BERARDI Giovanni

n. 1902 Valfenera (Asti). Capitano s.p.e. (servizio permanente effettivo) cavalleria, XVI gruppo squadroni cavalleria coloniale.

Chiamato alle armi nel reggimento Nizza Cavalleria nel febbraio 1922; sei mesi dopo veniva ammesso alla Scuola allievi ufficiale di complemento di Milano e nel luglio 1924, nominato sottotenente, ritornava al Nizza. Congedato nel dicembre dello stesso anno, veniva richiamato in servizio nel luglio 1925 perché trasferito a domanda nel R.C.T.C. (Regio Corpo Truppe Coloniali) della Cirenaica e col gruppo squadroni Savari partecipava alla riconquista di quella colonia. Promosso tenente il 31 maggio 1928, pochi giorni dopo rimpatriava per l’ammissione alla Scuola di Guerra. A corso ultimato veniva assegnato al Comando della Divisione Monte Nero in esperimento di Stato Maggiore e, promosso capitano nel dicembre 1935, passava al Comando della 2^ Divisione celere Emanuele Filiberto fino al 15 settembre 1936 quando veniva trasferito nel R.C.T.C. dell’Eritrea, incaricato del comando del XVI gruppo squadroni di cavalleria coloniale.

Altre decorazioni: M.A. (Medaglia Argento) (Goggiam, Ancober, 1937-38); M.A. (Enda Micael Nefarà, 1938); M.B. (Medaglia Bronzo) (Bir Zeitum, 1927); M.B. (Monte Jeres, 1936); Cr.g. al V.M. (Croce di guerra al Valor Militare) (Bir el Nus, 1926); Sottoten. in s.p.e. per m.g. (agosto 1926).

Comandante di gruppo squadroni cavalleria coloniale, da lui stesso costituito e potenziato bellicamente, lo guidava contro agguerrite formazioni di nemici con slancio travolgente, animando colla virtù dell’esempio i dipendenti e guadagnandosi, per il tono cavalleresco dato alle sue ardimentose gesta, anche l’ammirazione dello stesso avversario. Durante oltre venti scontri in terreno impervio, concludeva sempre le sue azioni col successo per le nostre armi. Nell’ultimo di tali scontri, in un atto di suprema sfida al rischio tante volte impavidamente affrontato, colpito a morte, immolava sereno la sua vita operosa sempre protesa verso tutte le audacie. Prima di spirare, rivolgeva parole di stoico incoraggiamento e di fede ai dipendenti che cercavano di confortarlo nel momento supremo. Esempio di fulgido eroismo e di forte spirito di sacrificio. Abdulla (Scioa), 17 giugno 1939.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 375.