Accademia Navale di Livorno passò nel 1929 all’Accademia Aeronautica di Caserta e nell’ottobre 1930 conseguì la nomina a sottotenente. Nominato pilota militare nel maggio 1932 e tenente nell’agosto successivo, frequentò il corso per osservatori marittimi ed ottenuto il brevetto, fu assegnato all’Aviazione dell’Alto Tirreno. In quel tempo si distinse per l’audacia con la quale portò a salvamento l’equipaggio di due idrovolanti precipitati in mare. Capitano nel 1936, due anni dopo fu costretto per malattia a lasciare il ruolo naviganti per quello servizi. Laureatosi in discipline nautiche, venne nominato insegnante presso le scuole di applicazione dell’ Aeronautica in Firenze ed ivi si trovava quando sopravvenne l’armistizio. Nonostante le menomate condizioni fisiche si rivelò uno degli organizzatori più capaci del fronte della resistenza, istituendo un vero e proprio servizio informazioni. Ufficiale colto e studioso, fu autore di apprezzate pubblicazioni riguardanti meteorologia aeronautica, navigazione aerea e pratica della navigazione.

Altre decorazioni: M.B. (Medaglia Bronzo) (Acque dell’isola di Palmaria, aprile 1933).

Ufficiale di elevatissime doti morali e di fermissimo carattere, assunse immediatamente dopo la dichiarazione di armistizio un aperto atteggiamento di ostilità contro i nemici germanici e di assoluta intransigenza verso i collaborazionisti italiani. Dopo avere, nella progressiva organizzazione di una vasta ed efficacissima rete di attività operativa ed informativa, corso per più mesi i più gravi rischi ed essersi esposto ai peggiori disagi materiali, che da soli costituivano un irreparabile danno ed un’acuta minaccia per la sua fibra fisicamente minata, non esitò in seguito alla scoperta da parte delle SS. del centro radiotrasmittente, da lui impiantato e col quale aveva stabilito preziosi collegamenti con l’Italia libera e con gli Alleati, a consegnarsi ai tedeschi per scagionare i compagni che vi erano stati sorpresi. Durante l’interrogatorio, malgrado le sevizie esercitate su di lui e sulla moglie, dichiarò apertamente a fronte alta di essere il Capo e il solo responsabile, di essersi mantenuto fedele al proprio giuramento ed al proprio, dovere di soldato e di esserne fiero. Già condannato a morte, ma lieto di avere potuto salvare i compagni ed orgoglioso di avere potuto superare con la volontà quella malattia che gli aveva impedito di offrire per il bene d’Italia la vita come combattente dell’aria, nell’ultimo saluto alla moglie, che stava per essere internata in Germania, ebbe la suprema forza d’animo di nasconderle la decisione già era stata presa contro di lui. All’atto dell’esecuzione, con lo sguardo sereno, rincuorò alcuni patrioti che dovevano essere con lui fucilati, ed affrontava coraggiosamente la morte. A questo scopo chiese ed ottenne di essere fucilato per ultimo. Dinanzi al plotone pregò che si mirasse a destra perché il polmone sinistro era già invaso dalla morte. Esempio irraggiungibile di purissimo amor di Patria. Firenze, 9 settembre 1943 – 9 giugno 1944.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 470.