CAIROLI Benedetto
di Carlo e di Adelaide Bono, nacque a Pavia il 28 gennaio 1825 e morì a Napoli l’8 agosto 1889.
Arruolatosi nel Corpo dei volontari pavesi col grado di luogotenente, combatté contro gli austriaci nella prima campagna dell’Indipendenza. Egli, che dai banchi della scuola prima, e da quelli dell’Ateneo pavese poi, aveva fieramente partecipato alla lotta contro gli oppressori della sua terra, aderì nel 1850 al movimento mazziniano ed al Comitato rivoluzionario mantovano di cui era a capo Enrico Tazzoli. Ricercato dalla polizia e costretto a fuggire, riparò in Piemonte e nella Svizzera.
Dopo l’insuccesso del moto mazziniano del 6 febbraio 1853 rientrò in Piemonte accostandosi alla politica del Governo ed a Genova avvicinò Giuseppe Garibaldi del quale divenne amico.
Desideroso di partecipare alla seconda campagna per l’Indipendenza, nel 1859 si arruolò come sottotenente nel 2° reggimento Cacciatori delle Alpi e combatté da valoroso. Conclusa la pace e dispensato dal servizio, seguì Garibaldi nella leggendaria impresa in Sicilia sbarcando a Marsala l’11 maggio 1860 al comando della 7^ compagnia. Colpito da pallottola di striscio a Calatafimi, fu, poi, il 27 maggio successivo, davanti a Palermo, gravemente ferito in una gamba da pallottola esplodente mentre si batteva valorosamente. Promosso maggiore e colonnello con decreti del generale Garibaldi, fu nominato dal Governo Sardo Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia. Guarito della grave ferita, volle partecipare alla terza campagna d’Indipendenza e fu al quartiere generale di Garibaldi che operava nel Trentino, ottenendo la Croce di Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia. Fu ancora con Garibaldi nella temeraria spedizione su Roma, a Villa Glori, ove cadde eroicamente il fratello Giovanni, ultimo dei quattro fratelli immolatisi per la Patria.
In politica, eletto deputato nel 1860, e successivamente sempre confermato, svolse azione che, se non fu giudicata molto abile, fu certamente poco fortunata. Assunta la presidenza del Consiglio dei Ministri nel marzo 1878, nel dicembre dello stesso anno fu costretto a dimettersi accusato dagli avversari politici di favorire l’organizzazione sovversiva, dopo l’attentato del Passanante al giovane Re Umberto.
In quella circostanza, a Napoli, in carrozza col Sovrano, con coraggio personale fece scudo col suo corpo al Re ricevendo in una coscia la pugnalata a lui diretta. Gli fu conferita la medaglia d’oro al valor militare con sovrana concessione del 22 novembre 1878 e la seguente motivazione: Come solenne attestato della Sovrana riconoscenza per la splendida prova data al suo attaccamento esponendo la propria vita onde salvare Sua Maestà Umberto I dall’attentato alla Sacra Reale Persona. – Napoli, 17 novembre 1878.
G. Carolei, G. Greganti, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1871 al 1914, (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1958, p. 164.