BASTIANINI Domenico

nasce a Tuscania (Viterbo) il 24 agosto 1900. Tenente Colonnello s.p.e (servizio permanente effettivo), genio navale M.M. (Marina Militare).

Conseguita la laurea in ingegneria navale nella Scuola superiore politecnica di Napoli nell’agosto 1922, venne nominato tenente in s.p.e. nel settembre dello stesso anno nel Corpo del genio navale. Prestò poi servizio, successivamente, presso la Direzione delle costruzioni navali, all’Arsenale di La Spezia, e all’Ufficio tecnico del genio navale di Trieste fino al 1928. Dal dicembre 1931 al dicembre 1934 era stato a Londra col grado di capitano come assistente tecnico dci nostro addetto navale. Rimpatriato fu destinato al Comitato progetti navi presso il Ministero della Marina ed in seguito, promosso maggiore, alla Direzione delle costruzioni navali e meccaniche dal 1938 al 1939. Promosso tenente colonnello passava sull’incrociatore Trento e il 24 dicembre 1940 sullo Zara.

Ufficiale superiore del genio navale, dotato di grande intelligenza, vasta capacità professionale ed elevatissime qualità morali e di carattere, aveva sempre sollecitato destinazioni dove più intensa fosse l’attività e più vivo il rischio. Con lo stesso spirito entusiasta con cui aveva preso parte alla guerra antibolscevica di Spagna ed era volontariamente sbarcato fra i primi nelle operazioni per l’occupazione dell’Albania, allo scoppio del nuovo conflitto insistentemente aveva chiesto il privilegio e l’onore di trovarsi a bordo per prendere parte più attivamente alla lotta. Capo servizio del genio navale aggiunto della squadra navale, già segnalatosi durante un bombardamento aereo nemico per il pronto ricupero e la rapida disattivazione di una bomba inesplosa, partecipava con immutato, entusiastico ardimento su di un incrociatore ad una delicata missione offensitla nel Mediterraneo Orientale. Durante breve combattimento contro forze corazzate nemiche, presente ove maggiore era il pericolo, si dedicava con tutte le sue energie agli ordini del comandante, ad arginare le gravi conseguenze causate dai colpi nemici e dai violenti incendi. Smantellate le torri ed immobilizzate le macchine dal tiro dei grossi calibri, nonostante fosse dato l’ordine di abbandonare la nave, rimaneva a bordo per dare ancora la sua opera generosa alla distruzione dell’ unità piuttosto che vederla catturata dal nemico. Con fredda decisione, con sereno spirito di sacrificio, egli con pochi animosi scendeva nei locali inferiori senza aria e senza luce e provvedeva all’apertura delle valvole di allagamento e delle portellerie ed allo sfondamento degli scarichi dei condensatori. Nell’ardua fatica lo illuminava l’amore alla sua nave, lo sosteneva il palpito del suo cuore generoso. Con l’unità che qualche istante dopo si inabissava nel vortice dell’esplosione, eroicamente scompariva: nobile esempio di attaccamento al dovere e di indefettibile amore alla Patria. Mediterraneo Orientale, 28 marzo 1941.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 622.