ORECCHIONI Luigi

nasce il 30 novembre 1911 a Arzachena (Sassari) (https://www.cadutipoliziadistato.it/caduti/orecchioni-luigi/). Vicebrigadiere P.A.I. (Polizia dell’Africa Italiana), 1^ banda P.A.I. dell’Amara.

Carabiniere a piedi nel settembre 1932 ed assegnato alla legione di Cagliari, dopo circa treanni di servizio ivi prestato, partiva nel giugno 1935 per l’Eritrea con l’88^ sezione CC. (Carabinieri)da montagna mobilitata. Dopo avere partecipato alla conquista dell’Etiopia distinguendosi sull’Endertà e nella marcia su Addis Abeba; rimpatriava nel febbraio 1937 rientrando alla legione di Cagliari. Attratto però dall’Africa, ottenne nel 1938 di essere trasferito nel Corpo di polizia coloniale allora costituito e col grado di guardia venne destinato alla Questura di Addis Abeba dal 1° febbraio dello stesso anno. Ammesso poi nell’anno successivo al 1° corso allievi sottufficiali, conseguiva nel settembre 1939 la promozione a vicebrigadiere con il trasferimento alla Questura di Asmara. Entrata l’Italia in guerra nel giugno 1940, chiedeva ed otteneva di essere assegnato alla 1^ banda P.A.I. dell’Amara.

Alla vigilia della campagna contro la Somalia inglese, rifiutava un urgente intervento chirurgico per seguire il suo reparto, da lui guerrescamente addestrato, al battesimo del fuoco. Vice comandante di una banda P.A.l. in aspro, lungo e violento combattimento contro forze avversarie superiori per numero e per mezzi bellici, guidava la sua mezza banda, attraverso una cortina di fuoco, con leonino coraggio e superbo sprezzo del pericolo, su successive munitissime posizioni nemiche. Ferito ad un braccio sdegnava qualsiasi assistenza. Con raddoppiato ardore, con azione personale assaltava a bombe a mano un centro di resistenza nemico dotato di due armi automatiche. Investito a bruciapelo da una raffica di mitragliatrice, cadeva per rialzarsi morente e lanciare ancora una bomba contro il nemico, quale suo estremo atto di dedizione, per aprire, alle armi della Patria, la via della vittoria. Agli ascari accorsi in suo soccorso, con gli ultimi aneliti rivolgeva parole di incitamento a perseverare nell’avanzata, di augurio e di fede per la Patria ed il Corpo, ai quali dava in olocausto la propria giovinezza. Esempio mirabile di virtù militari, di sublime sentimento di dedizione al dovere e di amor di Patria. Lafaruc, 17 agosto 1940.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 428.